La renna artica è un animale che vive nella regione artica. In Europa questi animali vengono chiamati renne, mentre in Nord America sono definiti caribù (quando sono selvatiche) oppure renne (se addomesticate).
Le renne vivono nelle fredde aree della tundra artica (una pianura priva di alberi, tipica dell’ambiente artico) e all’interno delle foreste boreali settentrionali.
Sono degli animali erbivori e ruminanti, ossia si nutrono di vegetali che fermentano all’interno della zona superficiale del proprio intestino; questo materiale viene poi rigurgitato dalla renna per essere nuovamente masticato, prima di passare alla parte inferiore dell’intestino.
Le renne artiche vivono in gruppi di grandi dimensioni, che spesso si dividono e diventano più frammentati nei mesi invernali.
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La renna artica è un mammifero che vive nell’estremo nord del globo terrestre. La maggior parte di questi animali polari si trova al di sopra delle linea degli alberi a nord della tundra o sulle isole artiche. Si possono trovare diversi esemplari anche in Finlandia e Siberia. Questi ultimi vengono chiamati renne dei boschi e vivono l’intera esistenza all’interno della foresta.
In estate, le renne mangiano una varietà di erbe, piante, erbe, felci, foglie, muschio e funghi. Durante l’inverno, invece, si nutrono principalmente di licheni e muschio. Nonostante siano generalmente erbivori, ci sono prove che indicano che in alcune circostanze si possono nutrire anche di lemming, salmerino artico e uova di uccelli.
La renna artica ha relazioni con l’uomo da migliaia di anni. Essendo un erbivoro molto grande e resistente, nel corso dei secoli ha sempre rappresentato una fonte di nutrimento per diverse popolazioni. Inoltre, questi animali sono sempre stati preda dei popoli Inuit non solo per il cibo ma anche per la raccolta di pelli, corna e ossa, utilizzati poi come strumenti.
Renna e caribù sono due nomi che indicano la stessa specie di mammifero (Rangifer tarandus). Il termine “renna” si riferisce alle renne addomesticate che vengono generalmente impiegate per trainare i pulk, le tradizionali slitte scandinave. Il nome caribù, invece, deriva dalla parola Mi’kmaq Qalipu (pronunciata hal-lay-boo) che significa “pala da neve“. Questo è un riferimento alla forma dei loro zoccoli (simile a delle pale) che vengono utilizzati per scavare nella neve per procurarsi il cibo durante l’inverno.
Un caribù può correre più forte di un atleta olimpico: fino a una velocità di 70-80km/h! Questo è il motivo per cui le renne non vengono cacciate dagli orsi polari: gli orsi si surriscaldano durante l’inseguimento e sono costretti a rallentare, lasciando scappare la preda.
Durante le tormente di neve, le ginocchia dei caribù fanno un rumore sordo in modo da farsi sentire dai compagni. Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che gli esemplari di sesso maschile hanno una grande sacca d’aria all’interno del collo che permette loro di emettere un forte rumore per comunicare o emettere dei suoni durante la stagione degli amori. Nelle femmine, invece, le sacche d’aria consentono di comunicare con i propri cuccioli. Ogni renna effettua un suono unico e diverso dalle altre.
Le corna di renna sono appendici ossee che crescono ogni anno sulla testa di questo mammifero artico. Queste si sviluppano rapidamente – fino a 2 cm al giorno – e sono composte da un materiale ricco di afflusso di sangue chiamato “velluto”. Le renne sono gli unici mammiferi a cui crescono le corna ogni anno. Come le impronte digitali umane, non esistono due corna uguali: ognuna ha la sua forma.
Quando le renne perdono le loro corna, queste vengono mangiate dai roditori e da altri animali e sono un’ottima fonte di calcio e minerali.
Le renne maschio perdono le corna alla fine della stagione degli amori (a inizio dicembre) mentre le femmine le mantengono per tutto l’inverno. Proprio per questo, dato che la leggenda narra che tutte le renne che trainano la slitta abbiano le corna, significa che le renne di Babbo Natale sono tutte di sesso femminile.
Si dice che il latte di renna sia il latte più ricco di nutrienti rispetto a quello prodotto da qualsiasi altro mammifero terrestre. Contiene una grande quantità di grasso di burro (22%) e di proteine (10%). In confronto, il latte di mucca ha solo il 3-4% di grasso di burro.
La popolazione globale delle renne selvatiche rischia di scomparire. Nell’arco degli ultimi 20 anni la renna – o caribù – è rimasta vittima del riscaldamento globale come tutto l’ecosistema artico e sub-artico, e il numero totale di questi animali si è dimezzato.
Uno studio dell’American Geophysical Research Union rivela che il numero degli esemplari di renna è precipitato da 5 milioni a circa 2,1 milioni. Il motivo? L’andamento del clima, i cambiamenti nella vegetazione e quindi nelle abitudini alimentari di questi animali, oltre che l’inquinamento. Alcuni branchi di renne selvatiche si sono ridotte di addirittura del 90% in Alaska e Canada, ed è difficile pensare a un’inversione di tendenza. Anzi, il rischio concreto è che il caribù sia presto a rischio estinzione.
In un’intervista alla BBC, il Professor Howard Epstein, coinvolto nella ricerca, ha affermato: «Il surriscaldamento globale porta a un cambiamento della vegetazione. I licheni che i caribù amano mangiare crescono a livello della terra, ma il riscaldamento porta alla crescita di una vegetazione più alta che surclassa i licheni». Questo potrebbe anche indurre le renne a cambiare il proprio regime alimentare, ma un altro problema è dato dal numero di insetti, che è notevolmente aumentato nelle regioni sub-artiche.
E quindi? «Gli insetti sono oppressivi e costringono questi animali a spendere molta più energia per liberarsene o per trovare posti dove nascondersi», continua lo scienziato.
Non è la prima volta che la renna artica subisce un mutamento nel suo numero complessivo, ma oggi appare seriamente a rischio.
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