Un insolito tasso di sparizioni dà adito alle più fantasiose ipotesi nell’Artico statunitense, creando il mito del triangolo maledetto dell’Alaska.
Quasi tutti conoscono il Triangolo delle Bermuda, ovvero un tratto di mare nei Caraibi protagonista di numerose incomprensibili sparizioni di navi e di aerei. Questa zona non sembra però essere l’unico posto al mondo avvolto nell’inspiegabile.
Un nuovo luogo del mistero si trova nel gelido Nord artico. Forse più grande e affascinante. Scomparse indecifrabili, aerei che svaniscono nel nulla, barche disperse in mare. È il “Triangolo maledetto dell’Alaska“. Secondo il Dipartimento di Pubblica Sicurezza dell’Alaska, dal 1988 in questa zona sono scomparse circa 16.000 persone, un numero impressionante. Una quantità pari al doppio rispetto della media nazionale.
Addirittura, è nata anche una serie TV ad hoc, ALASKA MONSTERS, ove un team di nativi, che si fanno chiamare Midnight Sons, indagano nell’aspra foresta alla ricerca di prove di spaventosi mostri che si pensa vivano lì.
Il 22 Novembre del 1952, un aereo militare con a bordo 52 passeggeri, nella tratta tra Anchorage verso il Montana, si eclissò misteriosamente senza lasciare alcuna traccia. Solo nel 2012 l’equipaggio di un elicottero Black Hawk dell’Army National Guard rinvenì i resti del velivolo sotto la cima del Mount Gannett, contro cui si era schiantato.
Nell’ottobre del 1972 un aeromobile che trasportava due politici di primo piano come Hale Boggs e Nick Begich, insieme al padre Cockie Roberts, è misteriosamente scomparso nei pressi della città di Juneau. Per le ricerche furono impegnati 40 aerei militari e 50 aerei civili coprendo un’aerea di 50.000 chilometri quadrati, una delle più grosse ricerche dell’intero stato, ma dopo ben 39 giorni non è stata più ritrovata nessuna traccia dell’apparecchio.
Nel 2012 il corridore Michael LeMaitre partecipò alla gara Seward’s Mount Marathon, sul monte Seward (3000 MT). Testimoni lo scorsero guadagnare la cima, ma nessuno lo vide più scendere e anche di lui nessuna traccia. Svanito nel nulla.
Di storie come queste in Alaska se ne sentono tantissime. Recentemente la CNN e altri media nazionali hanno pubblicato diversi articoli relativi alle misteriose scomparse. Una rilevante concausa può essere senza dubbio attribuita all’ipotermia provocata dalle temperature estreme. Il National Centers for Environmental Informations (NCEI) ha registrato, per esempio, temperature record a Chicken (-52°) e a Prospect Creek (-62°).
Come spesso accade in questi casi, le ipotesi sembrano spaziare dal razionale al soprannaturale. Da tempo immemorabile, la regione è stata associata con gli spiriti maligni, secondo la tradizione dei nativi Tlingit, ove un’essere demoniaco noto come Kushtaka, simile ad un uomo-lontra, cambia forma per attirare tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di smarrirsi in quelle lande selvagge.
La versione moderna di tale entità è il Bigfoot, l’abominevole mitico uomo delle nevi. La vicenda più terrificante è quella del villaggio fantasma di Port Chatham, fondato dalla Royal Navy nel 1787 come Portlock. Questa città conserviera, agli inizi degli anni ‘50 del Novecento cominciò a spopolarsi rovinosamente.
Una lunga sequela di omicidi e sparizioni, con tanto di inquietanti rinvenimenti di corpi mutilati, terrorizzarono la piccola comunità, portando a una fuga di massa e alla chiusura dell’unico ufficio postale nel 1951.
I sopravvissuti riportano memorie di una creatura simile a un Sasquatch (Bigfoot). Si diceva che camminasse su due piedi, fosse incredibilmente forte e avesse la capacità di strappare gli alberi da terra. In lingua locale veniva appellato come Nantiinaq, che si traduce in “mezzo uomo, mezzo bestia”.
A ciò si aggiungono le leggende su un mostro marino che assaliva le barche dei pescatori del Lago di Iliamna, dato tra i 3 e i ben 9 metri. Il biologo Bruce Wright è convinto di aver trovato la soluzione per questo e per un altro famosissimo enigma: quello del lago scozzese di Lochness.
In entrambi i casi, infatti, a suo avviso le chimeriche creature lacustri non sarebbero altro che un tipo particolare di squalo: il Somniosus Pacificus, in italiano Lemargo del Pacifico noto anche come “squalo della Groenlandia”.
Un’altra ipotesi suggestiva è che il Triangolo dell’Alaska si trovi in un’area sottoposta ai cosiddetti “vortici energetici”, una teoria postulata dal ricercatore e criptozoologo americano Ivan T. Sanderson, il quale ha affermato che in quella zona sono state rilevate alcune anomalie elettromagnetiche, comparse lungo linee o griglie magnetiche, chiamate anche “ley lines”.
Secondo gli esperti, da queste spirali energetiche, presenti in diversi punti dell’orbe terracqueo (Bermuda, Valle dell’Indo, vulcano Hamakulia nelle Hawaii, il “Triangolo del Diavolo” vicino al Giappone, Stonehenge, Isola di Pasqua, e altri luoghi remoti di Siberia, Australia e Antartide) si creerebbero una moltitudine di fenomeni particolarmente bizzarri in grado di interferire con l’uomo in modi diversi. Fisicamente, mentalmente, ed emotivamente.
Le supposizioni travalicano immancabilmente in territori complottisti, imputando la responsabilità delle sparizioni al sistema HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program) un programma di ricerca ionosferica finanziato congiuntamente dalla Marina degli Stati Uniti, dall’Università dell’Alaska e dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA).
Il centro ricerche alaskano di proprietà dell’Air Force statunitense, sito nei pressi di Gakona (chiuso nel maggio 2013 per mancanza di fondi), aveva lo scopo di analizzare la ionosfera e studiarne la possibilità di migliorare le comunicazioni radio, la navigazione e la sorveglianza militare, mediante lo studio dell’interazione tra radiazioni solari e onde radio con la ionosfera stessa.
Statisticamente, l’Alaska ha il più alto record di sparizioni rispetto al resto degli Stati Uniti, con il maggior numero di persone dileguatesi e mai ritrovate. Le ragioni probabili di tutto questo è che lo Stato è caratterizzato da vaste distese di aree particolarmente remote.
Inoltrandosi in questo duro paesaggio si va incontro a una moltitudine di rischi, per via del terreno accidentato, degli animali selvatici e dei rischi geologici, oltre ai suoi 100 vulcani attivi. Considerato ciò e al fatto che molti turisti di solito non sono preparati per le situazioni estreme, non è una sorpresa che molte persone continuino a perdersi in mezzo al nulla, senza alcuna possibilità di fare ritorno alla civiltà.
Non manca la variante ufologica, con tanto di basi della CIA sotto il Monte Haynes o dell’interpretazione dei vortici energetici come portali di accesso a dimensioni spirituali o gateway verso altri universi. E vogliano scusarci i nostri lettori se ancora non siamo riusciti a fornire soluzioni più certe al dilemma fin qui trattato. Ma i nostri unici testimoni pare che tardino a riapparire fra noi, in qualunque galassia, dimensione spirituale o universo parallelo si trovino al momento.
Eppure ciò non impedirà alla tenace ed agguerrita squadra di Osservatorio Artico di fare luce sui misteri che ancora si celano sotto i ghiacci, lottando indefessa per il loro disvelamento!
Marco Leone
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