Per la prima volta nella storia, il Padiglione dei Paesi Nordici della Biennale di Venezia si è trasformato in ‘The Sámi Pavilion‘.
Il progetto è commissionato dall’Office for Contemporary Art Norway (OCA), a cui partecipano gli artisti Sámi Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara e Anders Sunna. La manifestazione, con il contributo ufficiale dei Paesi Nordici alla Biennale d’Arte 2022, celebra l’arte e la sovranità del popolo indigeno Sami, la cui nazione si estende attraverso le regioni artiche di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia (Penisola di Kola).
Questa presa di posizione arriva in un momento cruciale nella storia dell’Europa settentrionale, dove sono state avviate numerose Commissioni per la Verità e la Riconciliazione che si occupano di analizzare il colonialismo nordico. Le commissioni sono principalmente attive in Norvegia e Finlandia, e sono in discussione in Svezia.
La comunità Sámi sta riprendendo le forze e avviando richieste di restituzione dei loro manufatti e dei loro diritti, proprio in un momento cruciale per la situazione climatica dell’Artico. In questo contesto, gli artisti partecipanti alla Biennale utilizzano le loro capacità per far sentire la propria voce e difendere le istanze del popolo Sámi, evidenziando l’interconnessione fra terre, acque e persone. Uno sguardo ecologico ci richiama alla necessità di ascoltare la natura nel suo insieme, un atteggiamento da sempre abbracciato dalla cultura Sámi.
Tre sono gli artisti che espongono a Venezia, e ciascuno di loro ha precisi messaggi che tenta di veicolare con la propria arte. Pauliina Feodoroff, regista, si occupa di esposizioni e performance che raccontano le trasformazioni sociali e politiche avvenute sui territori di confine.
Il suo lavoro si concentra in particolare su Finlandia e Russia, con le modifiche geopolitiche che l’ultimo secolo ha visto in atto, con i conseguenti trasferimenti forzati dei nuclei familiari: la collettivizzazione sovietica, il disboscamento delle antiche foreste del Sapmi, l’inquinamento della terra e dei fium. E infine l’impatto dei cambiamenti climatici, accelerato dallo sfruttamento dissennato da parte dello Stato finlandese delle loro terre.
Maret Anne Sara proviene da una famiglia di allevatori di renne e ha vissuto in prima persona i conflitti esistenti con le autorità locali che tentano di impedire la loro attività. Alla sua famiglia venne ingiunto di abbattere una parte consistente delle sue mandrie, a tal punto da rendere insostenibile l’attività, nel tentativo di costringerla ad abbandonare la sua fonte di sostentamento.
Con le sue opere vuole aiutare superare i traumi inflitti dall’apparato coloniale, recuperare i legami di reciprocità fra terre, acque e animali, e rivitalizzare le conoscenze e i valori spirituali della cultura Sami.
Anders Sunna realizza di dipinti di grandi dimensioni e installazioni sonore che testimoniano la cinquantennale battaglia condotta dalla sua famiglia per difendere la propria attività di allevamento di renne.
Alla famiglia di Sunna lo Stato ha confiscato l’autorizzazione a possedere renne, dichiarando fuorilegge tutte le attività connesse alla pastorizia, e abusando della loro condizione a discapito delle leggi internazionali a tutela dei diritti dei popoli indigeni.
I dipinti e le installazioni di Sunna criticano l’occupazione coloniale delle terre ancestrali dei Sámi e denunciano la brutale repressione che subirono all’interno dei propri territori. La Biennale d’arte di Venezia rimarrà aperta alle visite fino al 27 novembre 2022 con orari 10.00-18.00
Giovedì 20 ottobre, presso l’auditorium “Lo Squero” (Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia), verrà eseguito un concerto di yoik tradizionale Sami, a cui parteciperanno tre yoiker Sámi di Norvegia. Gli yoik hanno diverse funzioni sul piano sociale, cosmologico ed ecologico.
Uno yoik, per esempio, può essere visto come un dono effettuato da chi crea il canto al soggetto da esso evocato (in questo caso, la città di Venezia), mentre nella ritualità indigena lo yoik possiede funzioni sciamaniche legate alla metamorfosi sonora tra umano e non-umano. Inoltre, secondo la cosmologia Sámi, lo yoik è anche un modo con cui la natura comunica agli uomini e con sé stessa: infatti, i Sámi odono lo yoik anche nella voce dei fiumi e degli uccelli, del vento e delle montagne del Sápmi, il loro territorio ancestrale.
Per questo evento, il celebre yoiker Ánde Somby ha creato un luohti (la melodia dello yoik) che rappresenta il legame tra la comunità Sámi e la città di Venezia, commemorando fra l’altro il ruolo di questo luogo nell’interculturalità europea e globale. Lo “yoik di Venezia” sarà eseguito in apertura del concerto: nel corpo centrale dell’esibizione, invece, la pratica dello yoik verrà proposta nella sua forma più tradizionale.
Durante questo momento, Ánde Somby si esibirà in un ciclo di yoik intitolato “The animals inside the human and the human outside the animals”, attraverso l’esecuzione di un repertorio dedicato all’evocazione degli animali della tundra. Alla performance di Ánde Somby seguirà quella di Sara Marielle Gaup Beaska, che – insieme alla figlia Máret Áile Gaup Beaska – presenterà un repertorio di luohti volti a illustrare lo yoik come “arte del ricordare” in relazione a persone, villaggi, paesaggi del Sápmi.
Corinna Ramognino
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