ArcticSpace

Dalle ricerche spaziali il futuro dell’Artico

La ricerca in ambito spaziale trova sempre più riscontro con le necessità nazionali e internazionali di monitorare l’Artico, sia da un punto di vista ambientale sia politico.

NASA: Missione Terra

Considerato il “frigorifero terrestre”, le previsioni climatiche per la regione artica si fanno ogni anno più drammatiche. I satelliti in orbita operati dalla NASA e dall’Europa danno già dei contributi cruciali per lo studio del cambiamento climatico nella regione, attraverso misurazioni delle temperature e del mare e dell’estensione dei ghiacci.

Recentemente però, la NASA stessa è “scesa in campo” per lanciare una missione questa volta non in orbita, ma sulla Terra, inviando due esploratori robotici per alcune misurazioni dell’oceano artico e convalidare i dati satellitari

The path taken by the saildrones during the first 2.5 months of the mission, from June 5 to August 30, 2021. Credit: Courtesy of Saildrone

La missione NASA 2021 Arctic Cruise si compone quindi di una particolare strumentazione chiamata Saildrone, dotati di guida autonoma ma operati anche da remoto, che sfruttano l’energia solare ed eolica. I risultati servono quindi a confermare le già difficili misurazioni fatte dai satelliti e secondo la missione della NASA di quest’anno i dati satellitari sono sempre molto precisi e vicini se non identici a quelli terrestri. 

Satelliti a rischio

Questo dato conferma l’importanza delle infrastrutture spaziali per il monitoraggio dell’ambiente e del clima artico e per una quantità di dati e servizi essenziali per le ricerche scientifiche. A tal proposito, il Copernicus Marine Service ha lanciato ad ottobre una sorta di allarme, riguardante i dati e gli stessi satelliti che li forniscono.

Secondo il servizio del progetto dell’UE Copernicus, i satelliti in orbita che operano in orbite polari e sono in grado di garantire il flusso di dati e misurazioni stanno invecchiando. Si tratta di satelliti già oltre il loro periodo di vita stimato – alcuni di proprietà degli Stati Uniti e del Giappone – che vanno a completare un “team polare” in orbita insieme alle Sentinelle di Copernicus ed ai satelliti ESA ed EUMETSAT.

Four ships stranded in the Arctic Ocean © European Union, Copernicus Sentinel-1 imagery

Con il passare del tempo, sarà necessario sostituire gli asset in orbita e garantire che il flusso di dati non si interrompa. Come ricordato anche dal Copernicus Marine Service, proprio l’Unione Europea, con il supporto dell’ESA e un coinvolgimento importante anche dell’industria spaziale italiana, espanderà nei prossimi anni il programma delle Sentinels.

Alcune delle nuove missioni andranno proprio a colmare un eventuale gap nell’osservazione polare, oltre ad approfondire le ricerche in Artico. Come scrivevamo su queste colonne ad inizio anno, le missioni CIMR, ROSE-L e CRYSTAL potranno andare a potenziare la ricerca in artico ma anche la posizione e la strategia dell’Unione nella regione.

Giancarlo La Rocca


Giancarlo La Rocca è ricercatore junior nei programmi Difesa e Sicurezza dello IAI, con un particolare interesse per l’ambito spaziale. In precedenza Giancarlo è stato Resident Fellow presso l’European Space Policy Institute (Espi) di Vienna, per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, e ha svolto un tirocinio presso il Member States Relations and Partnerships Office dell’Agenzia Spaziale Europea. Giancarlo ha ottenuto una laurea magistrale in International Studies presso l’Università degli studi Roma Tre e un master in Istituzioni e politiche spaziali presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale.

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Giancarlo La Rocca

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