Seppure con gradi diversi gradi di coinvolgimento, interessi, proiezione di potenza e investimenti, gli Stati artici hanno strategie spaziali nazionali e asset nel settore spaziale.
Oltre ovviamente a Stati Uniti e Russia, principali potenze artiche ma anche le due storiche contendenti della corsa allo Spazio, anche le altre nazioni regionali hanno infatti un interesse per i lanci spaziali in Artico. La caratteristica peculiare è proprio che gli approcci all’Artico e allo Spazio spesso si incrociano, essendo percepiti come dimensioni necessarie una all’altra.
Nello Spazio le vocazioni e le ambizioni degli Stati passano prima di tutto dalle capacità tecnologiche di accesso al settore. Per molte giovani e “debuttanti” nazioni spaziali, queste capacità spesso comprendono la ricerca e lo sviluppo di una industria manifatturiera satellitare. L’Islanda invece sembra voler sfruttare la propria posizione atlantica ai margini del Circolo Polare per proporsi come nuova posizione di lancio.
Il 18 agosto infatti, dalla penisola di Langanes, ai margini a Nord-Est dell’isola, la start-up scozzese Skyrora ha effettuato il lancio del suo veicolo suborbitale Skylark Micro.
I rapporti tra Skyrora e Islanda risalgono ormai a più di anno fa, e hanno visto una accelerazione nello scorso gennaio quando, seguendo le richieste della giovane compagnia scozzese, le autorità islandesi hanno permesso le attività di lancio dal Paese.
È un approccio sicuramente peculiare allo Spazio, mediato soprattutto dagli sforzi di Space Iceland, il corpo che si preoccupa di portare il Paese verso una concreta e graduale politica spaziale. Ma d’altronde l’Islanda è un paese sui generis anche in questo: oltre a questi ultimi sviluppi relativi ai lanci spaziali, uno degli approcci nazionali allo Spazio passa anche da missioni “analogue”, di prova per aspiranti astronauti, negli ambienti estremi di cui l’isola dispone.
Dunque, la possibilità di lanci suborbitali vuole essere il primo passo determinato in una direzione ben precisa, quella di servire da volano per un rafforzato interesse ed entusiasmo per i lanci spaziali in Artico. E tentare ciò che si discute concretamente almeno a partire dal 2017, ovvero l’accesso dell’Islanda all’ESA, attraverso le diverse forme di partecipazione previste.
Il recente sviluppo estivo avvenuto in Islanda però non è il solo, nel campo delle basi di lancio in Stati artici, a ridosso o all’interno del Circolo Polare. A giugno infatti, il parlamento norvegese ha finalmente approvato una risoluzione che destina approssimativamente 38€ milioni di euro per lo sviluppo di uno spazioporto nella località di Andøya, un’isola che si trova tra Tromsø e Bodø e a Nord delle Lofoten.
Anche qui, la Norvegia vuole fare dello spazioporto il volano di un rinnovato interesse industriale e politico, in modo da sviluppare il comparto e attirare gli interessi europei verso la base di lancio.
Islanda e Norvegia non sono gli unici Stati artici a guardare le stelle. Anche la Svezia ha una base al di sopra del Circolo, in particolare a Esrange, vicino Kiruna. Costruita addirittura nel lontano 1964, è stata una storica località per lanci di palloni stratosferici e razzi sonda, e recentemente è servita come base per lanci e competizioni tra università europee e istituti di ricerca.
Leggermente più a Sud rispetto a quelli menzionati, anche l’Alaska ha uno spazioporto: il Pacific Spaceport Complex vicino Kodiak, da cui il 12 settembre la start-up Astra ha effettuato il suo primo tentativo di lancio orbitale.
In tutti questi casi infatti, è la peculiare posizione delle basi di lancio ad attirare gli interessi del settore. Nuovi sviluppi saranno attesi nel corso dei prossimi anni, riguardo ai lanci spaziali in Artico, ma anche al possibile interesse suscitato nei partner con capacità spaziali più avanzate, oltre che nei privati impegnati nella loro personale corsa allo spazio.
Giancarlo La Rocca
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