EnergiaFinlandia

Abbiamo qualcosa da nascondere

Il deposito di scorie Onkalo, in Finlandia, sarà il primo a immagazzinare “definitivamente” i rifiuti radioattivi.

Le scorie, lascito della nostra civiltà

La gestione delle scorie nucleari è stata fonte di dibattito sin dal primo utilizzo commerciale dell’energia nucleare, nella seconda metà del ventesimo secolo. L’utilizzo di combustibile nucleare, come è noto, ha il lato positivo di generare una grande quantità di energia senza rilasciare emissioni inquinanti nell’atmosfera. D’altra parte, la produzione di energia nucleare richiede la gestione e lo smaltimento, anche noto come decommissioning, dei rifiuti radioattivi che rappresentano una grave minaccia per l’uomo e l’ambiente. 

Sono sorti e permangono grossi problemi su come salvaguardare al meglio questi materiali di scarto nel futuro, soprattutto nel caso in cui la produzione di energia nucleare dovesse aumentare. Nel 2022, l’Unione Europea ha incluso l’energia nucleare nella sua tassonomia europea per le attività sostenibili dopo accesi dibattiti, promuovendo così gli investimenti nella sua produzione. L’energia nucleare continuerà probabilmente a far parte del mix energetico europeo per molti anni a venire. 

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Il “fumo” che esce da una centrale nucleare è semplice vapore acqueo

Le strutture di stoccaggio a breve termine esistono da decenni, ma la questione del loro smaltimento a lungo termine ha causato intensi dibattiti politici, con numerosi progetti ritardati o cancellati del tutto. Anche in Italia si sta riaprendo recentemente la questione, con prospettive di investimento su reattori di quarta generazione e sulla fusione nucleare, vera e propria frontiera dello sviluppo umano.

Ma nel frattempo la creazione del deposito unico nazionale per le scorie radioattive, dopo quarant’anni dalla chiusura delle centrali, è entrata solo recentemente nella sua fase preliminare di designazione del sito, mentre i rifiuti risiedono ancora nei loro depositi temporanei sparsi sul territorio nazionale.

La Finlandia è invece il primo paese al mondo a entrare nella fase di attuazione vera e propria dello smaltimento geologico delle scorie nucleari, che verranno depositate a partire dal 2025 nel sito di “Onkalo”, un sistema di gallerie sotterranee che è stato scavato negli ultimi vent’anni. Ripercorriamo la storia di Onkalo, il nascondiglio per antonomasia.

Un nascondiglio per l’eternità

La società finlandese Posiva è stata fondata nel 1995 con il compito di provvedere allo smaltimento finale del combustibile nucleare esaurito generato dai suoi proprietari, gli operatori degli impianti nucleari Teollisuuden Voima e Fortum. Il sito è stato individuato a poca distanza dalla centrale nucleare di Olkiluoto, sull’isola omonima nel sud ovest del paese, dove è stato recentemente attivato il reattore più grande d’Europa.

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La centrale nucleare di Olkiluoto

I lavori di costruzione di Onkalo, la cui traduzione dal finlandese è letteralmente “cavità”, sono iniziati nel giugno 2004. Nella fase iniziale, Onkalo era principalmente una struttura di ricerca sotterranea, dove venivano condotti studi per confermare l’idoneità del sottosuolo per lo smaltimento finale. Dopo lunghe analisi, i geologi di Posiva hanno dimostrato che il substrato roccioso di Olkiluoto è rimasto per lo più stabile negli ultimi miliardi di anni, anche se ci sono prove di terremoti durante gli ultimi 10.000 anni.

Ma i terremoti non sono la minaccia principale all’integrità del nascondiglio. La vera minaccia che potrebbe riportare in superficie i rifiuti sarebbe l’acqua. I depositi profondi devono essere collocati in alcuni tipi di argilla, sale o roccia dura cristallina, perché hanno spazi porosi piccoli e sconnessi e sono quasi impermeabili all’acqua. A Onkalo, il substrato roccioso di quasi 2 miliardi di anni è costituito principalmente da gneiss, una roccia formatasi a temperature e pressioni elevate e molto adatta allo scopo.

