A Beluš’ja Guba, piccolo centro abitato dell’Arcipelago di Novaja Zemlja, inizierà a breve la costruzione di una nuova chiesa ortodossa. Dietro a questo evento si nasconde però dell’altro.
La Russia non si concepisce senza l’Artico, e non concepisce che l’Artico possa esistere senza sé stessa. È certa di essere l’unica padrona legittima di quel gelido deserto che, come sappiamo bene, nasconde però infiniti tesori. Per garantire che il concetto sia compreso da tutti, inclusi i propri cittadini, la Russia continua a investire in ogni aspetto possibile e immaginabile per enfatizzare la propria cultura artica e per presentarsi come intrinsecamente legata alla regione.
Al giorno d’oggi sembra forse un’idea antica, appartenente a un (anche se non così) lontano passato, ma uno dei mezzi attraverso i quali si stabilisce potere e controllo su una determinata regione, fin dall’alba dei tempi, è, naturalmente, la religione. La Russia, storico campione dell’Ortodossia, si è riavvicinata alla religione dopo decenni di regime sovietico e questa tendenza, politicamente motivata, è ormai visibile anche nell’Artico.
Ne avevamo già brevemente discusso con Pietro Figuera: la religione “rientra a tutti gli effetti tra gli strumenti politici a disposizione del Cremlino”. Perché quindi non sfruttarla anche lassù, in un’ottica pionieristica, di conquista, reclamando le desolate lande battute dai gelidi venti del Mare Glaciale Artico e abitate da molti trichechi e orsi polari ma ben poche persone?
Novaja Zemlja è un arcipelago, compreso nei confini dell’Oblast’ di Arcangelo, famoso soprattutto, e questo la dice lunga, per i test nucleari che qui vi si effettuarono negli anni del confronto tra Superpotenze. È qui che fu detonata la Bomba Zar, il più potente ordigno nucleare che l’uomo abbia mai avuto il coraggio di testare.
Ancora oggi Beluš’ja Guba, il principale insediamento dell’arcipelago, mantiene un’impronta marcatamente militare. Qui si trova infatti una delle basi del famigerato 12° Direttorato principale del Ministero della Difesa russo, il dipartimento che, sin dai tardi anni Quaranta, si occupa della salvaguardia e del mantenimento dell’operatività dell’arsenale nucleare. Ed è proprio per il 12° Direttorato principale che è stata annunciata, alla fine dello scorso aprile, la costruzione di una nuovissima chiesa ortodossa in grado di accogliere fino a 150 persone.
La notizia è stata data, della piazza centrale del paese, da Padre Iakov, il famoso “inviato speciale” della Chiesa ortodossa russa per l’Artico, circondato da militari in uniforme. Il Patriarca di Mosca, Kirill, che, insieme al Presidente Putin, è il primo coordinatore di questi avvenimenti, si era già spinto ad auspicare, durante una sua visita nell’arcipelago nel 2018, di poter inviare a Novaja Zemlja seminaristi e chierici desiderosi di intraprendere una carriera ecclesiastica per ricevere formazione religiosa nell’Artico e testare la propria “forza spirituale”.
Sui social network russi sono comparsi filmati e fotografie a dimostrazione del fatto che il materiale legnoso necessario alla costruzione della chiesa di Beluš’ja Guba è già pronto a partire via nave, dimostrando l’intenzione di ultimarla il prima possibile.
Dove c’è la Russia, c’è Dio – è questo ciò che si vuole trasmettere in questo caso – e Dio protegge e legittima i russi, dovunque essi si trovino. Questo concetto è stato ribadito per almeno un millennio, fatta eccezione per il periodo sovietico, come dicevamo, e il governo del Presidente Putin continua a rimarcarlo.
Una chiesa, a Beluš’ja Guba, esiste già. La notizia non riguarda quindi semplicemente la costruzione di un edificio di culto. Quella già presente, così com’è, sarà spostata più a nord, nell’abitato di Rogačevo, ma al suo posto ne sarà costruita una più grande e bella, dedicata al santo ortodosso Serafino di Sarov. Nel 2007 (in occasione del 60° anniversario della fondazione del complesso nucleare russo), San Serafino fu proclamato, proprio da Kirill, patrono degli scienziati e dei militari che operano nel campo delle armi nucleari.
La forte enfasi mediatica data alla religione in questo contesto geografico unita alla decisione di dedicare una chiesa nell’Artico proprio al santo patrono degli operatori nucleari: è questa la vera notizia, ed è estremamente interessante. Oltre che piuttosto inquietante.
Tommaso Bontempi
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