Piramida, un villaggio abbandonato da venticinque anni, ospiterà un centro di ricerca internazionale. La Russia scommette sulla ricerca artica e su nuovi partner.
Piramida in russo. Pyramiden in norvegese. Il villaggio, ormai fantasma, prende il nome dall’imponente montagna che troneggia alle sue spalle, dalla caratteristica forma, appunto, piramidale. Ci troviamo su Spitsbergen, l’unica isola abitata dell’Arcipelago delle Svalbard, nell’estremo Nord del mondo.
L’economia di Piramida, fino alla fine degli anni Novanta, si è retta su una miniera di carbone, aperta negli anni Venti del secolo scorso. Intorno a questa si sviluppò un centro abitato che nel suo periodo di maggior splendore raggiungeva una popolazione di circa 1000 persone, quasi esclusivamente russi e ucraini.
Il Trattato delle Svalbard del 1920 stabilisce infatti la piena e assoluta sovranità della Norvegia sull’arcipelago, consentendo però a tutti gli Stati firmatari del Trattato (tra i quali la Russia, e anche l’Italia) di condurre liberamente attività economiche di ogni sorta sul suo territorio. E questo è il motivo per il quale su Spitsbergen, piena Norvegia secondo il diritto internazionale, esistono villaggi svedesi e villaggi russi, accanto a quelli norvegesi.
Una delle prime ragioni che spinsero la Svezia e, in particolare, l’Unione Sovietica a istituire miniere nelle Svalbard non fu tanto lo sfruttamento dei giacimenti carboniferi, quanto piuttosto la volontà di garantirsi una posizione privilegiata in eventuali future trattative riguardanti lo status dell’arcipelago.
L’importanza strategica delle Isole Svalbard dal punto di vista militare è infatti piuttosto rilevante: la posizione dell’arcipelago permette infatti di controllare il Mar di Norvegia, il Mare di Barents e al Mare di Groenlandia e il loro accesso all’Oceano Atlantico. La Russia intende quindi continuare a mantenersi presente in questa regione, perché quello che riserverà il futuro rimane incerto.
È recentissima la notizia della volontà della Russia di fondare un nuovissimo centro di ricerca proprio a Piramida, il paese fantasma disabitato da un quarto di secolo. L’iniziativa coinvolge quelle nazioni che sono diventate i principali partner della Russia a seguito del deterioramento delle relazioni con la cosiddetta comunità internazionale occidentale a partire da febbraio del 2022, nonostante queste non abbiano nulla a che spartire con l’Artico.
Le tematiche alle quali sarà dedicato il nuovo centro spazieranno dalla scienza climatica alla biologia, dalla geologia alla ricerca spaziale e dall’ecologia all’inquinamento, fino ad arrivare alla ricerca storico-culturale. Hanno mostrato interesse in questo nuovo progetto diversi Paesi BRICS (Cina, Brasile e India), insieme alla Thailandia e, forse sorprendentemente, alla Turchia, tra i più recalcitranti alleati nordatlantici.
Arktikugol, la partecipata che si occupa di coordinare tutte le attività russe sull’arcipelago per conto del governo di Mosca, ha già annunciato il proprio impegno nel rafforzare le infrastrutture e nel garantire i servizi necessari alla piena operatività del nuovo centro, per bocca di uno dei suoi amministratori, Dmitrij Negruca, durante una conferenza svoltasi la settimana scorsa a Murmansk.
Nel corso della stessa conferenza, si è discussa anche l’intenzione del governo russo (sempre affidata ad Arktikugol) di investire nell’infrastruttura commerciale e di trasporto delle Svalbard russe, ampliando il porto della cittadina di Barentsburg per renderlo accessibile anche alle grandi navi, ora impossibilitate a raggiungerlo a causa della scarsa profondità del fondale.
Notizie come questa dimostrano il profondo coinvolgimento della Federazione Russa nello sviluppo dell’Artico. Gli investimenti nella regione infatti sono costanti e accanto all’espansione delle infrastrutture, alla promozione turistica e allo sfruttamento delle risorse naturali la Russia si muove anche sul binario della cooperazione scientifica. Ma solo con i Paesi che ora ritiene amici, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
D’altro canto, la prospettiva della fondazione di un nuovo centro di ricerca a guida russa alle Svalbard non spaventa la Norvegia, anche se esiste il timore che questo possa essere utilizzato come base e copertura per captare e trasmettere preziose informazioni di intelligence verso la madrepatria.
Tommaso Bontempi
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