Russia e Terre Rare, il progetto Tomtor. Questo secondo episodio sulle Terre Rare in Russia è dedicato al più importante progetto in essere, Tomtor, rilevante sia per aumentare la produzione di composti sia per estenderne la prima lavorazione e la raffinazione.
Preliminarmente, è utile sapere che un piano di lavoro industriale è contraddistinto da varie fasi consequenziali:
Ciò in una realtà mineraria si traduce in:
Il sito di Buranny, circa 110 km a est del villaggio di Ebelyakh, collocato nella regione di Olenek della Repubblica di Sakha (Yakutia), è il più grande progetto russo sulle REE. Gestito da TriArk Mining LCC, joint-venture sorta nel 2013 tra il gruppo ICT (con il 75%) e il gigante statale russo Rostec State Corp (con il 25%). Nello stesso anno, TriArk acquisisce 82.000 t della “monazite di Krasnoufimsk“, immagazzinata dagli anni ’60 nella regione di Sverdlovsk, sugli Urali, tra Perm’ ed Ekaterinburg.
Registrato a Cipro, ICT è un conglomerato al 90% del miliardario russo Alexander Nesis (proprietario anche del 24% di Polymetal International PLC, una delle più importanti imprese estrattive d’oro e d’argento in Russia e Kazakistan, di cui il fratello Vitaly Nesis è CEO). Proprio Polymetal nel Marzo 2020 ha acquisito da ICT una partecipazione del 9,1% in TriArk per 20 milioni di dollari, capitale utile per lo sviluppo, compreso, come vedremo a breve, il completamento dello studio di pre-fattibilità Tomtor (PFS) e il vaglio iniziale delle riserve minerarie.
Inoltre, per ovviare al problema delle sanzioni statunitensi contro Rostec, si è proceduto con un maquillage degli assetti societari in una girandola di cessioni tra aziende cipriote (prima Zaltama Holding, poi versando lo stesso pacchetto a Tomtor Limited, controllata da ICT attraverso Cyprus ICT Holding Ltd e PS Consulting LLC – come si può vedere, in ambedue le scatole compare la Vitalscope Management LTD, già apparsa nei Panama papers) in cui, alla fine, risulta formalmente proprietario solo il magnate russo Alexander Nesis.
Il giacimento Tomtor è stato scoperto nel lontano 1977 durante i lavori di prospezione e valutazione di diamanti, bauxite, fosforo e metalli rari. Diverse esplorazioni geologiche si sono succedute nel tempo, fino all’avvento della TriArk nel 2013. Ecco la cronologia delle implementazioni del proposito industriale fino ad oggi:
L’apprezzamento delle riserve è preparata da David Pearce, amministratore delegato e consulente capo minerario, nonché membro dell’Australian Institute of Mining and Metallurgy (AusIMM), mentre quello sulle risorse è approntata da Robin Simpson, consulente capo di geologia e associato all’Australian Institute of Geologists (AIG).
(Differenza riserve/risorse: Le riserve sono i depositi già identificati e sfruttabili in maniera economicamente competitiva con le tecnologie disponibili. Le risorse sono quelli indicati come probabili, ma sfruttabili a costi non competitivi, o che ancora non sono stati identificati con certezza).
L’analisi di un progetto estrattivo comprende diversi fattori:
Accessibilità: la posizione di Tomtor è utilizzabile solo in inverno. Dunque, il prodotto verrà asportato durante la stagione fredda, da ottobre ad aprile, mediante attività di scavo a cielo aperto, cosa che conterrà i costi.
Durata: i minerali soggetti a sfruttamento non sono rinnovabili (se non in ere “geologiche, è il caso di dire). Come visto sopra, il sedimento di Buranny è attualmente valutato come il terzo al mondo; il ché paventa orizzonti di coltivazione pluridecennali.
Trasporto: per ovviare alle preoccupazioni ambientali, Sergey Sergienko, a.d. di Vostok Engineering, ha abbandonato il proposito di spedire il materiale tramite i fiumi siberiani, optando, invece, per la costruzione di una apposita strada su cui, dopo ben 620 km, i camion giungeranno al porto di carico artico di Khatanga.
