Foto © Anna Fantuzzi / Osservatorio Artico
A Italia Chiama Artico 2025, uno dei panel principali si è concentrato sulle strategie di Danimarca, Finlandia e Unione Europea per l’Alto Nord.
L’Artico è sempre più al centro dell’attenzione globale, non solo per le conseguenze del cambiamento climatico, ma anche per le implicazioni geopolitiche e strategiche che ne derivano. La regione, un tempo considerata remota e inaccessibile, è oggi un’area di crescente interesse per le grandi potenze, con dinamiche che coinvolgono attori internazionali come la NATO, l’Unione Europea e il Consiglio Artico.
All’edizione 2025 di Italia Chiama Artico, tenutasi a Bologna il 25 febbraio, abbiamo avuto il piacere di ospitare, in videochiamata, Ms. Claude Veron-Reville, Inviata Speciale per l’Artico dell’Unione Europea. Nel suo intervento, ha sottolineato il ruolo dell’UE nella regione e le sfide legate ai cambiamenti climatici, evidenziando l’importanza della cooperazione internazionale per garantire uno sviluppo sostenibile e la tutela delle popolazioni indigene.
Il suo contributo ha anticipato quelli dell’ambasciatore danese in Italia, S.E. Peter Taksøe-Jensen, e dell’ambasciatore finlandese in Italia, S.E. Matti Lassila, i quali hanno offerto una prospettiva più nazionale sulle strategie artiche.
Se da un lato l’Unione Europea mira a rafforzare il proprio coinvolgimento nella regione attraverso finanziamenti, ricerca scientifica e cooperazione internazionale, dall’altro emergono le visioni specifiche di due nazioni con un ruolo chiave nell’Artico, ma con approcci distinti. La Danimarca si confronta con la complessa questione della Groenlandia e la sua crescente rilevanza strategica, mentre la Finlandia, recentemente entrata nella NATO, deve affrontare un nuovo contesto di sicurezza segnato dalla guerra in Ucraina.
L’Unione Europea sta cercando di rafforzare la propria presenza nell’Artico, nonostante il suo ruolo sia ancora limitato dallo status di osservatore nel Consiglio Artico e dalle differenze di approccio tra i suoi Stati membri. Secondo Veron-Reville, l’UE ha un interesse strategico nella regione, sia per la tutela ambientale, sia per il controllo delle risorse naturali.
“Il cambiamento climatico è una questione centrale: l’Artico non riguarda solo le risorse, ma anche le popolazioni indigene che vi abitano quotidianamente. Il riconoscimento del ruolo del cambiamento climatico è cruciale per la crescita, l’estrazione di petrolio e gas, le materie prime e lo sfruttamento sostenibile, che rappresentano il fulcro dell’interesse dell’Unione Europea.”
Veron-Reville ha inoltre evidenziato l’importanza della cooperazione internazionale e il crescente coinvolgimento di altri attori globali nella regione:
“Un elemento chiave è la cooperazione internazionale, resa possibile anche grazie alla presenza di alcuni Stati membri dell’UE nell’Artico. Tuttavia, la Cina sta assumendo un ruolo sempre più preminente e rafforzando il suo controllo giorno dopo giorno.”
L’UE fornisce supporto finanziario all’Artico attraverso programmi specifici, tra cui Copernicus, considerato uno degli strumenti più avanzati per l’osservazione della regione. Inoltre, l’Unione ha rafforzato la collaborazione con la Danimarca, soprattutto in materia di protezione della Groenlandia.
La Groenlandia, pur essendo parte del Regno di Danimarca, gode di un’ampia autonomia e da tempo discute la possibilità di una piena indipendenza. Storicamente legata alla Danimarca dal 1721, la regione è divenuta oggetto di crescente attenzione internazionale, soprattutto in seguito all’interesse manifestato dagli Stati Uniti durante la seconda amministrazione Trump.
Come evidenziato dall’ambasciatore S.E. Peter Taksøe-Jensen, l’episodio ha messo in luce l’importanza strategica dell’isola, sia in termini di risorse naturali, sia di controllo delle rotte artiche:
“La Groenlandia rappresenta un tassello fondamentale per la sicurezza nell’Artico. Il suo valore strategico è ormai chiaro a livello globale, e questo comporta nuove sfide sia per Copenaghen, sia per Nuuk.”
