La Scozia, che dista solamente 400 chilometri dalla sua parte più settentrionale al Circolo Polare Artico, ha impostato una forte politica estera verso il Nord. Che ora rinnova con un marcato soft power.
Una storia comune
Non essendo uno Stato propriamente artico, la Scozia punta comunque sul nuovo “club” delle nazioni artiche così come molti altri attori globali. Pur essendo legata a Londra per la politica estera, la Devolution ha dato la possibilità di avere una certa autonomia, cosa che gioca a favore di Edimburgo, dato il risultato del referendum indetto qualche anno fa.
Con una maggioranza risicata (55% contro il 45%) a favore del mantenimento dell’unione delle corone iniziato nel 1707, la Scozia non potrà far altro che aumentare il desiderio di mantenere il poco margine di auto-governo che possiede. Trovandosi sempre più distante dai paesi del Continente, a seguito della decisione della maggioranza dei cittadini britannici di lasciare l’Unione Europea, lo sguardo verso l’Artico sembra essere naturale.
Dovendo far fronte a una chiusura imposta dalla maggioranza de votanti inglesi, il governo di Edimburgo vede nell’Artico la possibilità di ampliare relazioni storiche e collaborazioni che hanno svariati punti in comune. Come indicato dal quadro politico, ci sono alcune caratteristiche che sono considerate “regionali”.
(Br)Exit Strategy
Tra queste, il benessere mentale delle popolazioni locali (influito da lunghe stagioni e clima avverso) e il cambiamento climatico a cui la Scozia offre un importante sforzo accademico partecipando alla University of the Arctic. Inoltre, i punti toccati vanno dall’assistenza sanitaria per le zone rurali e più difficilmente raggiungibili, alla diminuzione della popolazione a causa dello spostamento verso le regioni più temperate a sud. Oltre alla ricerca scientifica e al turismo sostenibile.
Con la chiusura di importanti relazioni verso i Paesi dell’Unione Europea, è paradossalmente necessario per il Regno Unito, e in particolare per la Scozia, aumentare le collaborazioni bilaterali e multilaterali, che invece si ridurranno con la Brexit. La vicinanza culturale con Stati Uniti e Canada, la partecipazione alla NATO e la vicinanza culturale con la Norvegia ,non potranno far altro che aumentare l’interesse del Regno Unito alla causa artica.
E questo vale ancora di più per la Scozia, che essendo una naturale base d’appoggio per tutti i trasporti che arrivano dalla Northern Sea Route che collega Asia ed Europa passando dall’Artico, ha solo che da guadagnare nell’essere più vicina agli Stati del nord. Vicinanza che dipende però ancora, da Londra.
Dialogo aperto con la regione
In virtù di questa situazione, la Scozia ha deciso di rinnovare la sua intenzione con una serie di “incontri” – che avvengono in questi giorni sotto forma di webinar. Secondo il comunicato stampa ufficiale:
Scotland is among the Arctic region’s closest neighbours. Connections between Scotland and the Arctic, however, go much further than geographical proximity and deep historic ties. We share many features, outlooks and objectives. Links forged through history continue to spur rich collaborations across a range of areas, from invigorating rural economies and improving connectivity, to promoting sustainable growth and cultivating cultural heritage.
Arctic countries are also major trading partners for Scotland and we have long worked together through international cooperation programmes.
Gli appuntamenti dedicati:
- 19 October – Circular Economy in Arctic Industries
- 26 October – Rural and Thriving: Scottish and Nordic Lessons on Reversing Depopulation
- 9 November – Mental Wellbeing in Rural and Remote Communities: A Scottish-Arctic dialogue
Gianmaria Ricci
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