Ambiente Artico

Squalo della Groenlandia: Quanto Vive, Cosa Mangia, Dove si Trova?

Lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus), chiamato anche squalo norvegese o eqalussuaq in lingua madre, è un gigantesco animale marino che vive nelle fredde acque del nord ed è il vertebrato più longevo mai conosciuto.

Ma cosa mangia questo animale? Come si riproduce? Quanto vive? Continua a leggere per scoprire tutte le informazioni e curiosità su questa misteriosa specie di squalo artico.

Caratteristiche dello squalo della Groenlandia

Squalo groenlandia
Fonte: Wikimedia Commons

Questa specie di squalo ha un muso arrotondato, delle pinne piccole (se rapportate alle dimensioni del suo corpo) e una colorazione da grigio a marrone. Assomiglia allo Spinarolo, tranne per il fatto che non presenta una colonna vertebrale davanti alla seconda pinna dorsale.

Dimensioni: quanto è grande lo squalo della Groenlandia?

Con una lunghezza che può raggiungere i 7 metri ed un peso che arriva fino a 1.025kg, si tratta di uno dei pesci cartilaginei più grandi del mondo, ma non il più grande in assoluto: con una lunghezza di 20 metri, lo squalo più grande del mondo è infatti lo squalo balena.

Dove vive?

Lo squalo della Groenlandia vive principalmente nelle fredde acque dell’Oceano Artico e del Nord Atlantico, dalla Baia di Baffin al Mare di Barents, ma ne sono stati avvistati degli esemplari anche nel Mare del Nord e nelle acque della costa orientale degli Stati Uniti.

Squalo della Groenlandia: cosa mangia?

È una specie carnivora e la sua dieta è spesso composta da diversi tipi di pesci, tra cui anguille, passeri (pesci piatti che vivono sul fondo degli oceani) e sculpin. Ma non solo! Nello stomaco dello squalo sono stati trovati anche crostacei, foche, uccelli marini e carogne di animali (come cavalli e renne) che probabilmente sono cadute in acqua attraverso il ghiaccio. Questi animali si nutrono dunque di qualsiasi cosa trovano. Che sia vivo o morto, lo squalo Groenlandese non rifiuta nessun piatto.

Come si riproduce?

Nonostante non ci siano parecchie informazioni su come si riproduca questa specie, sappiamo che le femmine raggiungono la maturità sessuale una volta superati i 4 metri di lunghezza (a un’età di circa 150 anni). Sono ovovipari (ossia, le uova vengono trattenute all’interno del corpo fino al momento in cui si schiudono) e partoriscono in media 5 cuccioli alla volta.

Come vengono cresciuti i cuccioli purtroppo non si sa, ma gli scienziati ipotizzano che, come altre specie simili, gli squali della Groenlandia diventino indipendenti già dal momento della nascita.

Quanto vive uno Squalo della Groenlandia?

C’è chi parla di 392 anni e chi 512 anni. Ma qual’è la vita media di un esemplare di squalo della Groenlandia?

Analizzando gli occhi degli squali della Groenlandia, gli scienziati hanno scoperto la possibilità che questi pesci possano vivere fino a oltre 400 anni. Il tessuto trasparente presente nella lente dell’occhio dello squalo Groenlandese è metabolicamente inattivo, con strati nuovi che si aggiungono nel corso della sua vita, proprio come gli anelli di un albero.

Gli scienziati hanno esaminato il tessuto della lente di 28 squali femmina catturati nel Nord Atlantico, usando la datazione al radiocarbonio per misurare le quantità di un particolare isotopo di carbonio assorbito dalla parte più interna della lente.

Le stime sull’età dei due più grandi squali li hanno collocati intorno ai 335-392 anni. L’analisi di tutto il tessuto di squalo ha indicato invece che la durata della vita di uno squalo della Groenlandia varia tra 252 e 512 anni, con 390 la media più probabile.

Si tratta dunque dello squalo più longevo del mondo.