Convenienza: avendo i REE una concentrazione infima rispetto ai minerali a cui sono legati, è fondamentale che vi sia almeno un altro elemento chimico economicamente interessante. Opportunamente, il deposito annovera minerali di valore commerciale del gruppo crandallite, monazite, pirocloro, xenotime, da cui si ricavano ossidi di niobio, scandio e ittrio.
Proprio la particolarità della compresenza di diversi classi di elementi (Terre Rare e altri metalli) in diverse concentrazioni e ubicazioni comporterà un’estrazione in due fasi:
La particolarità del prospetto deriva dal non limitarsi al mining e nel voler contemplare anche le operazioni di prima separazione e lisciviazione dei minerali. Dall’approdo di Khatanga, infatti, il carico verrà trasportato lungo la rotta del Mare del Nord fino ai terminali di Arkangelsk e quindi trasferito per quasi 7000 km di ferrovia alla fabbrica in fase di progettazione di Krasnokamensk Hydrometallurgical Plant (KGMK LLC), vicino alla città di Krasnokamensk, in Siberia sud-orientale, nel territorio del Trans-Baikal, al confine con la Manciuria.
Ivi, una collaborazione con Kola MMC, (JSC Kola Mining & Metallurgical Co, filiale al 100% di MMC Nornickel, dedita alla manifattura di metalli di base, materie prime per la forgiatura di acciaio, prodotti in metalli minori e preziosi), permetterà una preliminare manipolazione utile alla realizzazione di concentrati di Terre Rare e ossido di niobio.
La struttura da 110 milioni di dollari dovrebbe essere operativa entro il 2025 e trattare, secondo la ditta, 160.000 tonnellate l’anno. Sfornerà 10.000 t di pentossido di niobio (pari al 10% dell’attuale produzione mondiale), che verrà inviato a un impianto di terze parti sotto forma di feedstock per la fattura di ferroniobio, 3.500 t di ossidi di praseodimio e neodimio (10% dell’ammontare planetario lavorato) e altri concentrati misti di Terre Rare leggere, da separare in un altro stabilimento (ossidi di lantanio e cerio), e, infine, un concentrato misto di 2.000 t di carbonati di REE medie e pesanti (sicuramente contenenti terbio e disprosio, il 20% del mercato globale), che saranno processate altrove (inizialmente in Cina, data la non casuale collocazione di KGMK LLC).
Il terreno ove sorgerà l’installazione appartiene all’impresa di estrazione dell’uranio di Rosatom, ARMZ Uranium Holding. Qui si trova la più grande miniera di uranio della Russia, in espansione, la cui l’infrastruttura associata per il trattamento e lo stoccaggio degli sterili (i rifiuti generati) dovrebbe essere utilizzata anche per lo smaltimento di quelli della Kola MMC. D’altra parte, Rosatom e Nornickel hanno già da anni firmato una accordo per lo sviluppo dell’industria mineraria nella regione.
Da qui il coinvolgimento di Polymetal, il cui 65% è quotato nelle borse di Russia e Londra, con una capitalizzazione di mercato di 6 miliardi di sterline, circa 7,8 miliardi di dollari. Inizialmente, gli altri azionisti erano restii a investire in un comparto inusitato per l’azienda (oro e argento il core business), ma il CFO (Chief Financial Officer) Maxim Nazimok ha convinto la platea perorando la grossa opportunità di adoperare le competenze tecnologiche accumulate nell’idrometallurgia per prodotti promettenti dal punto di vista dell’economia verde, come i REE (magneti e nei veicoli elettrici).
Nella puntata finale scopriremo come Polymetal intende perseguire un proponimento di “indipendenza” industriale russo volto a internalizzare tutta la filiera mine-to-magnet. Ma prima vale la pena offrire una panoramica sulle altre iniziative minerarie in cantiere.
“L’Orso Polare” è la rubrica di Marco Leone che viene pubblicata in partnership con Osservatorio Russia. Osservatorio Artico e Osservatorio Russia collaborano per fornire un’informazione precisa sul mondo russo e sulla sua relazione diretta con l’Artico, campo cruciale per la geopolitica futura”.
Marco Leone
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