Breve esempio di come l’azienda mineraria di Stato russa persegua l’autosufficienza estrattiva nei metalli tecnologici. Quinto episodio sulle Terre Rare in collaborazione con Osservatorio Russia.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di Terre Rare e della delicatezza geopolitica della relativa filiera logistica, “dalla miniera al magnete”, alla luce del montante scontro egemonico sino-statunitense.
I R.E.E. sono metalli. Ma non sono gli unici elementi della tavola di Mendeleev ad essere considerati indispensabili per quella che viene ormai riconosciuta come la Quarta Rivoluzione Industriale alle porte (un mix tra automazione, magnetizzazione, digitalizzazione e transizione ecologica).
Nella elencazione dell’Unione Europea delle materie prime critiche nel 2020, ben 21 elementi su 30 sono metalli (Afnio, Antimonio, Berillio, Bismuto, Cobalto, Gallio, Germanio, Indio, Litio, Magnesio, Niobio, Scandio, Silicio, Stronzio, Tantalio, Titanio, Tungsteno, Vanadio ed Elementi di Terre Rare pesanti, Elementi di Terre Rare leggere e metalli del gruppo del Platino).
L’immenso altopiano della Siberia Orientale è lo scrigno geomorfologico ove, grazie ai particolari tipi di rocce, si possono ritrovare minerali metallici. Alcuni addirittura in forma cosiddetta nativa (cioè elementi chimici che possono presentarsi in natura anche a sé stanti, senza legami con altri elementi della tavola periodica), come l’Oro e l’Argento, per esempio. Nel caso in questione ci concentreremo brevemente sui minerali dell’Ilmenite e dello Zirconio.
L’Ilmenite è un minerale metallifero costituito da Ferro e Titanio. Il suo nome deriva significativamente dalla zona dei Monti Ilmen, negli Urali, ove è presente in abbondanza. Il Ferro è fondamentale per sviluppare le leghe utili ai magneti permanenti dei motori elettrici. È un elemento abbondante e ben conosciuto dalla metallurgia umana. Lo Zirconio è un altro minerale ricco di Zircone, un metallo molto richiesto nel comparto nucleare.
Sia l’Ilmenite che lo Zirconio sono i cavalli di battaglia di un’impianto che opera nell’oblast di Tomsk, nella Siberia meridionale, la Tugansk Ore Mining and Processing Plant Enterprise “Ilmenite” (abbreviabile in “TOMPE”).
Progetto industriale sorto nel 2002, ha avuto un’accelerazione nel 2012 grazie ai capitali esteri del fondo Izurium Capital Advisers, da cui la certificazione internazionale JORC nel 2013 sulla stima delle risorse e delle riserve (per tramite della “solita” società australiana – pare che siano campioni nel settore) e le successive attività di progettazione e messa in opera, in cui figurano TOMS Engineering (San Pietroburgo) e l’italiana Minerali Industriali.
Izurium è un hedge fund, cioè un “fondo di fondi di investimento” , con ragione sociale inglese (28 Bolton Street London). In Finanza, un hedge fund raccoglie sottoscrizioni da clienti o fondi facoltosi, che ricorrono a questi agenti finanziari in quanto soggetti a blandi controlli da parte delle autorità preposte.
Giocoforza, non è facile risalire all’assetto proprietario di Izurium (il loro sito non è raggiungibile, per esempio). Con un po’ di ricerca si riesce a sapere che i soci principali sono SISU e Francisco Partners (San Francisco), due private equity, fondi che raccolgono finanziamenti per attività ad elevati rischio e rendimento.
Saremmo portati a pensare che tali attori finanziari siano propensi esclusivamente ad operazioni speculative, mordi e fuggi, di breve o brevissimo termine. Invece, il fatto che Izurium abbia dedicato ben dieci anni in un progetto industriale significa che aveva ben chiare le potenzialità di un’impresa mineraria metallifera nel grande gioco che si stava presagendo agli albori della Quarta Rivoluzione Industriale. E tanta lungimiranza oggi raccoglie i suoi frutti.
Nel Maggio 2021, la divisione mineraria di Rosatom, ARMZ (acronimo di Atomredmetzolo) entra nella partita, facendo partecipare la sua filiale United Uranium Enterprises LLC al finanziamento di 500 milioni di rubli nella costruzione dell’impianto di estrazione e lavorazione della TOMPE.
Il 23 Dicembre 2021 United Uranium Enterprises diventa azionista del 25% di TOMPE, ad una cifra rimasta segreta, con riserva di poter aumentare la propria quota di partecipazione. Il 27 Dicembre 2021 inizia l’attività industriale dell’impianto.
L’ambizione è di divenire la principale produzione su vasta scala di R.E.E. e metalli rari nell’ambito della tabella di marcia della Federazione Russa “Tecnologie di nuovi materiali e sostanze”.
