Sbalzi di temperatura, turismo, caccia e cambiamenti climatici stanno trasformando la vita degli orsi bruni della Finlandia.
Nelle prime settimane di aprile, lungo una fascia di circa 700 chilometri a cavallo del Circolo Polare Artico, i maschi dell’Ursus Arctos, la specie che noi chiamiamo genericamente orso bruno europeo, riemerge dalle tane sepolte dalla neve dove ha trascorso i mesi del letargo.
Sono i maschi allora i primi a scrollarsi di dosso il torpore di circa 150-160 giorni passati sotto terra. Gli adulti hanno perso molte decine di chili, e devono riprendere a mangiare facendo attenzione a non rovinare il loro metabolismo. Sono onnivori, e in questi primi giorni di ritorno alla vita reale si cibano di quel poco che trovano tra radici, larve, tuberi, formiche, persino bacche surgelate di mirtillo rosso.
Parliamo di orsi bruni che si muovono lungo la fascia di confine tra Finlandia e Russia. Le stime ricavate da censimenti abbastanza precisi parlano di un totale di 1100 esemplari circa. Abbiamo lasciato per un attimo da parte le femmine perché la loro uscita dal letargo dipende se hanno portato a termine la gravidanza, solitamente nella metà di febbraio, in un assoluto stato di dormiveglia.
Così se hanno partorito – quattro è il record di nascite gemellari – aspettano non solo che i piccoli crescano (al momento del parto non superano i 15-20 centimetri di lunghezza) ma cercano di tenerli ancora bloccati per non rischiare che vengano assaliti e uccisi dai maschi adulti.
È la storia evolutiva di questa specie che ha le sue regole e i suoi ritmi. Ed è a questo punto che le cose si complicano, e molto, per una serie di motivi che hanno la nostra specie Homo sapiens al centro dell’attenzione.
Intanto il riscaldamento globale causato dai cambiamenti climatici. Riscaldamento che si fa sentire con molta forza e soprattutto con sbalzi eccezionali di temperature che, in pieno inverno, possono far salire il termometro anche di 20 gradi in 24-48 ore. E questo fatto non provoca solo problemi difficili da verificare sullo stato vegetativo delle piante della taiga (abete rosso, pino silvestre e betulle varie) ma anche sulla vita di tutti gli animali che abitano foreste e tundre, orsi compresi.
Questi plantigradi normalmente escono dal letargo quando le temperature oscillano tra +2° +5° di giorno, fino a -8° -10° di notte. Gli zoologi si domandano che tipo di reazione potrebbero avere gli orsi con sbalzi sopra lo zero anche a metà gennaio. Impossibile, dicono, da chiarire senza un monitoraggio con telecamere e trappole visive interne alle tane.
Ultimo ma non secondario problema è il turismo fotonaturalistico a pagamento. Negli ultimi15 anni si è verificata in Finlandia una quasi spasmodica ricerca dell’orso come “preda” fotografica da non mancare. Ci sono oramai, in alcuni casi a pochi metri dal confine russo, un numero spropositato di capanni di avvistamento per poter vedere e quindi riprendere in tutti modi i plantigradi.
Dall’uscita del letargo fino al momento in cui, in deroga alle leggi comunitarie, l’orso bruno diventa preda cacciabile. Paradossale allora è il fatto che all’appassionato naturalista e all’appassionato cacciatore vengano offerte le due possibilità, a costi chiaramente diversi e in tempi diversi.
Approfondendo questo punto finale c’è da dire che mentre 20 anni fa era difficile, ma non impossibile, osservare uno o più orsi dopo ore di appostamento in assoluto silenzio, oggi gli orsi sono già sul posto prima ancora che arrivino i fotografi. Questi animali sono rimpinzati di croccantini per cani e resti di salmone allevato con additivi e, in alcuni casi, persino appesi sugli alberi di modo che gli orsi possano salire sui tronchi e far ottenere al turista emozionato la foto che sui social avrà un alto grado di cuoricini e wow plaudenti.
Qualcosa ora succederà, perché la Commissione Biodiversità dell’UE recentemente ha più volte fatto sentire le sue “raccomandazioni” sull’uso di cibo scorretto per animali selvatici. Gli orsi non solo hanno grossi problemi di alimentazione ma hanno anche perso l’atavica paura dell’uomo, che aveva sempre contraddistinto il rapporto tra le due specie.
Oggi il rumore del motore del quad che arriva in zona per portare cibo attrae gli orsi in maniera quasi spasmodica. Non c’è più bisogno di andare in cerca di qualcosa per sopravvivere. Arriva un gran mix deleterio per fegato e reni. Ma è business as usual!”
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