Il 6 febbraio 2023 la Commissione ONU sui limiti della piattaforma continentale ha accolto le pretese russe su una vastissima porzione del Mar Glaciale Artico, comprendente anche il Polo Nord geografico.
Nel dicembre del 1982 si firmava a Montego Bay, in Giamaica, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS è l’acronimo in lingua inglese). Questo trattato è il punto di riferimento fondamentale per quanto riguarda i mari e gli oceani nel quadro del diritto internazionale. La Convenzione, entrata in vigore nel 1994, offre un importante quadro di regole all’interno del quale gli Stati del mondo da allora si devono muovere, codificandone i diritti e le responsabilità.
Uno dei punti trattati dalla Convenzione riveste un’importanza particolare. Decine di articoli sono infatti dedicati a stabilire, nel modo più preciso possibile, i confini del mare territoriale. Da questi infatti dipendono i diritti di sovranità o di sfruttamento esclusivo delle risorse naturali che si trovano in acqua (come, per esempio, il pesce) o nel sottosuolo (come il petrolio). Le questioni di sovranità sono sempre estremamente delicate, ma lo sono ancora di più nel Mar Glaciale Artico, così ricco di preziose risorse naturali.
Secondo quanto stabilito dalla Convenzione, il mare territoriale di uno Stato costiero è il tratto marittimo di 12 miglia nautiche a partire dalla costa sul quale questo esercita sovranità totale. La sovranità si riferisce non solo alle acque, ma anche allo spazio aereo sovrastante e a tutte le risorse che si trovano sopra e sotto il fondo.
Oltre alle acque territoriali e fino a 200 miglia nautiche dalla costa, può essere stabilita una Zona Economica Esclusiva, sulla quale lo Stato costiero esercita sovranità limitatamente a diversi aspetti legati soprattutto allo sfruttamento delle risorse e alla ricerca scientifica.
È tuttavia possibile estendere ulteriormente la zona di sfruttamento esclusivo delle risorse dei fondali marini dello Stato costiero: UNCLOS ha infatti introdotto il concetto di “piattaforma continentale”. La piattaforma continentale, secondo la Convenzione:
«Comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si estendono al di là del suo mare territoriale attraverso il prolungamento naturale del suo territorio terrestre» (Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, Art. 76, comma 1).
Si tratta quindi di un prolungamento del territorio dello Stato costiero (che comprende però esclusivamente il fondo e il sottosuolo: la cosiddetta “colonna d’acqua” e le possibili risorse che vi sono contenute sono escluse e restano disponibili per chiunque), sul quale questo continua a esercitare diritti sovrani di esplorazione e di sfruttamento.
Gli Stati costieri parti della Convenzione hanno quindi il diritto di inoltrare all’ONU ogni tipo di documentazione e studio scientifico a prova dell’estensione della propria piattaforma continentale oltre le 200 miglia nautiche a partire dalla costa. Spetta alla Commission on the Limits of the Continental Shelf, una delle istituzioni create a supporto di UNCLOS, valutare indipendentemente il fondamento scientifico delle rivendicazioni nazionali.
La Federazione Russa fu il primo Stato costiero membro della Convenzione a inviare alla Commissione una richiesta di estensione della propria piattaforma continentale. Secondo la Russia, una vasta porzione del Mar Glaciale Artico – che andrebbe addirittura a comprendere il Polo Nord geografico – deve essere considerata come un’estensione del territorio nazionale russo. È dal 2001 (anche se la pretesa originale è stata diverse volte rivista e corretta nel corso degli anni) che la Russia attende la decisione della Commissione.
Lo scorso 6 febbraio, la Commissione ha finalmente fornito una risposta al documento presentato dalla Russia nel 2015 (che andava ad aggiornare quello del 2013, a sua volta evoluzione del primo). La Commissione ha approvato la gran parte delle rivendicazioni russe su un’area di mare con un’area di circa due milioni di chilometri quadrati.
Le prove geologiche non sono state reputate sufficienti per approvare solo la rivendicazione sui circa 300mila chilometri quadrati del Bacino di Amundsen, la più profonda piana abissale del Mar Glaciale Artico. Poco più di una settimana dopo, la Russia aveva già inviato una richiesta di riesame fornendo nuovi dati a supporto della propria pretesa.
È importante sottolineare il fatto che la Commissione non è in alcun modo un organo politico. Si tratta di un gruppo di esperti formato da geologi, geografi e oceanografi che svolge il proprio lavoro in maniera totalmente indipendente. Questi forniscono raccomandazioni, teoricamente non vincolanti – proprio in quanto “raccomandazioni” – ma che di fatto costituiscono un precedente impugnabile in caso di una controversia internazionale.
Lo stabilimento definitivo dei confini esterni della piattaforma continentale potrebbe ancora dipendere dall’eventuale accoglimento delle richieste di altri Stati vicini, ma in un momento storico in cui il ruolo internazionale della Russia è sempre più messo in discussione, questa è una vittoria potenzialmente molto importante. Sia a livello economico sia – e forse soprattutto – a livello politico.
Tommaso Bontempi
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