Il piano per ampliare la base aerea di Thule, ventilato durante l’amministrazione Trump, non si è concretizzato e i piani militari statunitensi per la Groenlandia, ad un anno dall’inizio della presidenza Biden, rimangono ancora poco chiari. Ma l’interesse degli Stati Uniti per i minerali presenti sull’Isola è ancora forte.
La mancata espansione della base di Thule
Le ultime notizie di un interessamento americano alla Groenlandia dal punto di vista strettamente strategico e militare risalgono ancora all’Amministrazione Trump e alla ventilata intenzione di espandere la base aerea di Thule, per la quale era stata anche avviata un’indagine di mercato non vincolante a riguardo.
La base aerea di Thule, proprietà della United States Air Force, si trova nel comune di Avannaata nella Groenlandia settentrionale, territorio acquistato dagli Stati Uniti nel 1953. Ma ad un anno dalla nuova presidenza, è chiaro come al momento non ci sia alcun interesse politico nel perseguire questo obiettivo.
In realtà non sembra più nemmeno esserci l’ombra di questo progetto, in quanto le autorità statunitensi hanno recentemente informato il governo danese – e di conseguenza quello groenlandese – che l’indagine di mercato non ha portato ad alcuna gara d’appalto, e che ciò non ha quindi condotto a una concretizzazione dell’ampliamento della base.
In più, gli Stati Uniti hanno informato che non c’è, da parte americana, alcuna aspettativa che questo si concretizzi nel prossimo futuro.La chiusura prima ancora dell’inizio di questo progetto è solo un esempio delle poco chiare aspirazioni strategiche dell’Amministrazione Biden nei confronti della Groenlandia.
Relazioni cruciali
Le relazioni militari con gli Stati Uniti sono tuttavia ritenute di cruciale interesse sia per la Groenlandia sia per la Danimarca. Mentre la Groenlandia vede di buon occhio la possibilità di stringere legami ancora più marcati con le forze statunitensi, al fine di sostituire le forze danesi per limitare maggiormente il controllo di Copenaghen sull’Isola, la Danimarca ritiene che la presenza militare statunitense in Groenlandia sia necessaria per ragioni di sicurezza che coinvolgono tutto il Regno.
Di conseguenza, le modalità con cui gli USA decideranno di perseguire i loro interessi strategici in Groenlandia avranno anche un impatto estremamente importante sulla posizione di Nuuk e di Copenaghen nei confronti di altri Paesi. In particolar modo nei confronti della Russia, in un momento in cui le relazioni tra le due superpotenze è già al culmine.
Tuttavia, un interessamento di questo genere non è ancora stato espressamente manifestato dall’amministrazione Biden, come era successo invece con la precedente.
Se l’Amministrazione Trump era così desiderosa di stringere forti legami con la Groenlandia da far riaprire un consolato a Nuuk, investendo sul soft power e su frequenti segnali sull’importanza delle relazioni con l’isola, quali sono i progetti dell’amministrazione Biden? Una cosa rimane certa è che l’interesse statunitense nell’area non è diminuito, ma potrebbe avere solo cambiato forma.
L’interesse nei minerali strategici
L’interesse di Washington nelle riserve minerarie della Groenlandia sono infatti ancora salde, tant’è che è stato recentemente annunciato l’investimento da parte dell’agenzia statunitense Export-Import Bank a favore di una società mineraria australiana, la Ironkbark.
L’investimento, di 657 milioni di dollari, andrà a finanziare un’enorme miniera di zinco a Citroen Fjiord, a Nord-Est dell’isola, su cui Ironbark ha lavorato per anni. Lo zinco, infatti, è presente all’interno della lista statunitense dei minerari strategici, ma questa non è la sola ragione degli investimenti americani.
Gli Stati Uniti sono anche desiderosi di contrastare qualsiasi rischio che la Cina possa ottenere il controllo delle risorse della Groenlandia. Washington non ha ancora esercitato lo stesso zelo della precedente sul territorio groenlandese, ma è ovviamente consapevole della necessità di garantire ampie forniture di minerali delle terre rare per gli Stati Uniti.
Un aspetto economico che al momento è preponderante rispetto a eventuali impegni militari e strategici, sempre che l’attualità non implichi ulteriori e pericolosi passi in avanti rispetto a quanto già deciso.
Giulia Sacchi
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