FACE-IT è un programma di ricerca e monitoraggio finanziato dall’UE per tutelare la biodiversità e le comunità artiche.
Il riscaldamento climatico è doppiamente più intenso e percepibile nelle zone situate all’estremo Nord del pianeta, secondo il fenomeno noto come amplificazione artica. Non si fa riferimento solo alla riduzione del ghiaccio marino, ma a un’intera catena di eventi che da esso si innescano, causando effetti più o meno gravi sull’intero ecosistema.
Effetti che si ripercuotono sulla salute delle specie vegetali e animali, e di conseguenza anche sul benessere e la sopravvivenza delle comunità umane. Biologi marini di diverse nazioni artiche hanno potuto documentare negli anni la migrazione di molte popolazioni ittiche, specie spesso molto importanti per le economie locali, che si stanno muovendo verso Nord spinte da molteplici fattori come l’aumento della temperatura oceanica e della produttività primaria.
Sono proprio questi fenomeni a cascata a determinare la straordinaria complessità nello studio delle trasformazioni in Artico.
FACE-IT è un programma di ricerca finanziato dall’Unione Europea nato per offrire una soluzione di tipo trasversale all’emergenza climatica che sta cambiando la geografia fisica dell’Artico.
Lo studio si basa sull’intercettazione dei fattori chiave che stanno guidando la transizione climatica in tre specifiche aree geografiche – Groenlandia, Svalbard e Norvegia settentrionale – e la loro influenza sia sulla biodiversità, sia sulle comunità umane.
L’Artico è un complesso e meraviglioso ecosistema, in cui tutto è strettamente interconnesso . La messa a punto di una strategia efficace non può prescindere dallo studio degli impatti delle oscillazioni climatiche sulla flora e sulla fauna e, di conseguenza, sulle popolazioni locali.
Particolari variazioni nella dieta, abbondanza e distribuzione delle specie target nei diversi siti di ricerca vengono equiparate ai tassi di cambiamento che affliggono la criosfera artica per verificarne la correlazione.
Dall’analisi dei dati storici e da quelli ricavati dagli attuali monitoraggi si ha una migliore comprensione del modo in cui, ad esempio, una ridotta copertura glaciale possa influire sui differenti livelli delle reti trofiche, dai microrganismi alla base fino ai predatori.
I risultati forniranno preziose informazioni per il futuro dell’approvvigionamento alimentare, nonché gli ambiti a esso correlati, come l’urbanizzazione e il turismo naturalistico.
Dal punto di vista turistico, lo sguardo dei ricercatori è rivolto per lo più verso la Groenlandia e le Isole Svalbard, destinazioni diventate negli anni sempre più accessibili. Di conseguenza un terreno perfetto non solo per studiare i rapidi mutamenti in atto, ma per sperimentare una gestione ottimale degli stessi.
Documentare lo stato delle cose è solo la punta dell’iceberg, il vero cuore del progetto risiede nel comprendere a fondo le dinamiche che animano il grande e complesso palcoscenico del Grande Nord. Fine ultimo: sopravvivere alle sfide future.
Barbara Fioravanzo
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