Intervista a Stefano Barla, Marine Capital Sales Italy di Alfa Laval, al fianco di Osservatorio Artico per High North24.
Uno dei settori più analizzati per la parte di decarbonizzazione è quello dello shipping, ovvero del trasporto marittimo. Sono molte le azioni di carattere normativo dell’Imo (International Maritime Organisation, branca marittima delle Nazioni Unite) volte a rendere più sostenibile l’intero settore. Un’industria che solo in Italia vale circa il 9% del Pil, e che a livello mondiale vanta oltre 65.000 navi mercantili.
Una sfida complessa, anche perché non esiste un’unica voce in agenda. Dai nuovi combustibili alle pratiche più efficienti per impiegarne meno, dall’utilizzo della tecnologia alla formazione del personale, sono molte le possibilità. E se molto è stato fatto – visto che ormai il portafoglio ordini di nuove navi è in buona parte composto da unità più green, dall’altra la strada è ancora lunga per arrivare a un orizzonte di emissioni zero.
Società svedese nata nel 1883, in Italia dal 1911, Alfa Laval è stata al fianco di Osservatorio Artico per la nostra presenza a bordo di nave Alliance, per la spedizione High North24, così come lo era stata nel 2023. “Per noi è importante essere al fianco di una realtà come Osservatorio Artico, perché la storia della nostra azienda ha radici ben piantate proprio sul tema della sostenibilità e dell’innovazione”, commenta Stefano Barla, Marine Capital Sales Italy di Alfa Laval.
“La strategia scandinava sulla sostenibilità è molto chiara, e gli obiettivi al 2030, 2040 e 2050 sono delineati in maniera tale da essere raggiungibili. Certo, non sarà semplice portare tutto il mondo a consumare sempre meno pur mantenendo alti standard di efficienza e produzione, ma è la sfida del nostro tempo. E Alfa Laval è sempre stata all’avanguardia su questi temi”.
Se si includono le navi metaniere, oltre 2.000 delle 60.000 navi più grandi del mondo sono ora alimentate a Lng (gas naturale liquefatto). Ma il prossimo futuro vedrà una diversificazione delle fonti combustibili. Metanolo, biofuel, elettrico, Lng e ammonia si stanno contenendo il primato di andare a soppiantare il carburante diesel classico delle navi, ma è probabile che per molti anni, prima di una soluzione migliore e sostenibile anche economicamente, andranno a convivere.
“Ma dobbiamo considerare la sostenibilità anche come economia circolare, come vita complessiva delle navi che solcano i mari. E agendo anche sulle manutenzioni programmate, grazie a nuovi impianti e a una forte componente tecnologica, è possibile ridurre sensibilmente costi, inefficienze e consumi”, sottolinea ancora Barla.
“Nel caso di nave Alliance e di altre unità scientifiche e oceanografiche, poi, Alfa Laval è già al centro del progetto di rigenerazione degli impianti. Siamo già presenti nel cantiere della prossima NIOM con tutte le nostre soluzioni, per dare sostegno reale e applicazioni pratiche al futuro della ricerca scientifica.
“Nel giugno 2021 è stata annunciata una joint venture tra Alfa Laval e Wallenius per creare Oceanbird, un progetto visionario per creare soluzioni innovative di propulsione eolica per navi mercantili. Il piano prevedeva che il sistema Oceanbird venisse installato a bordo della prima nave entro cinque anni, così da integrare il fuel già normato e a basso impatto ambientale con le potenzialità del vento”.
Quindi un ritorno al passato, con le navi spinte dal vento? “Sì, ma ovviamente in maniera assolutamente efficiente e tecnologica. Recentemente è stato costruito un sito di test in Svezia, dove i pennoni si alzano automaticamente fino a 40 metri di altezza, basta schiacciare un tasto. E se consideriamo anche le nostre soluzioni di air lubrication, OceanGlide, e l’inserimento definitivo della controllata StormGeo, possiamo avere soluzioni avvenieristiche a portata di mano”.
Quanto si potrebbe risparmiare in termini di costi e consumi, e quindi di emissioni, considerando tutto? “Se pensiamo a una rotta oceanica nell’Atlantico, che ha forti venti e anche complessità, e pensiamo alle varie soluzioni integrate, una nave potrà disporre di un sistema di lubrificazione ad aria per limitarne l’attrito sull’acqua, vele automatiche per sospingerla in caso di vento favorevole, e un sistema di algoritmi che possa consigliare rotte e movimenti più efficienti. Considerando tutto, una nave potrebbe quindi risparmiare quasi il 20-25% del combustibile, riducendo notevolmente la sua impronta di carbonio”.
Leonardo Parigi
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