Il ministro Lavrov annuncia l’abbandono della cooperazione di Barents da parte della Federazione Russa, una decisione che potenzialmente ridefinisce il concetto di cooperazione nell’Artico.
Il Barents Euro-Arctic Council è un’organizzazione regionale che unisce i Paesi dell’Artico europeo (la Danimarca, la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia, la Russia e la Svezia, oltre alla Commissione Europea) e dal 1993 costituisce un esempio di cooperazione tutta europea nella regione.
Le organizzazioni regionali sono entità costituite da Stati che si uniscono in una specifica area geografica per affrontare insieme questioni di interesse comune. Il Barents Euro-Arctic Council nacque quindi con lo scopo preciso di ridurre possibili tensioni tra gli Stati circostanti il Mare di Barents.
All’interno del Barents Council, la cooperazione si è sempre svolta su due livelli distinti: quello intergovernativo, diciamo più “classico” (la presidenza biennale del Consiglio ruota tra le Finlandia, Norvegia, Russia e Svezia), e quello regionale. È interessante che sia stata prevista sin dal principio l’esistenza del Barents Regional Council. Secondo la logica con la quale è stato fondato il Consiglio, infatti, la cooperazione non si può e non si deve fare a livello esclusivamente governativo.
La presenza delle autorità locali in rappresentanza delle regioni geograficamente situate nell’Artico enfatizza la particolarità della politica artica, che deve naturalmente tenere in considerazione le esigenze delle popolazioni locali.
Stando a quanto indicato dal Consiglio stesso, la cooperazione di Barents ha contribuito a creare un nuovo senso di unità e di vicinanza tra le persone che abitano la regione. Il Consiglio pone inoltre grande attenzione al rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, che al suo interno sono rappresentate mantenendo un ruolo consultivo nei confronti dei corpi decisionali.
Nonostante ruolo che abbiamo appena delineato dell’organizzazione, recentissima è la decisione del Governo russo, espressa attraverso il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, di ritirare la Russia dalla cooperazione di Barents. Questa decisione è stata influenzata dalla catena di eventi messa in modo dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha portato a una “sostanziale paralisi” del Consiglio, principalmente a causa dell’opposizione dei “membri occidentali”. Ossia tutti, a eccezione della Russia.
Conosciamo bene il forte, fortissimo interesse che la Federazione Russa del presidente Putin ha sempre manifestato nei confronti della regione artica. Sfruttando organizzazioni come il Barents Euro-Arctic Council o il Consiglio Artico, la Russia è in grado di condire i propri obiettivi con una abbondante annaffiata di cooperazione, tanto cara all’opinione pubblica internazionale, che quindi risultano indispensabili per la sua politica artica.
L’interruzione dei lavori della cooperazione di Barents, menzionata dal Ministro Lavrov, ricalca quanto accaduto l’anno scorso in seno al Consiglio Artico, una ben più ampia arena internazionale di cooperazione sulle questioni artiche. La Russia non si è ritirata dal Consiglio Artico, dimostrandosi però pronta a uscire dalla cooperazione di Barents adducendo la responsabilità ai propri “partner” (le virgolette sono nel testo originale della dichiarazione).
Questa mossa mira a comunicare alla comunità internazionale occidentale che la Russia non intende più subire “mancanze di rispetto, restrizioni ai propri diritti o atteggiamenti intimidatori”, preferendo perseguire le proprie iniziative in modo indipendente piuttosto che affiliarsi a nazioni ora percepite come “ostili”. Pare che questa percezione sia ampiamente condivisa, sia a livello politico sia nella società russa in generale.
Sembra infatti che l’uscita della Russia dal Consiglio sia nient’altro che naturale, secondo le opinioni e le dichiarazioni di eminenti politici e accademici russi, e che si inserisca in un sempre più irreversibile processo di smantellamento della cooperazione internazionale nell’Artico. La Russia per ora non intende rinunciare a questa in toto: manterrà infatti la membership del Consiglio Artico “fintanto che i suoi diritti e interessi saranno riconosciuti”.
Il Consiglio Artico è ancora considerato un’organizzazione globale non incline a essere influenzata da politiche di parte, a differenza del Consiglio di Barents, “politicizzato” e sostanzialmente alla mercè dell’Unione Europea, secondo il Governo russo.
E la cooperazione globale sembra davvero ciò a cui la Russia è ora più interessata: la Cina e l’India sono infatti sempre più “partner” della Russia e da questa sempre più coinvolti sulle questioni artiche, in una regione che sembra proprio non avere nulla a che fare con i giganti dell’Asia.
Tommaso Bontempi
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Amo la Russia che conosco bene, conosco bene pure l'Artico essendo stata al Polo Nord col rompighiaccio Iamal dal 22 luglio al 5 agosto del 2008. Torno sempre volentieri in Russia. Viva la Russia e viva Putin