Nonostante l’alto grado di autogoverno, la Groenlandia affronta un delicato equilibrio tra autonomia politica e dipendenza economica dalla Danimarca. Gran parte del suo bilancio e della sua economia si basa ancora sulle sovvenzioni di Copenaghen, un elemento che pone interrogativi sulle prospettive di una futura indipendenza.
Secondo S.E. Taksøe-Jensen, il percorso verso una Groenlandia indipendente resta incerto:
“L’indipendenza è una questione complessa: la Groenlandia dipende ancora fortemente dal sostegno economico danese, e questo aspetto non può essere trascurato nel dibattito.”
Come evidenziato da Taksøe-Jensen, lo scioglimento dei ghiacciai sta trasformando l’Artico, rendendo la Groenlandia più accessibile e favorendo lo sviluppo di nuove infrastrutture, come il recente ampliamento dell’aeroporto di Nuuk.
Tuttavia, mentre il turismo e l’economia locale potrebbero trarne vantaggio, rimangono numerose sfide significative, come la necessità di infrastrutture adeguate e di personale specializzato. La Danimarca si destreggia con un approccio consapevole, nella convinzione che la gestione dell’Artico richieda un equilibrio tra sviluppo economico e conservazione ambientale.
Mentre la Danimarca concentra la maggior parte delle sue energie sulla questione groenlandese, la Finlandia si sta focalizzando su una tematica differente. Con un confine di oltre 1.300 km con la Russia (il più lungo tra i paesi dell’Unione Europea), questa posizione geografica rende Helsinki particolarmente sensibile agli equilibri geopolitici, influenzando direttamente le scelte di politica estera e di difesa nella regione.
Durante Italia Chiama Artico, l’ambasciatore finlandese S.E. Matti Lassila ha ribadito il peso della nuova realtà strategica post-invasione russa dell’Ucraina con toni non esattamente “diplomatici”:
“Non ci aspettiamo che la Russia attacchi, ma, nel caso, saremo più che pronti. La nostra integrazione nella NATO sta procedendo rapidamente e con estrema attenzione.”
Storicamente neutrale, la Finlandia ha modificato radicalmente la propria strategia di sicurezza dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, accelerando l’adesione alla NATO. Questo ingresso ha rafforzato la presenza dell’Alleanza nell’Artico, rendendo la Finlandia un attore chiave nella difesa del Nord Europa.
Secondo S.E. Lassila, il governo finlandese è consapevole dell’importanza di gestire con estrema cautela la nuova situazione geopolitica per evitare di alimentare ulteriori tensioni:
“L’Artico è una regione di cooperazione, non di conflitto. La Finlandia continuerà a lavorare per mantenere la stabilità.”
Oltre agli aspetti geopolitici e militari, la Finlandia sta puntando su un settore strategico in forte crescita: il turismo artico. Negli ultimi anni, la Lapponia ha registrato un significativo aumento del turismo invernale, grazie all’attrattiva dei paesaggi innevati, dell’aurora boreale e delle esperienze legate alla cultura Sami.
L’Ambasciatore Matti Lassila ha sottolineato anche il rafforzamento della cooperazione tra l’Italia e le regioni artiche, in particolare nei settori dell’innovazione e della comunicazione:
“Italia e Finlandia possono collaborare ancora di più nello sviluppo sostenibile e nell’innovazione tecnologica applicata alle regioni artiche. Il turismo è un settore in espansione, ma ci sono anche opportunità nei trasporti, nella ricerca scientifica e nelle energie rinnovabili.”
Italia Chiama Artico 2025 ha offerto una piattaforma di dialogo fondamentale per comprendere le traiettorie future della regione e il ruolo che l’Europa, i Paesi nordici e l’Italia potranno giocare in questa partita globale.
Danimarca e Finlandia rappresentano due casi emblematici della crescente centralità dell’Artico negli equilibri globali. Da un lato, la Danimarca deve bilanciare le proprie politiche con le richieste di maggiore autonomia della Groenlandia, mentre dall’altro, la Finlandia sta ridefinendo il proprio ruolo nella sicurezza europea dopo l’adesione alla NATO.
Infine, per quanto concerne la tematica europea, come evidenziato da Ms. Veron-Reville, il futuro dell’Artico dipenderà dalla capacità degli Stati coinvolti di cooperare in modo efficace, bilanciando sicurezza, sviluppo economico e sostenibilità ambientale. L’Unione Europea, pur con un ruolo ancora limitato, dovrà affrontare la crescente competizione per l’Artico, in un contesto internazionale sempre più complesso.
Isabella Basile
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