Nel 2015 Posiva ha ufficialmente ricevuto dal governo finlandese la licenza per la costruzione di un impianto di smaltimento definitivo. Secondo i piani, dovrebbe iniziare a essere operativo entro i prossimi due anni. 6.500 tonnellate di scorie saranno collocate in circa 3.250 contenitori, seguendo un metodo che dovrebbe garantire il contenimento delle radiazioni all’interno del deposito per offrire la massima protezione agli esseri umani e all’ambiente.

Il metodo di stoccaggio 

Il metodo utilizzato da Posiva in Finlandia è stato sviluppato dalla società svedese per la gestione dei combustibili e dei rifiuti nucleari SKB e utilizza diverse barriere per contenere le radiazioni. Il contenitore è la prima barriera. L’inserto in ghisa garantisce stabilità e la custodia in rame previene la corrosione. La seconda barriera è l’argilla bentonitica, posizionata attorno ai contenitori, in modo che possa assorbire l’acqua circostante. L’argilla manterrà i contenitori in posizione e li proteggerà dai movimenti del substrato roccioso. La terza e ultima barriera è ovviamente il substrato roccioso stesso, con i contenitori posizionati a una profondità di circa 500 metri sotto terra.

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Illustrazione del metodo di stoccaggio KBS-3 (Fonte: skb.com)

Un sito di stoccaggio simile a Onkalo verrà costruito proprio in Svezia e utilizzerà la medesima tecnologia. Sarà situato vicino alla centrale nucleare Forsmark di Vattenfall, nel comune di Östhammar, a nord di Stoccolma. Una volta completamente sviluppato – intorno al 2080 – il deposito comprenderà qualcosa come 60 chilometri di tunnel con spazio per più di 6.000 contenitori di rame di combustibile nucleare esaurito, con un volume totale dello spazio necessario nel sottosuolo di circa quattro chilometri quadrati.

Onkalo invece è quasi ultimato e diventerà la prima vera “tomba” per le scorie nucleari. Secondo i piani finlandesi, il sito verrà riempito dei contenitori in rame e intorno al 2100 si prevede la chiusura definitiva, per l’eternità. Ma come garantire che nessuno in futuro si avvicini ai pericolosi rifiuti? 

L’uomo, la minaccia più grande

Onkalo non è solo una grotta, un enorme cantiere, un sito di stoccaggio. Onkalo è a tutti gli effetti anche un esperimento filosofico, una sfida dell’uomo a sé stesso e alla propria mortalità. Per capire questo aspetto è davvero utile guardare il documentario Into Eternity di Michel Madsen, uscito nel 2010. 

Il suggestivo film fa immergere nella cavità e approfondisce l’aspetto della conservazione futura del sito. Se il combustibile esaurito rimane pericoloso così a lungo, infatti, sorge il problema di come – o se – comunicare alle future generazioni il contenuto della cavità e il pericolo che ne deriva.

100.000 anni è un periodo così lungo da essere quasi inconcepibile. Può succedere di tutto, le lingue possono scomparire e l’esistenza dell’umanità non può essere garantita. Madsen, attraverso immagini suggestive e spunti di riflessione, trasmette tutta la grandezza che sta dietro al progetto, ma anche la fragilità e l’incertezza che derivano dal misurarsi con l’eternità. 

Una volta che i rifiuti del deposito saranno stati depositati, la struttura dovrà essere sigillata e mai più riaperta. Ma cos’è preferibile, occultare il tutto e sperare che nessuno si metta mai a scavare da quelle parti, oppure lasciare un messaggio alle generazioni future? E quale messaggio, in che lingua? O è meglio ricorrere alla simbologia?

Le risposte definitive saranno date alla fine del secolo, quando si prevede di chiudere la “cavità”. Onkalo diventerà una testimonianza della nostra civiltà, un’opera che – si spera – sopravviverà a molte generazioni di esseri umani che da essa dovranno guardarsi.

“Se ci riusciremo, a Onkalo ci saranno probabilmente i resti più duraturi della nostra civiltà. Se voi, in un futuro lontano, lo trovaste, che cosa vi direbbe di noi?”

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera
Genovese e genoano, sono laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Maastricht. Oggi mi occupo di comunicazione aziendale e scrivo di geopolitica, logistica e portualità.

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