Se NATO e Russia si confrontano aspramente in altri scenari, nelle latitudini più settentrionali i due schieramenti lavorano insieme su determinati temi.
Il Consiglio Artico, fondato nel 1996 dagli 8 Stati artici, è attualmente il principale forum di dialogo e cooperazione tra questi e i rappresentanti permanenti delle popolazioni indigene artiche. Gli otto stati artici si alternano a cicli di due anni alla sua Presidenza, che a maggio 2021 è passata alla Federazione Russa, la quale svolgerà questo incarico fino al 2023.
La presidenza di Mosca, con il motto “Responsible Governance for Sustainable Arctic”, punta a dare continuità alle agende di Finlandia e Islanda, che hanno occupato questo incarico negli anni precedenti. Il focus particolare non può che essere sullo sviluppo sostenibile della regione a livello ambientale, sociale ed economico, basato su tecnologie sicure a livello di impatto ambientale.
Punta a fare ciò attraverso la promozione di approcci collettivi, in particolare in alcune aree identificate come prioritarie e attraverso una serie di eventi che avranno luogo nel corso di questo triennio.
Queste priorità riflettono gli interessi più generali che la Russia – come potenza strategica a livello internazionale – ha nella regione artica. E in particolare l’accesso alle risorse naturali della Arctic Zone of the Russian Federation (AZRF), più facilmente accessibili come conseguenza del cambiamento climatico e del suo grande impatto in quest’area del pianeta.
Ma le risorse, come sappiamo, non rappresentano l’unico veicolo di crescita e di interesse per la regione. L’apertura della rotta commerciale denominata Northern Sea Route, insieme alla presenza militare di truppe russe nella regione come dimostrazione della propria sovranità sul territorio, sono due dei più plastici esempi della proiezione di Mosca in Artico.
Tra i punti principali della presidenza russa del Consiglio Artico:
La Russia definisce come priorità in questo ambito lo sviluppo e la promozione del capitale umano nell’Artico, promuovendo un ambiente urbano moderno nelle città della regione, progetti e iniziative volte alla digitalizzazione e al miglioramento del sistema sanitario artico e promuovendo l’accesso all’educazione.
In questo ambito, la Russia promette di implementare misure per la protezione, salvaguardia e ripristino dell’ambiente artico e per la gestione delle risorse artiche.
La Russia, riconoscendo l’importanza di bilanciare gli interessi di crescita economica e del minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente, propone di promuovere nuove tecnologie sostenibili e l’uso di energia rinnovabile, di promuovere il turismo sostenibile nella regione e di rendere le nuove rotte commerciali allo stesso tempo efficienti a livello economico e sostenibili a livello ambientale.
La Russia sostiene l’importanza di promuovere la cooperazione artica a livello internazionale, sia a livello scientifico che per raggiungere altri obiettivi comunitari, e punta ad ottenere una cooperazione ancora più solida con tutti i membri del Consiglio, inclusi i Partecipanti Permanenti, gli Osservatori (di cui l’Italia fa parte dal 2013) e altri interessati.
A seguito delle mosse strategico-militari russe in Siria e Ucraina, la partecipazione di questa potenza alla cooperazione e alle attività del Consiglio era diminuita, per poi riprendere con l’incarico alla presidenza.
Viene spontaneo chiedersi, dunque, a seguito delle recenti mosse contro l’Ucraina, come e se il ruolo della Russia e il suo atteggiamento verso l’Artico subirà dei cambiamenti. Gli interessi di Mosca si muovono su tante e diverse direttrici di intervento.
Dallo sviluppo delle coste allo sfruttamento dei bacini di idrocarburi, dalla ricostruzione del suo settore militare più specifico a una politica di coinvolgimento in determinate aree, magari puntando a nuove installazioni energetiche.
La presidenza russa, con ancora oltre un anno davanti di lavoro, sarà probabilmente il tavolo di confronto migliore tra Mosca e i partner regionali anche per parlare di altri temi, ovviamente in separata sede. Perché se il Consiglio Artico è un forum di grande successo di cooperazione internazionale, lo si deve in parte anche al fatto che sicurezza e difesa non siano temi centrali nella sua missione.
Giulia Prior
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