Photo: Alexei Nikolskiy, RIA Novosti
Tra ambizioni economiche e tensioni geopolitiche, il VI Forum Artico di Murmansk rivela la doppia strategia della Russia nel Grande Nord.
In occasione della Giornata dell’Artico, si è svolto un ciclo di riunioni che ha coinvolto il governatore della regione di Murmansk, Andrej Čibis, il segretario del Consiglio di Stato, Aleksej Djumin, e il ministro per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, Aleksej Čekunkov.
Aleksej Djumin ha sottolineato la crescente importanza della regione artica per la Russia, evidenziando la necessità di interventi economici mirati per garantirne lo sviluppo socioeconomico. Attualmente sono in fase di realizzazione circa 1.000 nuovi progetti, con un volume totale di investimenti stimato intorno ai 2.000 miliardi di rubli e, complessivamente, il valore dei progetti e degli investimenti effettuati nella regione ha raggiunto i 30mila miliardi di rubli. Tuttavia, le sanzioni occidentali e i costi elevati della guerra in Ucraina hanno rallentato in modo significativo lo sviluppo della regione artica russa.
Durante gli incontri, i partecipanti hanno affrontato diverse tematiche, tra cui lo sviluppo socioeconomico della zona artica controllata dalla Russia, l’espansione della Rotta del Mare del Nord e la presentazione di nuove proposte nell’ambito del VI Forum Artico Internazionale. Nei giorni precedenti al Forum Artico, uno dei temi principali è stato quello di garantire uno sviluppo economico e sociale per i cittadini russi che vivono nella zona artica, contraddistinta da condizioni climatiche e sociali estreme. Il rapporto tra densità abitativa e rilevanza economica è completamente sbilanciato: solo l’1,3% della popolazione russa vive nella regione artica, ma la zona contribuisce per il 12-15% al PIL e rappresenta il 25% delle esportazioni totali.
La Russia rimane la potenza egemone della regione Artica sia perché dispone della più avanzata flotta di rompighiaccio al mondo e sia per la vicinanza geografica con l’Artico. Il Cremlino ha dato priorità all’espansione economica nell’Artico in particolare focalizzandosi sull’estrazione di materie prime tra cui idrocarburi e terre rare, sviluppando imponenti infrastrutture.
Le potenze occidentali guardano con crescente preoccupazione le mire espansionistiche russe e la militarizzazione dell’Artico. Infatti, nello scacchiere geopolitico della regione si stanno affacciando nuove potenze tra cui spicca la Cina, il principale partner commerciale russo, e altri Stati come India e Azerbaigian, Kazakistan, Iran e Turkmenistan che stanno sviluppando una serie di interscambi commerciali con il Cremlino anche al fine di superare le sanzioni occidentali con strategiche joint venture.
Il 26 e il 27 marzo si è svolto il VI Forum Artico, significativamente intitolato “Artico, territorio di dialogo”; l’evento si è tenuto a Murmansk e ha visto la partecipazione di policymaker, stakeholder ed esperti per discutere del futuro della regione. Mosca ha assunto il ruolo di leader degli affari artici proponendo una maggiore cooperazione tra gli Stati, ma al contempo ha rivolto aspre critiche all’Occidente, accusato di aver ostracizzato la Russia dalla governance regionale.
La narrazione dominante sulle ambizioni artiche russe si fonda sulla contiguità territoriale e sulla lunga storia che lega la Russia alla regione. Mosca percepisce la sua presenza nell’Artico come un apodittico diritto di sovranità consolidato grazie a secoli di espansioni e spedizioni nel Grande Nord. Il consigliere artico di Putin, Anton Kobjakov, ha ribadito durante il forum che ogni tentativo di escludere la Russia dalle questioni dell’Artico è da considerarsi inaccettabile e controproducente. Le dichiarazioni di Kobjakov devono essere analizzate come un’ulteriore affermazione della sovranità territoriale regionale adombrata dalla paura di essere esclusi da possibili forme di dialogo e di cooperazione economica.
La trasformazione dell’Artico in uno spazio strategico conteso per le sue risorse aumenta il rischio di una eccessiva militarizzazione della regione, riducendo le possibilità di compromessi diplomatici. La dimensione securitaria della Russia è fortemente influenzata dal senso di accerchiamento da parte della Nato, che ha ampliato la sua membership con l’ingresso della Finlandia e della Svezia, Stati che fanno parte del Consiglio Artico. Durante il forum non vi è stata la partecipazione di nessun membro del Consiglio Artico ad esclusione della Norvegia, rappresentata dall’ambasciatore Morten Høglund con un video preregistrato. Tuttavia, le autorità norvegesi hanno dichiarato che la partecipazione dell’ambasciatore non equivale alla partecipazione della Norvegia come Stato.
Il forum ha messo in luce la contraddittoria narrativa russa che da un lato si presenta aperta al dialogo, ma dall’altro coglie l’occasione dell’evento per criticare aspramente l’Occidente e in particolare la NATO. Degno di nota, è stato il riferimento indiretto di Putin alla proposta di annessione di Trump alla Groenlandia, avanzata già nel 2019 e riproposta durante la sua attuale presidenza. Secondo diversi analisti i due leader mondiali sono accomunati dallo scetticismo nei confronti delle istituzioni multilaterali, privilegiando un modello di politica estera fondato sulla sovranità e sulla proiezione della propria influenza su nuovi domini.
L’appoggio di Putin non equivale a un’apertura al dialogo con il mondo occidentale, piuttosto al disconoscimento nei confronti del Diritto internazionale anche per norme ius cogens come il divieto dell’uso della forza e il rispetto della sovranità degli Stati. Il forum, secondo il Professor Kari Aga Myklebost, intervistato dal Barents Observer, deve essere letto come una strategia propagandistica di Putin, che ha cercato di aprire timidi cenni di dialogo con l’Occidente accennando lontanamente a possibili cooperazioni economiche per rinforzare l’idea di una potenza egemone aperta al dialogo. Dunque il destino del Grande Nord dipenderà in larga parte dalla risposta occidentale e dalla possibilità di instaurare un concreto dialogo con Mosca.
Giorgio Cacciotti
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