La rubrica settimanale da Bruxelles che racconta le notizie principali degli ultimi giorni dal cuore dell’Unione Europea.
Il 29 gennaio, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, ha presentato l’attesissimo ‘Competitiveness Compass’. La ‘Bussola’ dovrebbe rilanciare la crescita dell’UE per portarla al passo delle maggiori economie mondiali, in un contesto di crescenti tensioni. La Bussola presentata da Von der Leyen punta verso la decarbonizzazione (anche se soggiogata al mantra della competitività), l’innovazione, e il binomio sicurezza e resilienza.
Tra le misure che dovrebbero supportare questa rotta, il pacchetto Omnibus si propone di semplificare radicalmente le normative sugli obblighi di rendicontazione relativa alla sostenibilità per imprese (soprattutto piccole e medie) e investitori. Se la necessità di una strategia industriale per la neutralità climatica è largamente condivisa, l’idea che la deregolamentazione sia funzionale all’obiettivo e la chiusura delle consultazioni sul pacchetto previste in questi giorni hanno fatto storcere molti nasi.
Le prime due settimane della presidenza Trump sono state una raffica di decisioni, prevedibili o meno, che hanno destato preoccupazioni in tutto il mondo. Negli scorsi giorni, la decisione della Casa Bianca di imporre dazi su Messico, Canada e Cina ha instillato il timore di una guerra commerciale globale. Da gennaio a novembre 2024, questi tre paesi hanno rappresentato rispettivamente il 15.9%, 14.3% e 10.9% delle importazioni di beni negli Stati Uniti.
Diversi esponenti politici europei tra cui il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz hanno sottolineato la necessità (e la capacità) dell’UE di difendere i propri interessi qualora fosse necessario. La presidente della Commissione Von der Leyen ha dichiarato che l’UE è pronta per un “dialogo forte ma costruttivo” con Washington, ma che qualora fosse oggetto di misure arbitrarie o ingiuste risponderà con fermezza.
All’università di Tromsø (Norvegia), un gruppo di scienziati guidati da Christopher D’Ambiose sta sviluppando un modello per prevedere i cosiddetti “slush flows”, masse di neve satura di acqua che si muovono su lunghe distanze e ad alta velocità. Questi fenomeni, più imprevedibili e meno studiati delle valanghe, possono verificarsi già a pendenze di 30° e sono incredibilmente distruttivi soprattutto per aree come la contea di Finnmark, dove sono stati già documentati 55 incidenti, molti dei quali fatali.
La ricerca guidata da D’Ambiose rientra nel progetto europeo IMPETUS e si propone di sviluppare un modello di previsione preciso ed efficace che ad oggi manca. In vista di condizioni invernali sempre più favorevoli a questi fenomeni a causa del cambiamento climatico, tale modello sarà estremamente prezioso per mettere in sicurezza abitanti e infrastrutture.
Annalisa Gozzi
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