Nonostante le difficoltà e i ritardi che piagano lo sviluppo della Rotta Marittima del Nord, il Presidente Putin continua a mantenersi estremamente ottimista. La flotta delle rompighiaccio riveste un ruolo cruciale per il futuro della Russia.
Rompighiaccio e progetti energetici nel Nord della Russia
Lo scorso 26 gennaio, in visita presso i cantieri navali del Baltico – il gigantesco polo industriale navale di San Pietroburgo – il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato alla cerimonia della posa della chiglia della prossima unità della flotta di rompighiaccio nucleari operate da Rosatom. Cerimonia svoltasi non in una data qualunque: il 27 gennaio, infatti, ricorreva l’ottantesimo anniversario dal termine del terribile assedio di Leningrado, durante la Seconda guerra mondiale.
Il presidente russo ha un legame profondo con questo evento, essendo nato pochi anni dopo la guerra proprio in una devastata Leningrado e avendo perso un fratello durante i tragici giorni dell’assedio. E, sempre non a caso, il nome scelto per la nuova rompighiaccio è Leningrad. Nelle parole di Putin:
“La nuova potente rompighiaccio sarà un tributo alla memoria dell’immortale impresa di Leningrado, del coraggio e dell’incrollabile volontà dei suoi difensori e residenti che, senza arrendersi e superando indicibili difficoltà, schiacciarono i nazisti”
La “Classe Artika”
La classe Arktika, identificata in Russia come “progetto 22220”, è una moderna classe di rompighiaccio nucleari, in servizio a partire dal 2020. Le prime cinque navi (su sette) della classe sono dedicate a caratteristiche fisiche della Federazione Russa. Quali, per esempio, la Siberia, gli Urali, la Penisola della Čukotka e, ovviamente, l’Artico.
Tuttavia, in linea con quanto sta accadendo nel resto della Nazione da ormai diversi anni, a partire dall’ultima unità il simbolismo sovietico prevale su quello geografico. Dopo la Leningrad, infatti, i Baltic Shipyards provvederanno alla costruzione della Stalingrad.
Abbiamo recentemente discusso delle difficoltà russe nel preparare la rotta, ma non possiamo certo affermare che gli investimenti e la volontà politica manchino. Lo stesso Putin, nel discorso di San Pietroburgo, si è detto certo che i lavoratori e le imprese russe saranno in grado di portare a termine puntualmente tutti i compiti a loro assegnati.
Il mezzo e il fine
Nel ricchissimo sottosuolo artico sono presenti risorse che devono essere estratte, lavorate e trasportate verso i mercati final. Ossia principalmente, almeno per il momento, Paesi asiatici come la Cina. Il deposito di gas Utrennee, oggetto dell’ambizioso progetto Arctic LNG 2, gemello di Yamal LNG e situato anch’esso a poca distanza dal porto di Sabetta, rappresenta uno di quei progetti infrastrutturali cruciali che non possono subire ritardi.
Proprio per questo motivo, da parte degli Stati Uniti sono state recentemente imposte sanzioni nei confronti del colosso energetico Novatek, miranti a compromettere il completamento dell’opera. Nonostante le sanzioni, il progetto è quasi ultimato e la produzione è iniziata nei primissimi giorni del 2024.
Il 6 gennaio scorso, due navi da carico da 206 metri hanno iniziato il loro viaggio dal porto cinese di Penglai con destinazione Belokamenka, ridente località marittima vicino a Murmansk. A Belokamenka si trovano infatti gli impianti Novatek di costruzione dei complessi moduli utilizzati per l’estrazione offshore del gas, che devono essere trasportati ai vari giacimenti da imbarcazioni specializzate.
Le due navi, dai significativi nomi di Audax e Pugnax (l’Audace e il Combattivo in italiano), operate da una compagnia di Singapore, si sono imbarcate in un viaggio di circa 6000 chilometri nel bel mezzo dell’inverno artico accompagnate dalla rompighiaccio Arktika, la prima della classe omonima.
Nonostante le difficoltà, gli investimenti proseguono e la flotta di rompighiaccio nucleari russa, già la più grande al mondo, lentamente continua a espandersi, con lo scopo di mostrare al mondo la percorribilità della NSR anche nel cuore del gelido inverno.
Tommaso Bontempi
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