“I nostri amici – e nemici – al Nord”. La strategia del Regno Unito per l’Artico. Un nuovo documento della Commissione esteri di Westminster fa il punto sulla strategia britannica per l’Artico.
Il 29 novembre la Commissione esteri e difesa della Camera dei Lords ha pubblicato un documento dal titolo “Our friends in the North: UK strategy towards the Arctic”. Il documento traccia una sintesi dei lavori fatti dalla commissione sul tema per chiarire la strategia del Regno Unito a Nord del Circolo Polare.
Un tema complesso e ricco di sfaccettature, quello della proiezione di Londra verso Nord: risale a dieci anni fa il primo UK Arctic policy framework, aggiornato poi nel 2018 e a febbraio 2023. Quest’ultima pubblicazione rappresenta un ulteriore tassello nel mosaico dell’agenda governativa britannica, a testimoniare la crescente importanza strategica dell’Artico.
“Il Regno Unito non è un Paese artico, ma è il vicino più prossimo alla regione: parti della Scozia sono più vicine al Circolo Polare che a Londra” si legge in introduzione. Ed è proprio sul rapporto complesso fra Londra ed Edimburgo che occorre fare una premessa quando si analizza l’approccio strategico alla regione. Negli ultimi anni, il governo scozzese di Nicola Sturgeon aveva individuato nell’Artico un’opportunità per perseguire la propria autonomia da Londra. La difficile convivenza tra scozzesi e inglesi non è mai stata digerita del tutto dalla regione settentrionale dell’isola, e così l’Artico era diventato un trampolino per orizzonti indipendentisti, in particolare dopo la Brexit – in larga parte osteggiata dagli scozzesi.
Ma le velleità indipendentiste si sono scontrate con uno scandalo di corruzione che ha coinvolto la stessa leader dello Scottish National Party. Il sogno di una Scozia indipendente e proiettata verso l’Artico e l’Unione Europea sembra per il momento tramontato, anche se permane la speranza di indire un secondo referendum.
Il documento della commissione sembra chiarire che l’Artico è a tutti gli effetti un teatro d’interesse strategico per il Regno Unito, sul quale è necessaria un’azione governativa d’indirizzo politico e militare: “l’Artico è fondamentale per gli interessi del Regno Unito: i suoi sviluppi hanno un impatto diretto sul nostro ambiente, sulla sicurezza e sull’approvvigionamento energetico. È fondamentale che il governo abbia un’idea chiara di come l’Artico si inserisce negli interessi più ampi di sicurezza e politica estera del Regno Unito nel Nord Europa e oltre” ha commentato Lord Ashton di Hyde, Presidente della commissione.
Sul perché approfondire la strategia del Regno verso il Grande Nord, il documento chiarisce che “l’Artico è stato tradizionalmente considerato come un’area ad alta cooperazione e bassa tensione. L’obiettivo a lungo termine del Regno Unito è che la regione ritorni a questo stato. Ma è discutibile se ciò sia realizzabile. Poiché la regione ruota da un’area di cooperazione ad una di competizione e potenziale scontro, il governo del Regno Unito deve assicurarsi che la sua strategia rifletta questa nuova realtà”.
Una nuova realtà, quindi. Una regione precedentemente periferica sta diventando centrale: con la ridotta copertura del ghiaccio marino causato dai cambiamenti climatici, aree precedentemente remote stanno diventando accessibili e ciò porterà ad un aumento dell’attività marittima e dell’estrazione di risorse, oltre che all’apertura di nuove rotte commerciali.
Le nuove opportunità portano con sé crescenti tensioni e il rischio che l’Artico diventi teatro della competizione geopolitica globale. È questo il tema cardine del documento, che non a caso dedica i due capitoli centrali a Russia e Cina.
“L’Artico rimarrà al centro del pensiero militare e strategico della Russia. Le battute d’arresto che ha subito in Ucraina e l’adesione alla NATO Finlandia e Svezia non faranno altro che aumentare l’importanza della regione per la Russia. La Russia ha un interesse legittimo nell’Artico, ma l’approccio del Regno Unito e quello della NATO deve essere forte nello scoraggiare attività maligne da parte della Russia”, si legge nel testo, che dimostra una ben poco velata avversione verso la patria di Tolstoj. Tali “attività maligne” già perpetrate dalla Russia includono interferenze GPS, esercitazioni militari di simulazione d’attacco ai paesi vicini, sabotaggi marittimi, attacchi informatici e guerra informativa.
La preoccupazione della commissione è che il Regno Unito non disponga di risorse militari chiave sufficienti, come sottomarini, pattugliatori marittimi o aerei, per soddisfare le aspirazioni di una presenza di sicurezza significativa nell’estremo nord. La Royal Navy ha solo una nave da pattuglia rompighiaccio, e la flotta di aerei da pattugliamento marittimo della Royal Air Force potrebbe essere insufficiente per mantenere una presenza costante, considerando anche la necessità di un dispiegamento a lungo termine nell’Indo-Pacifico. Preoccupazioni più che fondate, visto anche il recente aumento della presenza militare russa nell’Artico.
Riguardo alla Cina, viene evidenziato come il gigante asiatico abbia sinora dimostrato un approccio collaborativo sulla protezione ambientale e la ricerca scientifica nell’Artico. Tuttavia, la preoccupazione principale per la commissione è l’avvicinamento sino-russo, che trova nell’Artico un terreno fertile di collaborazione. Una futura presenza militare cinese nell’Artico rappresenterebbe una sfida strategica significativa per l’Occidente, e il Governo deve prepararsi a questo e altri scenari.
In sintesi, si può prevedere che secondo la nuova strategia per l’Artico il Regno Unito aumenterà la propria presenza militare e rafforzerà la propria collaborazione con gli alleati sulla sicurezza e gli investimenti, anche per ciò che riguarda la pesca e l’estrazione di materie prime, settori destinati ad aumentare quanto più il ghiaccio del Polo Nord diminuirà.
Enrico Peschiera
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