Quanto c’è di vero nel pagamento del gas in rubli, come richiesto da Mosca? Il Diavolo si nasconde dietro i dettagli dei tecnicismi bancari.
In questo periodo abbiamo sentito notizie contrastanti riguardo il nostro rapporto da Europei con il gas russo. Da una parte sui media ci viene detto che tramite le forniture di gas russo stiamo finanziando la guerra in Ucraina, dall’altra Putin asserisce che non stanno incassando i nostri euro: cerchiamo di capirne di più.
Il 24 Marzo un contributo YouTube del sito di Limes ha permesso di dipanare la matassa, grazie all’analisi di Fabrizio Maronta, storico contributor della rivista. Maronta ha specificato che gli Europei tecnicamente stanno pagando il gas in euro ma che i russi non riescono ad utilizzare tali proventi. Com’è possibile ciò?
Il tutto si gioca su un tecnicismo bancario. I versamenti vengono effettuati sui conti correnti europei di Gazprom, il nostro fornitore russo di gas. Per via delle sanzioni europee, tali introiti risultano congelati, intrasferibili, dunque inutilizzabili da parte dei russi.
La soluzione proposta da Putin tramite un recentissimo decreto è stata di invitare i clienti europei ad aprire il medesimo account presso la Gazprom Bank, cioè nella giurisdizione monetaria russa. Il bonifico avverrà sempre in Euro e, poi, la Gazprom si occuperà di convertirli in rubli tramite espressa richiesta presso la Banca Centrale russa.
In fin dei conti, non cambierebbe granché rispetto a prima, trattandosi sempre della stessa partita di giro di conversione degli Euro incamerati in rubli. Eppure il Diavolo si nasconde nei dettagli (dei tecnicismi bancari).
Infatti, la soluzione di Putin avrebbe l’effetto di aggirare le sanzioni e permetterebbe alla Russia un duplice risultato: moneta fresca spendibile da parte dello Stato, e un rafforzamento del Rublo, grazie alla richiesta di rubli contro euro da parte di Gazprom verso l’Istituto bancario centrale.
Non solo. La dirigenza russa ha esplicitato di voler estendere lo stesso meccanismo anche ad altre commodities nazionali. Perché? Perché ciò darebbe adito allo Stato centrale di poter controllare i flussi bancari degli esportatori russi. E i maggiori operatori economici russi verso l’estero sono le grandi aziende di proprietà degli oligarchi.
Così, dietro alla mossa di Putin si nasconde un altro obiettivo: stringere il controllo dello Stato attorno ai potentati economici degli oligarchi. Infatti, un conto è che quest’ultimi abbiano un conto presso banche esterne alla Russia – preferibilmente Cipro, che, benché sia nell’UE, è un noto paradiso fiscale per i magnati russi – un altro è averne uno all’interno della Federazione, sotto l’egida di Elvira Nabiullina, il Governatore della Banca Centrale, una delle donne più potenti e discrete del mondo.
Così, quella che viene percepita da noi come una forzatura all’interno del quadro della guerra in Ucraina, probabilmente, è soprattutto un’ulteriore fase del classico cleavage alla Rokkan tra il Potere centrale e le residue sacche di autonomia dei feudi economici incarnati dagli Oligarchi. Tale tensione, Potere (zarista) centrale contro l’autonomia dei potentati locali è un leit motiv della storia russa.
Insomma, le mosse da scacchi della dirigenza russa andrebbero interpretate non solo nel rapporto con gli europei, ma anche riguardo al centenario e complesso rapporto di forza verso i l’aristocrazia russa della nostra epoca: gli Oligarchi.
Marco Leone
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