Affari Militari

I sottomarini russi nel mare di Barents

La Russia ha compiuto delle esercitazioni militari con i sottomarini a propulsione nucleare, che potrebbero essere cruciali per il futuro controllo del mare di Barents.

Una dimostrazione di forza

Il 19 giugno, l’agenzia di stampa russa TASS ha riportato la notizia per cui alcuni sottomarini a propulsione nucleare russi della flotta del Nord hanno lanciato dei missili nel mare di Barents. Due sottomarini a propulsione nucleare, Severodvinsk e Orël, hanno sparato diversi missili da crociera verso fittizi obiettivi militari che dovevano simulare navi nemiche.

L’esercitazione, secondo l’agenzia di stampa Interfax, è stata un pieno successo, confermando l’affidabilità degli armamenti. L’area dove si è svolta l’esercitazione è stata previamente interdetta sia al traffico marittimo sia a quello aereo per garantire un’adeguata sicurezza e scongiurare possibili incidenti.

Putin, durante il suo discorso per il Navy Day (Agosto 2023), annuncia l’intenzione di costruire nuovi sottomarini nucleari e modernizzare la sua flotta. Fonte: https://news.sky.com/story/russia-vladimir-putin-orders-nuclear-submarines-to-ramp-up-navy-forces-but-kremlin-vows-not-to-interfere-in-afghanistan-crisis-12388906

Questa manovra militare serve a dimostrare la capacità russa di proiettare la propria potenza militare in un’area così delicata dove la presenza della NATO, con le recenti adesioni di Finlandia e Svezia, è sempre più ingombrante e sgradita per il Cremlino. La tensione NATO con la Russia si è esacerbata ulteriormente con la recente esercitazione svoltasi a Nord della Norvegia a marzo del 2024, ovvero la seconda fase della Steadfast Defender.

Questa esercitazione, la più grande dai tempi della Guerra Fredda, ha visto coinvolte 13 nazioni, 20.000 uomini, 50 sottomarini e 100 jet da combattimento. Lo scopo della seconda fase dell’esercitazione era quello di simulare una risposta a un ipotetico attacco proveniente da est, ovvero dalla Russia. Mosca non ha gradito l’esercitazione e ha reagito con toni accusatori provenienti soprattutto dal viceministro degli esteri russo Alexander Grushko. Il vice ministro ha affermato che l’esercitazione NATO aumenta il “rischio di incidenti militari” e che la Russia “la sta monitorando“.

L’importanza strategica del mare di Barents per la Russia

Il mare di Barents bagna le coste a nord della Norvegia e della Russia, delimitando a ovest il mare di Norvegia, a nord-ovest e a nord-est le isole Svalbard e le isole della Terra di Francesco Giuseppe, e a est le isole della Novaja Zemlja e Vajgač.  Il mare deve il suo nome al navigatore ed esploratore olandese Willem Barents, che nella seconda metà del 1500 esplorò l’Artide e le acque nelle prossimità della regione.

La parte meridionale del mare di Barents è di grande rilevanza strategica, grazie anche al porto di Murmansk il quale rimane libero dai ghiacci rendendolo uno snodo logistico fondamentale nella regione artica. Le acque sono considerate una zona di significativa valenza strategica sin dai tempi della seconda guerra mondiale durante la quale si sono fronteggiati l’esercito tedesco, che voleva distruggere i rifornimenti alleati diretti al porto di Murmansk, e l’esercito inglese, che difendeva il convoglio.  

FONTE: https://www.limesonline.com/rivista/la-partita-di-barents-14616349/ Carta di Laura Canali, 2019

Il mare di Barents, secondo un recente rapporto della Direzione norvegese del petrolio (NDP), è ricco di enormi risorse naturali che comprendono petrolio, gas, rame, zinco, cobalto e metalli rari. Il prezzo degli idrocarburi è destinato a salire anche per via delle tensioni in Medioriente tra la Palestina e Israele; conseguentemente, l’innalzamento dei prezzi rende il potenziale sfruttamento dei giacimenti estremamente redditizio. 

Il mare di Barents non è solo un importante el dorado di risorse, ma ha anche una rilevante funzione strategica perché funge da zona di cuscinetto volta a proteggere una delle regioni più militarizzate al mondo: la penisola di Kola, sede della Flotta del nord. Inoltre, nel mare di Barents è situato l’arcipelago delle isole Svalbard, che sta assumendo un’importanza sempre maggiore con lo scioglimento dei ghiacci.

Le isole sono al centro di un trattato firmato nel 1920 tra Russia e Norvegia, che ha decretato la sovranità norvegese e l’obbligo di non militarizzazione delle Svalbard. Durante il conflitto russo ucraino, le tensioni per il controllo dell’arcipelago sono aumentate, alimentate anche dalle dichiarazioni del vice primo ministro russo Jurij Trutnev, che ha affermato che i diritti russi sulle Svalbard sono a rischio.

I sottomarini a propulsione nucleare: un’enorme opportunità militare

I sottomarini nucleari devono il loro nome al tipo di propulsione che utilizzano, che si avvale di un reattore nucleare grazie al quale sono più veloci e possono coprire distanze maggiori, oltre a poter rimanere immersi per diversi mesi. Questo prodigio tecnologico raggiunge delle dimensioni ragguardevoli, arrivando a 200 metri di lunghezza: potrebbero essere confrontati addirittura con un piccolo grattacielo. 

Il contraltare dei sottomarini a propulsione nucleare è il loro costo molto elevato, sia per la costruzione sia per le spese di manutenzione, oltre al costo relativo all’addestramento del personale che deve essere altamente specializzato. A causa degli altissimi costi e dell’elevato Know How tecnologico necessario alla loro costruzione, solo sei potenze possono permettersi di vantare i sottomarini nucleari nella propria flotta: Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito, Cina e India. Un altro limite si sostanzia nella difficoltà delle comunicazioni a distanza, per via della scarsa propagazione delle onde elettromagnetiche nelle profondità oceaniche.

FONTE: https://www.britannica.com/technology/nuclear-submarine

I sottomarini a propulsione nucleare offrono svariati vantaggi strategici e si posizionano dunque al vertice degli arsenali militari. Questo tipo di sottomarini non ha bisogno di emergere spesso per rifornirsi avendo un’autonomia potenziale di circa 8 anni e ciò li rende difficilmente individuabili. Inoltre, essi possono operare a grandi profondità, che solitamente si attestano intorno ai 400 metri fino a un massimo di 800, rendendone l’individuazione ancora più complessa.

I sottomarini a propulsione nucleare hanno l’ulteriore vantaggio di poter trasportare e lanciare piccole testate nucleari. Infine, per sopportare le enormi pressioni dell’acqua e insonorizzare i rumorosi motori, i sottomarini hanno uno scafo esternamente spesso e corazzato che li rende estremamente resilienti a possibili attacchi esterni. Considerata l’efficienza militare di queste fortezze sottomarine, la Russia sta investendo ingenti risorse per dotare la propria flotta di nuovi sottomarini nucleari, in vista di possibili operazioni militari negli strategici mari del Nord.

Non a caso, la Russia doterà la sua flotta di 4 nuovi sottomarini durante il 2024 di cui due a propulsione nucleare propulsione nucleare della neonata classe Borej-K, che dovrebbero essere più silenziosi e facili da manovrare rispetto ai precedenti.

Giorgio Cacciotti

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Giorgio Cacciotti

Ho conseguito un master in geopolitica e sicurezza presso La Sapienza dopo una Laurea magistrale in Relazioni Internazionali. Nutro una grande passione per la geopolitica e la storia.

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