La corsa allo Spazio passa anche attraverso l’Artico, e viceversa. Un estratto di una degli approfondimenti del nuovo numero di Borealis, “Risiko Artico“.
Ormai da tempo l’Artico è considerato area di interesse delle grandi potenze. Frontiera forse tra le ultime sulla terra per quanto riguarda risorse naturali, prima linea nel contesto del cambiamento climatico, crocevia di nuove rotte navali commerciali, l’Artico è tornata regione strategica di power projection e possibile competizione.
Strategicità e competizione che condivide con l’altra tradizionale frontiera – ancora più fredda e inospitale – dello spazio extra-atmosferico, con interessanti interconnessioni e a volte sovrapporsi dei tavoli da gioco. Nel 2020, Il Generale Jay Raymond, a capo dei Guardiani della U.S. Space Force, commentò la pubblicazione della strategia artica dell’Aeronautica americana dicendo che artico e spazio sono sempre più “congested e contested”.
La connessione tra le due aree non termina nella descrizione della comune caratteristica di frontiera sempre più affollata di attori, nuovi e vecchi, e competitiva. Infatti, la relazione tra Artico e Spazio è reciproca e la natura geopolitica delle due frontiere si interseca in alcuni punti di crescente interesse che hanno a che fare con aspetti strategici e di difesa.
Lo Spazio è storicamente un settore di natura duale, nato dallo sviluppo di tecnologie spesso squisitamente militari, che mantiene ancora oggi nell’epoca del New Space caratteristiche civili e di difesa strette insieme. Proprio gli attori privati e commerciali che compongono il nuovo quadro del New Space hanno spesso un occhio di riguardo per la regione artica, vista come target in particolare per quanto riguarda le telecomunicazioni.
In artico, l’esistenza di infrastrutture terrestri moderni è ovviamente messa alla prova, ma non per questo la regione ed i popoli e l’industria lì presente devono rimanere distanti dal resto del mondo.
OneWeb e SpaceX, ma anche Iridium, sono società spaziali che hanno visto nell’artico un’occasione per chiudere il digital divide e portare connessione veloce a banda larga e servire governi, istituzioni e business. Tuttavia, ciò che è applicazione civile può essere traslata sul versante difesa.
La US Army, l’Air Force e il Northern Command a stelle e strisce sono molto interessate ad ottenere dallo spazio servizi per l’artico, dando luce ad un blackout infrastrutturale grazie a tecnologie orbitali che permettono di acquisire preziose applicazioni di comunicazione e sopperire a limiti fisici e tecnologici terrestri. Oltre il tradizionale concetto di Satcom, anche Osservazione della Terra e navigazione satellitare rappresentano servizi spaziali strategici.
Di questo è testimone anche la recente Arctic Policy rilasciata dall’Unione Europea, che sottolinea la rilevanza del programma di Earth Observation Copernicus e la necessità di immagini dall’orbita così come le applicazioni civili e militari di Galileo e del suo Public Regulated Service (PRS) per il posizionamento e la sicurezza della navigazione.
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Giancarlo La Rocca
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