La ricerca in ambito spaziale trova sempre più riscontro con le necessità nazionali e internazionali di monitorare l’Artico, sia da un punto di vista ambientale sia politico.
NASA: Missione Terra
Considerato il “frigorifero terrestre”, le previsioni climatiche per la regione artica si fanno ogni anno più drammatiche. I satelliti in orbita operati dalla NASA e dall’Europa danno già dei contributi cruciali per lo studio del cambiamento climatico nella regione, attraverso misurazioni delle temperature e del mare e dell’estensione dei ghiacci.
Recentemente però, la NASA stessa è “scesa in campo” per lanciare una missione questa volta non in orbita, ma sulla Terra, inviando due esploratori robotici per alcune misurazioni dell’oceano artico e convalidare i dati satellitari.
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La missione NASA 2021 Arctic Cruise si compone quindi di una particolare strumentazione chiamata Saildrone, dotati di guida autonoma ma operati anche da remoto, che sfruttano l’energia solare ed eolica. I risultati servono quindi a confermare le già difficili misurazioni fatte dai satelliti e secondo la missione della NASA di quest’anno i dati satellitari sono sempre molto precisi e vicini se non identici a quelli terrestri.
Satelliti a rischio
Questo dato conferma l’importanza delle infrastrutture spaziali per il monitoraggio dell’ambiente e del clima artico e per una quantità di dati e servizi essenziali per le ricerche scientifiche. A tal proposito, il Copernicus Marine Service ha lanciato ad ottobre una sorta di allarme, riguardante i dati e gli stessi satelliti che li forniscono.
Secondo il servizio del progetto dell’UE Copernicus, i satelliti in orbita che operano in orbite polari e sono in grado di garantire il flusso di dati e misurazioni stanno invecchiando. Si tratta di satelliti già oltre il loro periodo di vita stimato – alcuni di proprietà degli Stati Uniti e del Giappone – che vanno a completare un “team polare” in orbita insieme alle Sentinelle di Copernicus ed ai satelliti ESA ed EUMETSAT.
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Con il passare del tempo, sarà necessario sostituire gli asset in orbita e garantire che il flusso di dati non si interrompa. Come ricordato anche dal Copernicus Marine Service, proprio l’Unione Europea, con il supporto dell’ESA e un coinvolgimento importante anche dell’industria spaziale italiana, espanderà nei prossimi anni il programma delle Sentinels.
Alcune delle nuove missioni andranno proprio a colmare un eventuale gap nell’osservazione polare, oltre ad approfondire le ricerche in Artico. Come scrivevamo su queste colonne ad inizio anno, le missioni CIMR, ROSE-L e CRYSTAL potranno andare a potenziare la ricerca in artico ma anche la posizione e la strategia dell’Unione nella regione.
Giancarlo La Rocca
Giancarlo La Rocca è ricercatore junior nei programmi Difesa e Sicurezza dello IAI, con un particolare interesse per l’ambito spaziale. In precedenza Giancarlo è stato Resident Fellow presso l’European Space Policy Institute (Espi) di Vienna, per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, e ha svolto un tirocinio presso il Member States Relations and Partnerships Office dell’Agenzia Spaziale Europea. Giancarlo ha ottenuto una laurea magistrale in International Studies presso l’Università degli studi Roma Tre e un master in Istituzioni e politiche spaziali presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale.
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