La caccia alle spie dell’unità di controspionaggio dei Servizi di Sicurezza norvegesi (PST) porta a nuove accuse contro Mosca e Pechino, mettendo Oslo alle prese con lo spionaggio energetico.
La corsa all’oro (nero)
Pochi mesi dopo la scoperta di un attacco cyber intentato dalla Russia ai danni di parlamentari norvegesi, i riflettori di Oslo sono ancora una volta puntati contro Mosca. Questa volta, però, si tratta di spionaggio energetico, attività alla quale l’intelligence russa non sembra essere nuova e a cui si aggiunge oggi l’intelligence cinese.
In un report pubblicato lo scorso novembre e intitolato “La minaccia dell’intelligence contro il settore petrolifero norvegese”, l’unità di controspionaggio della PST accusa apertamente Mosca e Pechino di mirare a reperire informazioni segrete relative alle tecnologie adoperate nei settori energetico e del gas, utilizzabili per scopi sia civili che militari.
Allo stesso tempo, desterebbero interesse non solo i piani nazionali di aumento o riduzione della produzione di petrolio del maggior produttore dell’Europa occidentale, ma anche i progetti sull’utilizzo delle energie rinnovabili. Forti delle loro conoscenze in campo tecnologico e di hackeraggio, Russia e Cina potrebbero presto raggiungere il loro obiettivo attraverso un attacco cyber, in grado di sabotare l’industria norvegese.
Proteggere la sicurezza nazionale
Secondo i Servizi di Oslo, inoltre, le attività di intelligence russe e cinesi punterebbero a reclutare risorse appartenenti ai settori privato e pubblico legate all’industria petrolifera norvegese. In particolare, si concentrerebbero soprattutto sugli istituti di ricerca, quali la Fondazione per la ricerca industriale e tecnica (SINTEF), e su centri universitari quali l’Università norvegese di scienza e tecnologia (NTNU), entrambe aventi sede a Trondheim.
In “Fokus 2020”, un documento dello scorso anno volto ad una valutazione delle minacce alla sicurezza nazionale, l’intelligence norvegese aveva già chiaramente indicato nelle attività di spionaggio di Mosca e Pechino il maggior pericolo per la stabilità della Norvegia.
Da una parte, infatti, la Russia preoccupa Oslo dal punto di vista militare, considerata anche la vicinanza geografica. In effetti, Mosca ha rafforzato il proprio sistema di difesa, anche nell’Artico. Qui, secondo le stime del Luogotenente Generale Morten Haga Lunde, il vicino russo si impegnerà presto non solo a sfoderare nuovi sottomarini, aeroplani e basi militari, ma anche a sviluppare e testare sistemi di armamento avanzati.
Dall’altra parte, Pechino preoccupa soprattutto per i suoi traguardi in campo digitale, tra cui gli avanzamenti nella rete 5G: il controllo delle infrastrutture critiche, infatti, darebbe a Pechino l’opportunità di collezionare una grande quantità di dati. A ciò si aggiunga il crescente attivismo cinese nelle questioni artiche, che toccano il cuore degli interessi nazionali norvegesi.
L’importanza del settore energetico norvegese
Lo spionaggio energetico ai danni della Norvegia si spiega guardando ai dati relativi alla produzione di petrolio e di gas naturale del Paese. La scoperta di giacimenti petroliferi nel Mare del Nord, infatti, ha reso la Norvegia primo produttore di petrolio dell’Europa occidentale, oltre a ricoprire l’ottava posizione per produzione di gas naturale nella classifica mondiale.
In particolare, le compagnie petrolifere di proprietà dello Stato, tra cui Equinor (ex Statoil), esportano l’80% di petrolio e il 95% di gas naturale soprattutto verso gli altri Paesi europei. Allo stesso tempo, Oslo si sta impegnando anche ad investire nelle energie rinnovabili, puntando a dimezzare le proprie emissioni di gas serra entro il 2030 e a diventare a impatto zero entro il 2050.
Le reazioni di Mosca e Pechino
Mentre le accuse di Oslo non hanno provocato alcuna risposta da parte delle autorità cinesi, l’Ambasciata russa in Norvegia ha criticato duramente la posizione della PST, etichettandola come “propaganda primitiva”, più intenta a “demonizzare la Russia” che a trovare basi di cooperazione in campi quali la Cyber sicurezza.
Una cooperazione sperimentata invece proprio nel settore energetico, laddove, già nel 2014, la compagnia norvegese Statoil decideva di collaborare con la russa Rosneft in operazioni di esplorazione nel Mar del Nord. In realtà, la cooperazione energetica è proseguita negli anni, nonostante le sanzioni imposte dall’Unione europea (di cui Oslo non è parte) in risposta alla crisi della Crimea, e miranti a colpire soprattutto l’industria petrolifera russa.
I compiti della PST
I Servizi di Sicurezza norvegesi (Politiets sikkerhetstjeneste, PST) sono responsabili della protezione della sicurezza nazionale attraverso la prevenzione, le indagini e l’allarme sulle minacce potenziali ed effettive agli interessi di politica interna ed estera del Paese.
Sono composti da diversi dipartimenti operativi, tra cui le unità di controspionaggio, di antiterrorismo e di anti-proliferazione. Ogni anno la PST pubblica un report di valutazione dei rischi alla sicurezza norvegese. Da giugno 2019, il capo della PST è Hans Sverre Sjøvold.
Francesca Chierchia
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