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Un nuovo studio per il trasporto marittimo artico

Un nuovo studio sul trasporto marittimo artico, focalizzato sui rischi associati alle rotte commerciali, scopre che le navi con classi di ghiaccio inferiori hanno una probabilità fino a 20 volte maggiore di rimanere bloccate.

Bloccati nel ghiaccio

Lo studio – firmato da ricercatori dell’Università di Helsinki, dell’Università di Yale, dell’Università di Aalto e del Natural Resources Institute Finland – ha tracciato le navi utilizzando i dati del loro sistema di identificazione automatica (AIS), sovrapponendo i loro percorsi con i dati del ghiaccio raccolti dai satelliti.

La nave Polarstern della spedizione MOSAiC, volutamente circondata dai ghiacci artici durante la spedizione 2019-2020

Nonostante la ormai celebre e famigerata Northern Sea Route (NSR) abbia avuto ancora poco “successo” commerciale, va detto che negli ultimi 10 anni il traffico marittimo artico è cresciuto con rapidità. Anche e soprattutto al largo delle coste russe, incidendo sui numeri della NSR, fortemente sostenuta da Mosca come leva di sviluppo e diversificazione economica e politica.

Il ghiaccio marino artico va via via ritirandosi sempre più, e così navi con una bassa classe di ghiaccio sono più propense ad avventurarsi nelle gelide acque artiche (Si chiama classe navale una serie di navi aventi progetto e caratteristiche comuni). Spesso andando incontro a rischi elevati e con una scarsa protezione dello scafo. Bisogna inoltre considerare l’alto rischio che si corre avventurandosi nel Mar Glaciale Artico, tra condizioni meteorologiche complesse e poco prevedibili nel dettaglio, accumulo di ghiaccio pluriennale indurito, e scarsi mezzi di soccorso.

Grandi rischi e troppe variabili?

I ricercatori hanno raccolto una serie di dati sugli eventi accaduti lungo la NSR russa negli ultimi anni. Per il periodo tra il 2013 e il 2017 la ricerca ha identificato ben 58 eventi preoccupanti. Lo studio ha utilizzato tre diversi tipi di protezione della classe di ghiaccio (bassa, media e alta) e due diversi livelli di concentrazione di ghiaccio marino (60-70% e 90-100%) per calcolare la probabilità che una nave venga bloccata nel ghiaccio.

Tra le variabili inserite nello studio, la classe di ghiaccio delle navi, il periodo dell’anno (primavera, estate e autunno), la concentrazione di ghiaccio marino, la distanza percorsa dalle navi e l’area geografica lungo la NSR (Laptev Mare, Mare di Kara e Mar della Siberia orientale).

“Più bassa è la categoria della nave polare, maggiore è la probabilità che una nave subisca un evento assillante. [Tuttavia] non vi è alcuna differenza evidente nel determinare i tassi di eventi tra il Mare di Laptev, il Mare di Kara e il Mar della Siberia orientale “, concludono i ricercatori.

La probabilità prevista di rimanere bloccata nel ghiaccio per una nave di alta classe ghiaccio lungo diverse rotte di navigazione nel Mare di Kara in primavera (marzo-giugno), estate (luglio-settembre) e autunno (ottobre-novembre).

Il Polar Code e la navigazione artica

Entrato in vigore il 1 Gennaio 2017, il Polar Code rappresenta la codificazione più recente e globale sul tema della navigazione mercantile ai Poli, coprendo l’intera gamma di questioni inerenti al tema.

Dalla progettazione degli scafi alla costruzione, dalle operazioni di Search&Rescue (SAR) alla protezione ambientale, il Polar Code include anche una buona parte di misure che incidono sulla sicurezza e sulla salvaguardia delle imbarcazioni e degli equipaggi. Ciononostante, il tema della sicurezza e della prevenzione è molto distante da una totale applicazione.

Nella nostra ultima intervista all’Avvocato Francesco Munari, Ordinario di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Genova ed esperto di Diritto Marittimo, abbiamo parlato anche di questi aspetti. Buona visione!

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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