Russia, Norvegia e Canada rinforzano le proprie difese

L’estate appena trascorsa sarà ricordata certamente come una delle più calde per l’Artico, e non solo per la temperatura complessiva registrata. Questo perché l’attenzione mondiale si è rivolta a queste latitudini a causa dei grandi incendi che hanno devastato la Siberia, e che hanno portato anche il pubblico italiano a guardare con maggiore attenzione al tema dell’ambiente artico.

Tsentr 2019” è la nuova esercitazione della Russia, che vedrà la luce proprio in questo settembre. L’esercitazione del Comando Strategico rappresenta un nuovo step per testare le capacità della Difesa di Mosca. Dopo la “Vostok 2018”, che aveva coinvolto ufficialmente la bellezza di 300.000 militari, la “Tsentr 2019” (“Centro”) non sarà certamente di minore impatto. La maggior parte di queste esercitazioni sono di routine, per così dire, e a rotazione sui vari teatri, dall’Asia centrale alle steppe orientali. L’ultima “Tsentr” si è svolta nel 2015, coinvolgendo oltre 100.000 unità dell’esercito russo.

La particolarità di quest’anno risiede nel fatto che tale esercitazione si svolgerà all’estremità settentrionale della Northern Sea Route (NSR), il corridoio marittimo che collega Europa e Asia costeggiando il territorio governato da Mosca. L’esercitazione dovrebbe concentrarsi – ma il condizionale qui è d’obbligo – sul mantenimento degli alti standard di preparazione e combattimento in un territorio ostile come l’Artico. Ma servirà anche a mandare messaggi impliciti ai partner e agli avversari di sempre, NATO e USA su tutti: capacità di gestione di numeri immensi in territorio ostico, dimostrazione di mantenimento di un’ampia forza regionale.

Un’immagine di Tsentr 2015

“Tsentr 2019” sarà inoltre l’occasione per testare materiali, tecnologie e nuovi sistemi d’arma, lavorando simultaneamente su tutte le ex basi sovietiche rimesse a nuovo nell’ultimo periodo. Le dimensioni di “Tsentr 2019” sono così vaste da impiegare sicuramente l’intera Flotta del Nord insieme al supporto di una parte della Flotta del Pacifico. Come se non bastasse, verranno anche integrate le nuove brigate artiche russe e contingenti della “Collective Security Treaty Organization” (CSTO), gruppo che comprende Armenia, Kazakhistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Saranno inoltre 1,600 le unità cinesi di supporto alla “Tsentr 2019”, segnale molto importante per tutti coloro che guarderanno a questa esercitazione.

Sempre dalla Russia arriva la notizia della costruzione di 12 nuove fregate “Project 22350M“, versione migliorata delle unità classe “Admiral Gorshkov”, in grado di essere equipaggiate con un massimo di 48 missili del tipo “Kalibr“, “Oniks” e “Tsirkon“. La prima a entrare in acqua vedrà la luce intorno al 2025, e l’intero naviglio dovrebbe avere un dislocamento ipotizzato di 7000 tonnellate a pieno carico.

Il rinnovo della Guardia Costiera canadese

Sulle sponde opposte dell’Oceano Artico, il Canada ha recentemente annunciato il rinnovamento della componente navale della Canadian Coast Guard, con un investimento di 11,6 miliardi di dollari per la realizzazione di 18 nuove unità marittime. Saranno i cantieri Irving di Halifax a realizzare due ulteriori unità di pattugliamento artico (AOPS, Arctic Offshore Patrol Ships) della classe “Harry DeWolf”, in base alla National Shipbuilding Strategy (NSS).

Saranno invece i cantieri Seaspan di Vancouver a costruire le 16 unità multi-ruolo, in grado di operare in condizioni di ghiaccio leggero e per attività di Search&Rescue e anti-inquinamento. Il Governo del Canada ha assegnato ai cantieri Chantier Davie de Levis un contratto di refitting per il rompighiaccio “Louis S. St. Laurent“, per allungarne la vita operativa fino al 2022-2023. Gli stessi cantieri del Quebec sono coinvolti nel programma di trasformazione di tre unità civili in piattaforme rompighiaccio.

Le mosse della Norvegia

Anche la Norvegia si muove su questo fronte. Dopo il grave incidente – per fortuna senza vittime – che aveva coinvolto la fregata Helge Ingstad – il governo di Oslo ha deciso di non procedere cone la riparazione della stessa unità navale. Il costo della riparazione si aggirerebbe sugli 1,65 miliardi di dollari, senza calcolare il costo della completa sostituzione delle strumentazioni. La costruzione ex novo di una nuova fregata costerebbe invece 1,53 miliardi di dollari, investimento ritenuto necessario per mantenere inalterati gli standard di sicurezza della Difesa norvegese.

Leonardo Parigi © Tutti i diritti riservati

Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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