La rubrica della settimana dal cuore dell’Unione Europea tra le reazioni ai primi giorni di presidenza Trump-bis, record di rinnovabili e scandali interni.
La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, è intervenuta al World Economic Forum di Davos, il giorno successivo alla cerimonia di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. La leader non si è pronunciata esplicitamente sull’evidente attrito tra il multilateralismo europeo e l’agenda nazionalista del tycoon e ha affermato che l’UE manterrà un approccio “pragmatico” alla relazione con gli USA in cui “la posta in gioco è alta per entrambe le parti”.
In merito all’Accordo di Parigi per il clima, da cui Trump ha immediatamente ritirato gli Stati Uniti (di nuovo), Von der Leyen ha dichiarato che l’Unione continuerà a lavorare con tutte le parti per contrastare il riscaldamento globale mentre il Commissario per il clima Wopke Hoekstra ha definito la decisione di Trump “uno sviluppo infelice” che tuttavia non rappresenta la fine dell’accordo.
Il think tank europeo Ember ha pubblicato il suo report annuale sullo stato della transizione elettrica nel continente. Secondo gli autori, i dati analizzati mostrano il successo del Green Deal per una “profonda e rapida trasformazione del settore energetico dell’UE”.
A cinque anni dall’adozione del patto emblematico del primo mandato di Ursula Von der Leyen, la quota di energie rinnovabili nella produzione elettrica europea è passata dal 34% al 47%, mentre i combustibili fossili hanno registrato un calo del 10%. Per la prima volta il solare (11%) ha superato il carbone mentre la quota del gas fossile è calata per il quinto anno consecutivo.
Un’inchiesta pubblicata dal quotidiano olandese De Telegraaf ha sollevato un polverone (infondato) su presunti pagamenti “segreti” da Bruxelles ad alcune ONG ambientaliste. Mercoledì 22 gennaio, il Commissario europeo per il Bilancio Piotr Serafin ha dichiarato che in alcuni casi le prescrizioni per le attività di advocacy previste dai contratti per l’allocazione di fondi UE del programma LIFE in favore tali organizzazioni sono state “improprie”, in quanto mirate agli eurodeputati.
Tuttavia, ha sottolineato Serafin, il problema sarebbe stato risolto con l’adozione di nuove linee guida per la modifica degli accordi in corso e non dovrebbe mettere in ombra l’importanza del lavoro di queste organizzazioni e la legittimità dei finanziamenti pubblici cui hanno (trasparente) accesso. Secondo molti, il dibattito, alimentato tra gli altri da Monika Hohlmeier (PPE), sarebbe un tentativo grossolano per scalfire il sostegno al Green Deal Europeo.
Annalisa Gozzi
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