La Russia, fin dalla sua nascita, è sempre stata profondamente legata alla dimensione artica. La prima Russia, però, sorta nel corso del IX secolo, era davvero molto diversa da oggi.
La Federazione Russa è immensa. Abbraccia due continenti, l’Europa e l’Asia, e con una superficie di più di diciassette milioni di chilometri quadrati e undici fusi orari diversi è lo Stato più esteso al mondo. Tuttavia, lo Stato che noi oggi conosciamo come Russia ebbe origine storica da un nucleo geografico molto più ristretto.
La prima Russia, conosciuta come “Rus’ di Kiev”, coincideva infatti grossomodo con l’odierna Russia occidentale, con la Bielorussia e con più o meno vaste porzioni di Polonia e Ucraina. Le città che ne costituivano i maggiori centri culturali, economici e politici erano Kiev, oggi capitale dell’Ucraina, e Velikij Novgorod.
Avvolta in un alone di mistero, la genesi della Rus’ di Kiev trova una possibile spiegazione nella Cronaca degli anni passati, un testo risalente all’XI secolo che narra la storia del regno a partire dall’850 circa. Secondo questa fonte, la popolazione dei Rus’, che assoggettò le tribù slave e finniche che abitavano i territori – che sarebbero poi confluiti nella Rus’ di Kiev, proveniva dalla penisola scandinava e, più precisamente, dall’odierna Svezia.
È proprio così, caro lettore: secondo questa teoria, conosciuta come “teoria normanna”, i Rus’ erano una tribù di origine nientepopodimeno che vichinga. Furono vichinghi i guerrieri che, migrando verso Sud, lontano dal mare, diedero vita al primo nocciolo di quello che sarebbe poi diventato uno dei più potenti Stati del mondo.
La disputa intorno all’origine variaga del primo Stato russo è tuttora in corso, e la teoria normanna è continuamente riveduta nonostante vari e aspri criticismi avanzati sin dalla sua formulazione. Agli elementi che proverebbero l’esattezza della teoria se ne contrappongono infatti altrettanti che invece la confutano, e viceversa.
Il leggendario fondatore variago della Rus’ di Kiev e iniziatore della dinastia dei Rjurikidi – che avrebbe regnato per quasi settecento anni – fu, appunto, Rjurik. Alla morte dei suoi due fratelli che, insieme a lui, regnavano su altrettanti principati, egli diventò il sovrano di un unico regno che comprendeva i tre domini che fino ad allora erano stati tra loro separati.
Alla morte di Rjurik, avvenuta tra l’879 e l’882, il cognato Oleg ereditò il trono, stabilendo la capitale del nuovo principato e la propria residenza a Kiev, dopo averla conquistata. Abbiamo così spiegato l’origine del nome di questa primissima entità politica e l’882, anno in cui Oleg prese Kiev, è per tutti diventata la data della fondazione della Rus’ di Kiev.
Nei cento anni che seguirono, il principato si consolidò, riuscendo a rivaleggiare con le principali entità politiche di quel periodo storico. A conflitti e scaramucce tra il primo Stato russo e l’Impero romano d’Oriente, dovuti alla volontà di entrambi di controllare le rotte commerciali tra l’Europa orientale e l’Asia, si alternavano periodi di pace. Nell’anno 988, tuttavia, si colloca un altro evento di importanza fondamentale per la Russia e per il mondo intero.
L’evento più storicamente significativo del regno del Gran Principe Vladimir il Santo, come possiamo ben capire, fu la sua conversione al cristianesimo ortodosso e, di conseguenza, l’imposizione della fede ortodossa come religione di Stato. Nell’anno 988, il principe si fece battezzare a Chersoneso, in Crimea. Vladimir volle dare coesione interna alla Rus’ attraverso una religione monoteistica cementando, allo stesso tempo, i propri rapporti con l’Impero romano d’Oriente.
La Rus’ di Kiev restava però divisa in comunità locali che facevano capo alle città, ognuna governata da un principe, e Vladimir tentò di raggiungere la stabilità e la coesione dello Stato nominando suoi parenti stretti governatori nelle regioni più distanti da Kiev, al fine di rafforzare il controllo centrale sulle regioni periferiche.
A causa della complessità della discendenza rjurikide e del potere delle città, tuttavia, le lotte per la successione e il potere erano tutt’altro che rare. La Rus’ di Kiev era estremamente instabile e più simile a una federazione composta da tante unità politiche relativamente deboli piuttosto che a uno Stato unito. La divisione interna si protrasse per i primi due secoli del secondo millennio, tanto da diventare una caratteristica fondamentale della Rus’.
Le lotte intestine e l’incapacità di affrontare i nemici esterni in modo efficace, che naturalmente ne derivava, avrebbero rivestito, diversi secoli più tardi, una grandissima importanza nella formazione dello Stato moscovita e nella nascita dell’autocrazia zarista. [Continua…]
Tommaso Bontempi
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