Per la prima volta una nave tank di petrolio è salpata dalle acque di Murmansk destinazione Rizhao, situata a Nord di Shanghai sul Mar Giallo cinese, attraverso il Mar Glaciale Artico.
Trattasi della nave tank artica Vasily Dinkov, appartenente alla compagnia russa Sovcomflot, Ice-class Arc6, che di norma fa spola tra i terminal petroliferi di Varandey e Murmansk distanti neanche un migliaio di chilometri. Ma che questa volta si è spinta in esplorazione per più di 11 mila chilometri verso la Cina per la durata di circa un mese e mezzo di viaggio.
Fatto da non trascurare: il carico di oro nero diretto verso la Cina arriva solo dopo appena pochi giorni l’introduzione da parte dell’Unione Europea del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che riguarda proprio il petrolio e alcuni derivati. Gli Stati dell’Unione, infatti, dal 5 Dicembre non possono più acquistare dalla Russia greggio e alcuni dei suoi prodotti derivati.
Questo embargo de facto ha l’obiettivo di rendere sempre più difficile all’industria petrolifera Russa l’esportazione di una delle sue materie prime più importanti verso l’Unione Europea, che risulta ancora il maggior mercato di riferimento. Le conseguenze di tale provvedimento ricadono inevitabilmente e in maniera gravosa sull’ Artico russo e sulle compagnie come Lukoil, Gazprom e Rosneft, che possiedono giacimenti petroliferi e numerose infrastrutture collegate.
Per capire l’importanza del bacino petrolifero artico russo, basti pensare che stando a Gazprom Neft – terzo produttore del Paese – i giacimenti di petrolio artico ammontano a circa un terzo della sua produzione totale.
Nel 2020 il Novy Port project di Gazprom ha incrementato del 5% la sua produzione, arrivando a un totale di quasi 15 milioni di tonnellate di petrolio. L’insediamento offshore di Prirazlomnoye – giacimento da riserve per 610 milioni di barili di petrolio – ha consegnato oltre 3 milioni di tonnellate di oro nero, con una crescita costante annuale pari al 3%.
A completare il quadro, il terminal Lukoil Varandey terminerà il 2022 con estrazioni di più di 6 milioni di tonnellate di petrolio. Davanti a questo scenario l’embargo europeo rischia di restringere la produzione di petrolio russo al solo mercato interno.
Davanti a questo scenario l’embargo europeo rischia di restringere la produzione di petrolio russo al solo mercato interno, di qui il bisogno del Cremlino di cercare nuovi mercati e soddisfare la necessità di export che richiede una materia prima come il petrolio.
Come già argomentato in precedenza, i nuovi mercati per la Russia significano soprattutto Asia. E la Northern Sea Route (NSR) può esser un aiuto logistico di non poco conto. Le parole del Vice Primo Ministro Russo Aleksandr Novak si dirigono in tal verso:
“Con le nuove pressioni senza precedenti sull’economia russa da parte dei paesi occidentali, l’importanza della rotta del Mare del Nord come arteria di trasporto marittimo […] è notevolmente aumentata”.“Il nostro compito è sviluppare questa arteria in maniera sistematica”, ha sottolineato l’alto funzionario.
Le retorica del Cremlino sull’importanza della NSR è ridondante. Nonostante i limiti già ampiamente sottolineati della rotta artica, è però significativo l’approccio enfatico della Russia. L’obiettivo di trovare un vantaggio competitivo si fa sempre più soffocante per il colosso geografico russo, che al momento è ristretto da una parte dalla trappola dell’Occidente e dall’altra dalla trappola dei ghiacci.
Durante il China-Russia Energy Business Forum di inizio Dicembre, l’Amministratore Delegato di Rosneft Igor Sechin ha elogiato la superpotenza asiatica e il suo presidente Xi Jinping, affermando che “la cooperazione tra Russia e Cina nell’Artico si sta sviluppando in maniera dinamica, e per questo accogliamo con favore l’arrivo di partner cinesi su determinati progetti di sviluppo”.
La Cina è oggi presente in diversi progetti infrastrutturali russi nell’Artico, tra cui gli impianti Yamal LNG e Arctic LNG 2 di Novatek. Nel corso dell’ultimo anno, nonostante una stagione favorevole da un punto di vista climatico per la navigazione, nessuno scafo cinese ha solcato la Northern Sea Route.
Andrea Arena
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