Cattive notizie dal mondo artico. Secondo gli ultimi studi, lo scioglimento dei ghiacciai sta aumentando a una velocità pari a sei volte rispetto agli anni Novanta. Il più recente studio dell’Università di Leeds la perdita di ghiaccio in Groenlandia e in Antartide sta seguendo lo scenario peggiore ipotizzato dall’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change).
Secondo lo studio – in accordo con le revisioni dello stesso IPCC – la rapidità dello scioglimento dei ghiacci ai poli potrebbe portare a un innalzamento del livello dei mari che lascerebbe 400 milioni di persone esposte alle inondazioni costiere. E questo entro pochi decenni.
La nuova analisi aggiorna e combina i dati sulle masse di ghiaccio esistenti, prevedendo che il 2023 segnerà un nuovo primato negativo sul tema. Il ghiaccio finito in mare, infatti, è passato da 81 miliardi di tonnellate annue negli anni Novanta a 475 nel 2018, con conseguenze che riusciamo già oggi a toccare con mano anche sulle coste italiane.
Il record negativo precedente spettava al 2010, al termine di un ciclo di estati molto calde. Ma l’ondata di caldo in Artico dello scorso anno fa presagire il peggio. Complessivamente, le due calotte polari hanno perso 6,4 miliardi di tonnellate di ghiaccio tra il 1992 e il 2017, e la perdita più ampia si deve alla Groenlandia, con il 60% del totale.
Le rilevazioni dei satelliti confermano che lo scioglimento dei ghiacci accelera. La massa ghiacciata finita nei mari ha già contribuito a un innalzamento del livello marino di 18 millimetri in media. Se calcoliamo questa tendenza su un periodo storico di decenni, è praticamente sicuro che intere città – e in alcuni casi anche megalopoli – saranno presto sommerse dalle acque.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature con la collaborazione dell’IMBIE, a cui partecipa anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha avuto anche il supporto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della NASA. Se il trend verrà confermato, il livello dei mari salirà fino a 70 centimetri nel 2100, allargando ulteriormente la fetta di popolazione globale più esposta al rischio inondazioni.
Quasi tutta la perdita del ghiaccio antartico e metà di quello della Groenlandia è dovuta al riscaldamento degli oceani, che hanno sciolto i ghiacciai che scorrono dalle calotte polari. Lo scioglimento dei ghiacci accelera, scaricando più iceberg nell’oceano, e quindi facendo aumentare il livello del mare.
L’analisi combinata è stata condotta da un team di 89 scienziati provenienti da 50 organizzazioni internazionali, che hanno analizzato i risultati di 26 indagini diverse. La ricerca si è concentrata sui dati di 11 missioni satellitari che tracciavano il cambiamento del volume, della velocità del flusso e della massa delle calotte glaciali.
Leonardo Parigi
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