Regno Unito

L’importanza della Royal Navy

La Marina britannica svolge da secoli un ruolo da protagonista sul mare. E oggi più che mai l’importanza della Royal Navy di Sua Maestà diventa cruciale, con uno sguardo rivolto dalla Scozia all’Artico.

Royal Navy: flotta al servizio di Sua Maestà

Il ruolo storico della Royal Navy per la costruzione e il mantenimento dell’impero britannico è stato fondamentale. La sua preparazione e le sue operazioni hanno potuto mantenere la potenza britannica fino alla Prima Guerra mondiale, per poi cedere il timone agli Stati Uniti.

L’importanza della marina per gli stati marittimi è stata trattata da alcuni eminenti teorici, tra cui ricordiamo Alfred T. Mahan. La sua teoria sul controllo del mare, ampiamente espressa nel classico libro del 1890 “The Influence of Sea Power Upon History 1660-1783”, ha creato un vero e proprio caposaldo nelle teorie geopolitiche.

HMS Vanguard. Fonte: Royal Navy

Tornando alla potenza insulare britannica, è stato grazie alla Royal Navy che Napoleone subì una dura sconfitta a Trafalgar, che l’Asse ebbe difficoltà a rifornire le truppe in Nord Africa. Ed è proprio la Royal Navy che dalla Guerra fredda occupa una posizione molto importante nel panorama del Nord Atlantico.

La posizione strategica della Gran Bretagna fece sì che fin dagli anni ’60 testate nucleari furono stanziate in Scozia, in una posizione strategica che potesse garantire baie riparate con acque profonde, vicino ad un aeroporto, poco distante da Glasgow, nota come la base di Clyde.

Il portiere dell’Atlantico

Il ruolo geopolitico della Gran Bretagna è oggigiorno ancora più importante, essendo vicina alle coste norvegesi, e relativamente attigua alla rotta navale, che lo scioglimento dei ghiacci sta portando in auge: la Northern Sea Route. Costeggiando la costa russa, le navi provenienti dall’estremo Oriente avranno la possibilità di evitare il Canale di Suez, con molti vantaggi: 6.600 miglia nautiche da Yokohama ad Amburgo, contro le 11.400 rispetto alla rotta via Suez.

Un gran risparmio i termini di tempo e carburante, per non parlare degli evitati rischi per la sicurezza degli equipaggi e dei carichi dovuti ai pirati. Trovandosi vicino alla rotta ed essendo la maggiore potenza militare che una possibile minaccia può incontrare prima delle basi statunitensi lungo l’America Settentrionale, la Gran Bretagna – e in particolare la Scozia – riveste un ruolo cruciale.

Difatti, assieme a Devenport e Portsmouth, la base di Clyde è un’importante base Regia Marina britannica, ospitando i sottomarini nucleari armati coi missili Trident. Questa presenza di armi nucleari viene tuttora contestata, e la loro rimozione è uno dei punti fermi del partito pro indipendenza, lo Scottish National Party (SNP), assieme allo Scottish Green Party.

L’importanza delle basi

Per capire l’importanza della base basti pensare che la marina russa ha fatto stazionare, all’inizio di novembre, due navi spia al largo delle coste scozzesi, per monitorare proprio i movimenti dei sommergibili, le trasmissioni radio e le comunicazioni, scatenando – comprensibilmente – un certo disagio agli addetti ai lavori.

Vice Admiral Kulakov with HMS Tyne in the background. Fonte: Royal Navy

Alla presenza di navi straniere si deve aggiungere il ritrovamento di un barchino telecomandato alimentato a energia solare, che è stato trovato sull’Isola di Tiree, a poche centinaia di miglia proprio dalla base di Clyde. Ad alimentare i sospetti, il fatto che nessuna marina straniera abbia reclamato il relitto, facendo quindi aumentare le supposizioni sul motivo del suo utilizzo e i possibili proprietari con intenzioni spionistiche.

Tutto questo ci fa capire che mentre la Scozia guarda ancora con speranza al secondo referendum per l’indipendenza, la sua presenza nel Regno è importante, da ambo le parti dei borders. Questa è dovuto sia da un punto di vista economico, come per esempio l’estrazione petrolifera, che strategico. Londra non può rinunciare al suo territorio più settentrionale in un periodo storico così focalizzato alla corsa artica

Royal Navy fra politica e strategia

Il dibattito sulla deterrenza navale, nucleare e non, è avvenuto anche all’interno dello SNP. Pur ribadendo la contrarietà alle armi nucleari, la presenza di un una forza navale di superficie in Scozia potrebbe garantire l’ossatura per una forza di difesa in caso di futura indipendenza. Assieme ad assicurare la difesa contro le attuali minacce.

Seppur inizialmente contrario alla NATO, poiché un organismo di difesa basato in parte sul deterrente nucleare, lo SNP ha forse compreso che la vicinanza all’Artico e la possibile ingerenza di altri Paesi non permettano l’assenza di dotazioni militari strategiche. In questo caso diventa necessario far sottostare i principi morali – seppur giusti e legittimi – alle necessità imposte dallo scacchiere internazionale.

Lo scioglimento dell’Unione con l’Inghilterra, se si farà, dovrà fare i conti con la dura realtà della geopolitica, che si presenta alla porta che dà sul Nord. Il non avere avuto finora una politica estera indipendente ha sgravato Edimburgo di un’incombenza che dovrà essere tenuta in considerazione.

Gianmaria Ricci

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Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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