Con il riscaldamento delle acque e il cambiamento delle condizioni climatiche, la Russia punta sullo sviluppo della pesca nell’Artico investendo in flotte, infrastrutture e dotandosi di un ricco apparato di leggi e regolamentazioni.
Le risorse biologiche hanno sempre giocato un ruolo cruciale nell’economia delle regioni artiche e nella sopravvivenza delle popolazioni autoctone. Nei mari che bagnano la costa settentrionale della Russia, dal Mare dei Ciukci a est fino al Mare di Barents a ovest, la pesca resta un’attività limitata, frenata dalla carenza di infrastrutture, dalla bassa densità abitativa e dalle condizioni climatiche estreme. Un’eccezione è però rappresentata proprio dal Mare di Barents, le cui acque, ricche di risorse ittiche e libere dai ghiacci per gran parte dell’anno, ne fanno uno dei principali poli della pesca nell’Artico russo.
Il controllo sulla pesca nella Federazione Russa è effettuato dal Ministero dell’Agricoltura attraverso l’Agenzia federale della pesca (dall’accattivante nome di ROSRYBOLOVSTVO). Dei bacini ittici nei quali sono suddivise le acque russe a livello federale, quelli che coprono il Mar Glaciale Artico sono quello “settentrionale” (che comprende il Mare di Barents), quello “della Siberia occidentale” e “orientale” e quello “dell’Estremo Oriente”. La Dottrina marittima della Federazione Russa, entrata in vigore il 31 luglio del 2022 con la firma del presidente Putin, si occupa della determinazione da parte dello Stato degli obiettivi e dei principi per la realizzazione degli interessi nazionali limitatamente alle acque costiere, alle acque interne e alla Zona Economica Esclusiva.
Questo documento intende quindi naturalmente regolare anche la pesca, ponendo l’accento sul mantenimento della sovranità territoriale sulle acque russe e sullo sfruttamento delle risorse marine, minerali, energetiche e biologiche. La dottrina, relativamente allo sviluppo e alla conservazione delle risorse degli oceani, tratta nello specifico dell’utilizzo razionale delle “biorisorse” marittime.
Secondo, poi, un altro documento federale – la Strategia per lo sviluppo del complesso ittico della Federazione Russa fino al 2030 – uno degli obiettivi è quello di studiare le future prospettive della pesca industriale in quei mari dove una consolidata attività di pesca ancora non si svolge, quali quello di Kara o quello dei Ciukci, approfittando delle nuove condizioni climatiche.
Infine, la Strategia per lo sviluppo della Zona artica della Federazione Russa e il mantenimento della sicurezza nazionale fino al 2035 (altro importante documento programmatico governativo) promette l’attuazione di diverse misure, tra cui investimenti in progetti industriali relativi alla pesca quali impianti di lavorazione del pesce o di allevamento ittico e misure di contrasto alla pesca di frodo e al contrabbando.
La Federazione Russa era, nel 2022, il quinto produttore mondiale di pesce non da allevamento. Le quasi cinque milioni di tonnellate di pescato russo corrispondono a circa il 5,7% del totale mondiale.
Il governo russo, attraverso ROSRYBOLOVSTVO, a partire dai primi anni Duemila ha lavorato al fine di migliorare le prospettive dell’industria ittica russa, settore rilevante dell’economia nazionale. Gli investimenti riguardano, soprattutto, il miglioramento delle capacità e dell’operabilità delle flotte di pescherecci e gli impianti industriali di lavorazione del pescato; questi, in anni recenti, hanno convinto diverse compagnie di pesca multinazionali a investire e a operare in Russia, facendo uso delle attrezzature disponibili localmente.
L’efficace sfruttamento delle risorse ittiche dipende da diversi fattori quali la continua esplorazione scientifica e raccolta dei dati sul campo (che rimangono indispensabili per avere un’idea del posizionamento e della consistenza stagionali delle popolazioni ittiche) insieme all’investimento nelle flotte di pescherecci russi. L’età delle imbarcazioni, molte delle quali di eredità sovietica, è infatti piuttosto elevata.
Negli ultimi anni sono però stati firmati contratti di costruzione di nuovi vascelli per circa due miliardi di dollari statunitensi. Strettamente legato alla modernizzazione della flotta, allo studio scientifico del clima, dei fondali nonché delle migrazioni dei banchi di pesce, è il contrasto alla pesca indiscriminata, che rischia di turbare un così fragile ambiente naturale.
A oggi, il riscaldamento delle acque del Mar Glaciale Artico sta portando alla comparsa di nuove popolazioni ittiche entro le sue acque: la piattaforma continentale fino ai 200 metri di profondità offre ormai un ottimo habitat per diverse specie quali il merluzzo nordico, il mallotto, il pollack, lo scorfano atlantico, il granchio e il gamberetto boreale.
Tommaso Bontempi
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