Lo squalo della Groenlandia è in via di estinzione?

squalo artico
Fonte: Hakai Magazine

Questi animali sono considerati dall’International Union for Conservation of Nature (IUCN) una “specie in pericolo”. Gli squali vengono cacciati principalmente per il loro olio di fegato (da un esemplare di grandi dimensioni possono essere estratti circa 114 litri di olio di fegato) e per la loro carne (che deve trattata in modo particolare prima di mangiarla, altrimenti è tossica). Gli squali della Groenlandia furono pescati commercialmente dal XIX secolo fino al 1960. La Norvegia perseguitò gli squali Groenlandesi negli anni ’70, perché erano considerati un fastidio che minacciava altre attività di pesca. All’inizio del 1900 furono catturati fino a 30.000 esemplari in un anno. Al giorno d’oggi questa attività si è molto ridotta: la pesca di sussistenza su piccola scala nell’Artico uccide meno di 100 individui all’anno e circa 1.200 vengono catturati accidentalmente dalle reti da traino.

Alcune curiosità sullo squalo più vecchio del mondo

La sua carne è tossica

La carne di questo grande squalo artico può causare sintomi molto gravi all’uomo. Questa tossicità è dovuta all’ossido di trimetilammina (TMAO) presente nel tessuto della sua carne, che aiuta i pesci a stabilizzare gli enzimi e le proteine ​​strutturali contro gli effetti debilitanti del freddo intenso e dell’alta pressione dell’acqua. Tuttavia, la carne di squalo della Groenlandia può essere cucinata in un processo di fermentazione che rimuove il TMAO. Il risultato? Questa carne è diventata addirittura un piatto nazionale islandese molto apprezzato. Questo piatto, noto come Hákarl o kæstur hákarl, viene preparato appendendo la carne dello squalo della Norvegia per 4-5 mesi, rimuovendo così gli effetti negativi delle neurotossine.

Questi squali non attaccano l’uomo

Esistono alcune leggende Inuit che affermano che gli squali abbiano attaccato numerosi kayak, ma la realtà è che non esistono casi documentati di alcun attacco. Gli squali della Groenlandia sono grandi e abbastanza forti da poter ferire o uccidere facilmente un essere umano, ma la storia ha dimostrato che non sono particolarmente conflittuali. Questi esemplari non sono dunque considerati pericolosi per l’uomo, soprattutto perché vivono in regioni fredde in cui le persone non nuotano.

Gli squali della Groenlandia non si vedono (quasi) mai

Uno dei motivi principali per cui questi animali non vengono quasi mai avvistati dall’uomo è la loro capacità di nuotare a profondità così estreme. I ricercatori li hanno registrati fino a 2.200 metri di profondità, e talvolta possono essere trovati molto sotto la superficie dell’oceano.

Gli squali norvegesi sono piuttosto lenti

Lo squalo norvegese non ha fretta. Si muove ad una velocità media di 3 km all’ora e questa caratteristica gli ha fatto guadagnare il soprannome di “squalo sonnolento”.

Amano il freddo

Più fredda è l’acqua, più lo squalo artico è felice. Questi animali marini preferiscono rimanere in acque con una temperatura compresa tra -1 e 10°C e migrano verso la parte più fredda dell’acqua durante ogni stagione. Questa è l’unica specie di squalo conosciuta in grado di tollerare le condizioni dell’Artico per tutto l’anno.

Lo Squalo della Groenlandia può diventare cieco a causa di un parassita

Il 90% degli esemplari viene colpito da un parassita (Ommatokoita elongata) che si attacca all’occhio dello squalo norvegese e ne distrugge il tessuto corneale, rendendolo parzialmente cieco. Fortunatamente per lo squalo, tuttavia, la luce penetra raramente nelle profonde acque in cui vive e quindi si affida ad altri sistemi sensoriali per trovare e catturare le proprie prede. Questa sua caratteristica gli ha fatto guadagnare il soprannome di “squalo cieco“.

Squalo della Groenlandia e mostro di Loch Ness

Il grande squalo della Groenlandia era il mostro che Jeremy Wade sospettava fosse all’origine della leggenda di Loch Ness nel finale della stagione 5 della serie televisiva documentaristica River Monsters. Ovviamente non ci sono prove a riguardo e questa resta tutt’ora una leggenda.

Conclusioni

Eccoci giunti al termine di questo articolo su questo misterioso e gigantesco animale marino. Se vuoi avere maggiori informazioni sulla vita nelle acque gelide dell’Artico, leggi il mio articolo sui pesci artici.

Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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