La strategia mineraria norvegese fornisce una panoramica del contesto minerario del paese scandinavo, tra Green Deal e autonomia strategica.
Corsa alle materie prime critiche
In un mondo sempre più dipendente dalle materie prime critiche per la transizione energetica e la digitalizzazione, la Norvegia si posiziona come un attore chiave nell’industria mineraria europea. Con un’economia fortemente integrata nel mercato UE attraverso l’accordo SEE, Oslo punta a rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti, promuovendo al contempo pratiche estrattive sostenibili.
Il Libro Bianco sulla strategia mineraria delinea una visione chiara: garantire un accesso sicuro ai materiali essenziali, ridurre la dipendenza dalle importazioni e sviluppare un’economia circolare all’avanguardia. Un modello che potrebbe diventare un punto di riferimento per l’intero continente.
Nella prima parte del terzo capitolo, la nuova mining policy norvegese descrive il quadro geoeconomico attuale. Ecco una sintesi dei punti salienti.
Green e digitalizzazione
La spinta verso una transizione energetica a basso impatto climatico è ormai una priorità globale. L’Occidente sta investendo massicciamente in infrastrutture e tecnologie per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, sviluppando alternative più sostenibili per i trasporti e per l’industria. Fonti rinnovabili come l’eolico e il solare, batterie di accumulo, reti elettriche più efficienti e un’automotive sempre più elettrica rappresentano il cuore di questa trasformazione. Tuttavia, questa rivoluzione verde impone una crescente domanda di metalli e minerali, come evidenziato dall’International Energy Agency, che prevede un aumento esponenziale del loro fabbisogno entro il 2030 e il 2040.
Tra le tecnologie chiave della transizione, le batterie occupano un ruolo centrale, con un’elevata richiesta di materiali critici quali nichel, manganese, cobalto, litio, alluminio, grafite e fosforo. Quest’ultimo è essenziale anche per il settore agroalimentare, poiché componente chiave di fertilizzanti e mangimi.
Parallelamente, il mondo sta attraversando un’accelerazione digitale senza precedenti. L’uso di metalli strategici è cruciale per settori come la stampa 3D, i semiconduttori e l’elettronica avanzata, ma anche per la crescita di droni e altri dispositivi tecnologici emergenti.
L’industria mineraria globale e le sue vulnerabilità
Nonostante l’attenzione sia oggi rivolta ai metalli “green”, il ferro continua a dominare il settore, rappresentando oltre il 93% dell’estrazione globale di metalli. Tuttavia, la produzione di molte materie prime essenziali per la transizione ecologica resta marginale, con la maggior parte degli elementi critici estratti come sottoprodotti di metalli principali.
Il mercato delle materie prime è caratterizzato da diverse vulnerabilità strutturali che possono innescare rigidità nell’offerta e volatilità dei prezzi:
- Forte concentrazione geografica della produzione: l’estrazione e la lavorazione dei metalli strategici sono più accentrate rispetto a quelle di petrolio e gas naturale. Tre paesi (Australia, Congo e Cina) controllano oltre il 75% dell’output globale di litio, cobalto e terre rare. Il predominio cinese è ancora più evidente nella fase di lavorazione: Pechino detiene il 35% del nichel raffinato, il 50-70% di litio e cobalto e quasi il 90% del mercato globale delle terre rare.
- Tempi di sviluppo lunghi: l’industria mineraria è caratterizzata da cicli di sviluppo estremamente lenti. Dalla scoperta di un giacimento alla sua piena operatività possono trascorrere in media 16,5 anni, rendendo l’offerta poco reattiva rispetto a una domanda in rapida crescita.
- Declino della qualità delle risorse: la densità dei minerali estratti è in calo, come dimostrano i depositi di rame cileni. Questo implica un maggiore consumo energetico per l’estrazione e il trattamento, con un conseguente aumento dei costi operativi, delle emissioni di gas serra e dei rifiuti.
- Maggiori vincoli ambientali e sociali: l’attività mineraria ha sempre generato problematiche ambientali e sociali. Le richieste di sostenibilità da parte di investitori, governi e società civili stanno aumentando, imponendo standard più severi e costi più elevati per le imprese.
- Esposizione ai rischi climatici: molte delle principali regioni produttrici – Australia, Cina e Africa – sono soggette a eventi climatici estremi, come siccità e inondazioni, che mettono a rischio l’approvvigionamento. Oltre il 50% delle miniere di litio e rame si trova in aree con elevato stress idrico.
Autonomia strategica: la risposta norvegese
Oslo mira a rafforzare l’autosufficienza dell’Europa nelle materie prime critiche, garantendo al contempo la sicurezza dell’approvvigionamento per la propria industria nazionale. La Norvegia è un attore chiave nel settore della lavorazione di alluminio, fertilizzanti e ferroleghe, e l’industria delle batterie è destinata a giocare un ruolo sempre più importante.
Nel Libro Bianco sulla strategia mineraria si delinea un cambio di paradigma nell’approvvigionamento di materie prime. Oltre ai tradizionali criteri di sostenibilità, diritti umani e corruzione, si inizierà a valutare anche il rischio di strumentalizzazione politica ed economica delle forniture.
Le materie prime critiche condividono alcune caratteristiche comuni:
- Non hanno sostituti facilmente disponibili;
- Sono essenziali e caratterizzate da un’offerta limitata;
- Le loro fasi di estrazione e lavorazione sono altamente concentrate;
- Un’interruzione nella loro fornitura può causare gravi impatti economici e strategici.
La Norvegia, integrata nel mercato interno dell’UE, condivide con Bruxelles le preoccupazioni legate alla sicurezza degli approvvigionamenti. Un accesso prevedibile e sicuro alle materie prime sarà cruciale sia per l’industria norvegese che per i suoi partner europei.
Economia circolare e sostenibilità
Il Green Deal europeo e il piano d’azione per l’economia circolare stanno plasmando il futuro dell’industria estrattiva. Il riciclo avanzato dei materiali, soprattutto dei metalli provenienti da prodotti dismessi, veicoli ed edifici, sta emergendo come una soluzione complementare all’attività mineraria tradizionale. Questa strategia non solo riduce l’impatto ambientale, ma permette all’Europa di mitigare la dipendenza da fornitori esteri.
La Norvegia vanta già un eccellente standard di sostenibilità, che rappresenta un vantaggio competitivo per il settore estrattivo. Il paese si distingue per trasparenza, bassi livelli di corruzione e elevati standard di protezione ambientale e sociale.
La Commissione Europea non ha ancora definito criteri vincolanti per l’attività mineraria sostenibile e la lavorazione metallurgica, ma se ciò dovesse avvenire, la Norvegia potrebbe diventare un punto di riferimento globale per gli investimenti verdi lungo l’intera filiera produttiva.
Un esempio di questo impegno è l’adozione da parte di Norsk Bergindustri (l’associazione norvegese dell’industria mineraria) della metodologia canadese Towards Sustainable Mining (TSM), con il sostegno del Ministero del Commercio e della Pesca. Questo sistema di certificazione impone standard rigorosi in materia di sicurezza, biodiversità, impatto climatico, relazioni con le comunità locali e gestione dei rifiuti. Le aziende devono rendicontare annualmente le proprie performance e sottoporsi a verifiche indipendenti.
(continua)
Marco Leone