La capacità di elaborazione garantirà stabilità e sicurezza nell’approvvigionamento di concentrati strategicamente importanti (zirconio, titanio e rutilo-leucoxene) per le esigenze di ROSATOM e di altre grandi imprese russe.
Come visto negli episodi precedenti, i criteri di analisi di un progetto minerario sono: accessibilità (il sito di Tugansk si trova a 35 km a nord-est di Tomsk, con un’infrastruttura ben sviluppata e vicina alla Transiberiana), durata (si prevede di estrarre per ben 80 anni circa 115 Mtpa – Milioni di tonnellate per anno – di materiale), trasporto (è in essere una rete ferroviaria dedicata) e convenienza (oltre ai prodotti principali, come i concentrati di zircone e ferro-titanio, della cui importanza abbiamo già accennato, è prevista l’elaborazione di grandi quantità di sabbie vetrose e calibrate).
ROSATOM riceverà i necessari concentrati di zirconio e titanio, che attualmente vengono importati dall’estero. Inoltre, saranno soddisfatte le esigenze delle principali aziende dell’industria high-tech russa: Chepetsky Mechanical Plant JSC, produttore di rivestimenti in zirconio per combustibile nucleare (gestito da TVEL JSC, la divisione carburanti di ROSATOM) e la VSMPO-AVISMA Corporation, un produttore di titanio e leghe di titanio.
Altri consumatori di concentrati di metalli rari saranno le imprese industriali russe per la produzione di biossido di titanio, ferroleghe, elettrodi per saldatura, materiali refrattari, zircone metallico e ceramica.
Sabbie di quarzo di diversi tipi e granulometrie verranno utilizzate per le industrie del vetro e delle fonderie, per la generazione di malte secche, come riempitivi per sabbiere nelle locomotive ferroviarie e nei filtri per il trattamento delle acque.
I documenti delle operazioni tra i vari soggetti in questione sono stati firmati da Ruslan Dimukhamedov, direttore dello sviluppo aziendale di ARMZ e direttore generale di United Uranium Enterprises LLC, Andrei Kabanov, vertice del complesso minerario di TOMPE, e Roman Mironchik, uno dei manager di punta di Izurium.
Ruslan Dimukhamedov è una persona chiave nei propositi russi di indipendenza estrattivo-manifatturiera. Non solo ha un ruolo chiave in ARMZ e nel progetto Tugansk, ma è anche il capo formale dell’Associazione dei produttori e dei consumatori di metalli rari e di Terre Rare.
Ruslan viene da Kazan, la sesta città russa, nel Tatarstan, ove ha avuto una formazione superiore in Matematica. Ha poi ivi frequentato l’Accademia di Management “TISBI”, con focus in Economia dei Mercati. Quindi, si è specializzato alla Management School of Moscow “SKOLKOVO” in Gestione delle Innovazioni tecnologiche.
Fin dal 2009 è direttore del programma di sviluppo aziendale in ARMZ. Non si sceglie una persona a caso in aziende industriali dal respiro lungo come ROSATOM. Dodici anni è un lasso di tempo lungo per un dirigente-dipendente.
Continuità e affidabilità sono requisiti fondamentali in conglomerati che hanno visioni di business a lungo termine. Ruslan Dimukhamedov pare avere tali qualità. Nel suo profilo LinkedIn si evince che ha solo 115 contatti (soprattutto conoscenze in ROSATOM, ARMZ e le ditte in cui ha lavorato in precedenza): pochini per un manager che tiene le redini del programma di emancipazione industriale russa sulle Terre Rare, in primis.
Segno di personalità schiva (ho provato a contattarlo tramite LinkedIn, ma invano), poca avvezzo a passare tempo sui Social. Dalle poche immagini disponibili online non si coglie molto. La mano sinistra è priva di anelli, ma in Russia la fede nuziale si porta sulla destra. È probabile che un persona del genere, che girerà di continuo il centro-est della Russia, sia sposato soprattutto col proprio lavoro.
Ruslan Dimukhamedov non è un geologo né un esperto di minerali. Ha una basilare formazione matematica e un background in management. Dalla cronologia dei suoi studi si può dedurre che abbia circa 42 anni (ha iniziato le Superiori nel 1993) e che, dunque, ad appena 30 anni era già a capo di un dipartimento cruciale nel settore minerario pubblico.
Forse la Russia sta in parte cambiando: accetta che i suoi manager statali siano meno tecnici rispetto a prima, ma che rimangano dediti alla “causa”. Ruslan Dimukhamedov pare rispettare tali criteri. Un ragazzo stakanovista del post-1989 è, dopotutto, un buon compromesso per tentare a diversificare un’economia che si regge sui carbon fossili.
“L’Orso Polare” è la rubrica di Marco Leone che viene pubblicata in partnership con Osservatorio Russia. Osservatorio Artico e Osservatorio Russia collaborano per fornire un’informazione precisa sul mondo russo e sulla sua relazione diretta con l’Artico, campo cruciale per la geopolitica futura”.
Marco Leone
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