Un risveglio nel marzo della Finlandia settentrionale regala un’emozione naturalistica, spunto per una riflessione sul cambio di scenario che vivono i Paesi della Scandinavia.
16 marzo 2024, un’ora prima dell’alba. La temperatura, rimasta molto al di sopra della media per almeno dieci giorni, sfiora i 7 gradi sotto zero. Sono già alzato, e dalla grande finestra che guarda il lago Kitka, il sesto più grande dei 188 mila laghi che seppelliscono d’acqua la Finlandia, osservo qualcosa di bianco che si muove.
C’è molta neve, quasi 70 centimetri, e il bianco che si muove prende forma. Pian piano, uno alla volta, gli uccelli bianchi salgono con estrema agilità sulla betulla più piccola del giardino, e cercano di equilibrare il loro peso sui rami sottili dove c’è il loro cibo: le capsule dei germogli che ad aprile inizieranno a produrre minuscole foglie di un verde leggero e tenue.
Gli uccelli, ora non c’è dubbio, sono pernici bianche nordiche, Lagopus lagopus il nome scientifico, riekko in finlandese. Sono tre, tutte femmine, con le loro zampe piumate, la livrea color neve, occhi e becco neri, una leggera linea nera che sottolinea il punto del sottocoda. E l’emozione è forte per più motivi. Per prima cosa sono affascinanti e poi sono diventate rare, in netta crisi riproduttiva.
Queste tre nordiche sono per me un grande segno di ripresa. Vederle in giardino così tranquille è la prima volta in venti anni. Allora sveglio i miei tre ospiti, esperti italiani che hanno scelto di trascorrere dieci giorni nel Koillismaa, il nordest della Finlandia, 30 chilometri in linea d’aria a sud del Circolo Polare Artico – quella linea immaginaria che l’uomo ha segnato sulle carte geografiche appena sopra il sessantaseiesimo parallelo. E gli amici stupefatti fotografano a ripetizione.
38 anni fa, quando arrivai per la prima volta in zona, le pernici bianche nordiche erano visibili spesso sopratutto in primavera, quando il maschio, con una livrea di un meraviglioso ricamo marrone bruciato a coprire collo e petto, emette il suo canto d’amore, particolarmente forte e vibrante, eccessivo persino.
Poi il crollo della popolazione. Con un interrogativo preoccupante per gli ornitologi: di chi la colpa? E più risposte alla domanda: inverni differenti dalle solite medie di temperature e di neve, estati siccitose e calde alternate a quelle piovose e fredde, negative per il successo della nidificazione. Cambiamenti climatici evidenti. Sbalzi di 15-20 gradi nell’arco di 24/48 ore soprattutto d’inverno. Bolle di caldo umido che, sorprendentemente, si muovono dalla Siberia artica.
E c’è ancora molto di più. Un turismo invasivo, in aumento vertiginoso, che si misura soprattutto nella stagione invernale (il turismo del cosiddetto Grande Nord va da novembre alla fine di aprile). E si misura con 700 chilometri di piste per motoslitte rumorose e inquinanti nella sola zona del comprensorio sciistico di Ruka, a pochi chilometri dalla piccola città di Kuusamo. Motoslitte esplose, con relativi centinaia e centinaia di chilometri, ovunque risalendo il nord: Salla, Kemijarvi, Inari, Ivalo e via via fino ai confini con la Norvegia: Utsijoki, Kilpisjarvi.
La decisione di chiudere a tempo indeterminato la caccia a questa pernice artica è stata la saggia risposta per permettere la ripresa della specie. Negli ultimi anni è stato possibile incontrare più volte le pernici bianche nordiche con la gioia per me di disegnarle e degli amici di fotografarle.
Fabrizio Carbone
Viterbo,1942. Pittore da sempre, e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, entra nel mondo del giornalismo nel 1968 a Il Resto del Carlino di Bologna, passando poi a La Nazione di Firenze. Nel 1972 è inviato a New York, e dal 1973 al 1978 sarà alla redazione romana de La Stampa. Dal 1978 al 2003 lavora alla redazione di Panorama, collaborando anche con Airone, Reporter, Nuova Ecologia, Ulisse, Diario, Campagna Amica.
Con la Rai inizia a dirigere documentari nel 1992 (Rai3 Geo) fino al 2007 (Rai1 Stella del Sud). Produce e dirige documentari con Imago Naturae fino al 2010. Autore di 24 libri, tra cui il “Quaderno di educazione ambientale”, Le Monnier 1990, l’unico testo del settore mai pubblicato in Italia per le scuole medie, con il gruppo dei pittori di “Ars et Natura” ha pubblicato grandi volumi illustrati e partecipato a mostre nei musei e nei parchi nazionali italiani e stranieri. Con l’Associazione italiana per l’arte naturalistica (A.I.P.A.N.) partecipa a mostre e manifestazioni artistiche.
È stato tra i fondatori del WWF ed è stato consigliere di LIPU e Lega per l’Ambiente. Da 30 anni è direttore responsabile di Greenpeace News. La Finlandia lo ha insignito dell’Ordine di Cavaliere della Rosa Bianca.
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