Il nuovo report di Copernicus rivela che nel 2023 l’Artico europeo – ma non solo – ha visto temperature sopra la media, con alcuni picchi allarmanti.
Dagli anni ’90, l’Artico si è riscaldato a un ritmo ben superiore a quello del pianeta nel suo insieme, a causa di un fenomeno noto come “amplificazione artica”. Questo rapido riscaldamento sta avendo un impatto diretto sulla criosfera artica.
Il conseguente calo della neve e del ghiaccio artico alimenta esso stesso il riscaldamento, attraverso una ridotta riflettività superficiale, o albedo. La riduzione dell’albedo comporta quindi una minore capacità del ghiaccio di riflettere la luce e di conseguenza di mantenere la temperatura, creando di fatto un circolo vizioso che acuisce l’amplificazione artica.
Come non ci stancheremo mai di ripetere qui a Osservatorio Artico, il riscaldamento climatico e la fusione dei ghiacci hanno implicazioni che si estendono oltre il regno della criosfera: agli ecosistemi, alle popolazioni indigene, alle attività economiche e alle relazioni internazionali.
Il nuovo rapporto europeo sullo stato del clima del programma Copernicus dell’UE e dell’Organizzazione meteorologica mondiale, pubblicato il 22 aprile in occasione della Giornata Mondiale della Terra, rivela che nel 2023, le temperature nell’Artico sono state relativamente simili a quelle del 2022. Ma questa non è una buona notizia, visto che entrambi gli anni sono stati tra i più caldi mai registrati per la regione.
L’Artico europeo ha registrato temperature superiori alla norma per la maggior parte del 2023. Gennaio e febbraio sono stati i mesi più anomali, in cui le temperature sono state di 10-11°C più alte di quelle normalmente previste.
L’anno è stato il sesto più caldo mai registrato per l’Artico nel suo insieme. Per l’Artico inteso come territori è stato il quinto anno più caldo, subito dopo il 2022. È utile notare che i cinque anni più caldi mai registrati per il territorio artico si sono verificati tutti a partire dal 2016.
Il ghiaccio marino è stato inferiore alla media attorno all’arcipelago artico norvegese delle Svalbard. Del resto le Svalbard hanno vissuto l’estate più calda mai registrata.
“Nel 2023, la temperatura media estiva alle Svalbard è stata la più alta mai registrata, pari a 1,66°C sopra la media, superando il precedente record di 1,47°C sopra la media nel 2022”, si legge nel documento.
“Come nel 2022, l’estate calda per l’intera regione può essere collegata in parte alla copertura di ghiaccio marino inferiore alla media, in parte alle temperature della superficie del mare superiori alla media”. Una combinazione di fattori che acuisce la gravità e la velocità di fusione dei ghiacchi artici.
Infatti, le temperature superficiali del mare del Mare di Kara al largo della costa nordoccidentale della Russia, che il rapporto descrive come “molto al di sopra della media” in agosto e settembre, sono state un altro fattore che ha contribuito al fenomeno.
Copernicus è un’iniziativa dell’agenzia spaziale europea (ESA) il cui obiettivo è raccogliere e razionalizzare le innumerevoli informazioni che vengono raccolte dai satelliti messi in orbita dall’Agenzia. Il fine è quello di rendere disponibili al pubblico i dati sul clima più aggiornati e approfonditi possibili.
Vale la pena, se siete interessati all’argomento, visitare il sito di Copernicus dedicato ai cambiamenti climatici. In particolare, un giro sulla mappa interattiva con i dati sul riscaldamento globale dà una visione d’impatto sui temi che stiamo trattando, su scala planetaria. Da segnalare anche questa mappa degli eventi climatici anomali in Europa nel 2023.
Infine, ma non di minor importanza, l’utilissimo Arctic Hub di Copernicus che fornisce l’accesso a dati e informazioni sull’Artico, approfondimenti e analisi, raccolti anch’essi in una mappa interattiva dedicata alla regione polare.
Enrico Peschiera
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