Foto © Anna Fantuzzi / Osservatorio Artico
Geopolitica, sicurezza e relazioni transatlantiche: discutiamo il ruolo del Canada in un mondo che cambia insieme a Paolo Quattrocchi, Direttore del Centro Studi Italia-Canada.
Italia Chiama Artico, il festival di Osservatorio Artico che si è tenuto lo scorso 25 febbraio a Bologna, ha riunito i massimi esperti della regione artica in Italia per discutere dei mutamenti epocali che stanno interessando il Grande Nord. Il panel “Il mondo nuovo. Il nuovo mondo” ha voluto evidenziare proprio quei cambiamenti, climatici e politici, che stanno ridisegnando il futuro dell’Artico.
Del “mondo nuovo” portato a Bologna da Osservatorio Artico, il Canada è un protagonista storico. Ma in un panorama globale in rapida evoluzione, anche le certezze più solide vengono messe alla prova. Mentre conflitto armato, nuove opportunità e emergenze naturali ridefiniscono equilibri e strategie sul piano internazionale, il ruolo di Ottawa diventa un tema sempre più caldo nel dibattito italiano. Con troppo ritardo.
Nella nostra intervista con l’avvocato Paolo Quattrocchi, tra i relatori di Italia chiama Artico, abbiamo quindi cercato di fare chiarezza su rapporti che appaiono via via più complessi: quelli tra Canada, Stati Uniti e noi – italiani ed europei.
Paolo Quattrocchi è socio co-fondatore di ADVAN-Nctm Studio Legale ed assiste da anni gruppi italiani e stranieri in transazioni internazionali. Attualmente è vicepresidente della Camera di commercio italiana in Canada Ovest e direttore del Centro Studi Italia-Canada, di cui è stato anche il fondatore.
Occorre precisare che i rapporti tra Canada e Stati Uniti, anche alla luce delle recenti esternazioni del Presidente Trump, sono e rimangono imprescindibili. La tendenza, molto evidente nei nostri tempi, verso l’assunzione di posizioni radicali ha fatto sì che la nuova amministrazione USA non abbia esitato un solo istante a rappresentare un evidente malessere verso il Premier Trudeau e le politiche dallo stesso perseguite. A fronte di una totale sintonia con l’Amministrazione Biden, era prevedibile attendersi un “nuovo corso” dopo l’insediamento della neo eletta amministrazione USA.
Dove questo nuovo corso porterà è difficile prevederlo. Vari sono i temi di contrasto, dalla sicurezza dei confini (interni ed esterni), ad un probabile interesse da parte degli USA alla rinegoziazione dell’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA) magari aggiungendo un capitolo sulle terre rare, ad un maggiore impegno, da parte del Canada, nelle politiche di difesa, più volte richiesto dagli USA e sul quale forse il Canada non ha fatto tutto quanto necessario e ciò anche attraverso le esplicite dichiarazioni rese in merito dal Premier Trudeau.
A tale proposito, per parlare di Artico, vale anche la pena di ricordare che lo scioglimento dei ghiacci renderà il confine Nord del continente americano molto più vulnerabile e bisognoso di un sistema di difesa potente, sia attraverso la modernizzazione del NORAD, sia attraverso un presidio fisico dell’Artico più efficace e in linea con le rinnovate esigenze. Tutto ciò al momento manca ed è in questo senso che potrebbe essere letta la postura dell’amministrazione USA che probabilmente dubita delle capacità del Canada di vincere la sfida rappresentata dalla minaccia artica di Russia e Cina.
Sempre in Artico occorre ricordare il contenzioso USA Canada sul confine nel Mare di Beaufort e la posizione assunta dal Canada rispetto all’arcipelago canadese, le cui acque, attraverso le quali passa il Passaggio a Nord Ovest, sono considerate dal Canada “acque interne”, con tutto quello che da tale impostazione può derivare in danno agli USA che potrebbero vedersi esclusi dalla gestione e controllo diretto della rotta.
L’asse transatlantico tra UE e Canada è, al momento, la grande incompiuta. Nel 2017 Unione Europea e Canada hanno sottoscritto un importante Accordo di Partenariato Strategico e un altrettanto importante Accordo economico al quale però non è stata data adeguata rilevanza, soprattutto in Europa. Si sarebbe potuto – e soprattutto dovuto – fare di più, costruire un’alleanza efficace e intensa, cosa che non è avvenuta con la dovuta convinzione ed energia.
Oggi questa collaborazione deve essere necessariamente implementata, da subito, con un vigore ben maggiore rispetto a quanto non fatto fino ad ora, anche se l’Amministrazione americana non perderà occasione per minare il processo di avvicinamento tra Unione Europea e Canada. Peraltro, le minacce USA relativamente alla applicazione di dazi potrebbero, da un lato indurre UE e Canada a misure protezionistiche e dall’altra a distrarre Canada e UE dal perseguire il comune obiettivo di rafforzare la propria collaborazione inducendo le parti a concentrare la propria attenzione sullo studio delle misure necessarie a parare i colpi che arriveranno da Washington.
L’Italia vanta un’antica e solida amicizia con il Canada e ha tutto da guadagnare nell’essere accanto al Canada, così come tutta l’Europa. Se da un lato il nostro Paese non ha ratificato l’Accordo economico con il Canada, dall’altro il nostro Governo, anche di recente, ha manifestato una forte sintonia con l’Amministrazione Trudeau espressa, da ultimo, con la sottoscrizione della “Roadmap for enhanced cooperation” e l’intesa sulle materie prime critiche per non parlare dei contatti diretti Meloni-Trudeau l’ultimo dei quali datato 20 febbraio 2025.
L’Italia deve molto al Canada per il proprio coinvolgimento come Membro Osservatore presso il Consiglio Artico. Questo, unito alle ottime relazioni tra i due Paesi, non può che agevolare la cooperazione tra i due paesi, anche in Artico, soprattutto in considerazione degli ambiziosi obiettivi che il Canada si è dato nell’Arctic Northern Policy Framework (ANPF) del 2019 e nella successiva integrazione del dicembre 2024 (Arctic Foreign Policy). La cooperazione può spaziare dalla ricerca scientifica (ambiente, sanità,) al settore infrastrutturale (in senso ampio), nonché alla politica, alle questioni sociali e sicurezza.
Senza apparire ingenuo, penso che di fronte alle novità, impreviste e apparentemente non positive, sia necessario un approccio ottimistico e un rinnovato impegno comune. Anche di fronte agli acuti del momento, questo impegno può far sì che le difficoltà dell’oggi diventino uno stimolo al miglioramento.
In questo momento abbiamo bisogno di una presa di coscienza che guidi i nostri governanti a scelte che, seppure adottate in una fase quasi emergenziale, siano lungimiranti e che seguano un percorso comune. Nel caso di UE/Italia e Canada i rapporti di collaborazione hanno un’impronta antica e consolidata che forse si sarebbe dovuto percorrere con maggiore consapevolezza, volontà e soprattutto coraggio.
Agata Lavorio
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