Diversificazione economica, sviluppo e politica dietro alla corsa “stellare” dei Paesi Nordici, che puntano nuove frontiere spaziali per i lanci artici.
Continuano gli sviluppi relativi ai lanci orbitali dal territorio di alcuni Stati artici, in particolare al di sopra del Circolo Polare. Dopo l’ultimo aggiornamento in merito di Settembre – che riguardava soprattutto l’Islanda e un lancio suborbitale della startup scozzese Skyrora – nell’ultimo periodo il focus si è spostato sulla Norvegia.
Con nuovi investimenti approvati nell’estate del 2020, la Norvegia punta parte della strategia nazionale in campo spaziale sul centro di Andøya, di proprietà al 90% del Ministero dei Trasporti e al 10% dell’attore industriale Kongsberg Defence and Aerospace.
Situato su di un isolotto dei fiordi a circa sei ore da Tromsø, lo spazioporto nasce nella contea di Nordland, a 69° Nord. Il governo ha deciso di investire 365 milioni di Krone – circa 40 milioni di dollari – per supportare lo sviluppo infrastrutturale dello spazioporto, dopo un’attenta valutazione che ha esaminato sia le questioni strettamente tecniche, ambientali e di sicurezza, sia gli aspetti relativi a potenziali partnership internazionali.
Secondo la valutazione di Oslo Economics, infatti, il progetto dello spazio-porto di Andøya presenta molti vantaggi e potenzialmente anche solidi ritorni economici. I quali però sarebbero consequenziali a una buona trama di relazioni internazionali, di accordi e partnership.
Con la sigla di due accordi nel mese di Aprile, si può dire che anche questa condizione sembra essersi verificata. Andøya Space ha siglato due accordi con due giovani promesse spaziali europee: Isar Aerospace e Rocket Factory Augsburg (RFA), start-up tedesche che stanno sviluppando dei lanciatori orbitali e che nell’ultimo periodo hanno raccolto sia investimenti privati sia sostegno istituzionale da parte dell’agenzia spaziale tedesca (DLR) e dell’ESA.
Il 14 aprile, Isar Aerospace ha firmato un accordo per l’utilizzo esclusivo di un “launch pad” di Andøya Space per un periodo di venti anni; da lì, la start-up fondata nei sobborghi di Monaco di Baviera si preparerà a lanciare il razzo Spectrum, mentre Andøya Space si impegna a offrire i servizi e le infrastrutture tecniche legate ai lanci.
La decisione di firmare un accordo così a lungo termine, secondo il CEO di Isar Aerospace Daniel Metzler, deriva da una localizzazione molto favorevole dell’isola di Andøya per i lanci verso l’orbita polare ed eliosincrona. In più, Metzler ha sottolineato che il centro di lancio ha anche il vantaggio di essere ben sostenuto e finanziato da parte del governo norvegese, tale da renderlo “lo spazioporto meglio finanziato nell’Europa continentale”.
Da parte sua, il CEO di Andoya Space Odd Roger Enoksen vede questa partnership come una pietra miliare per il contesto del NewSpace in Europa, perché permetterà a startup private del continente di lanciare piccoli/medio satelliti – probabilmente di clienti europei – dal suolo europeo.
Sulle prospettive di Isar Aerospace, Andøya potrebbe averci azzeccato. Nonostante sia molto giovane – fondata nel 2018 – ha una crescita costante, e nel bel mezzo del periodo di pandemia e crisi economica dovuta al COVID-19 ha aperto e ingrandito la fabbrica per la manifattura del razzo in Germania.
Oltre Isar Aerospace, la più avanti delle start-up europee di lanciatori, anche RFA si è rivolta ad Andøya Space, firmando un contratto il 28 aprile 2021 per l’utilizzo del sito di lancio. RFA dalla sua ha sicuramente la parentela industriale con OHB, uno dei pesi massimi europei in campo satellitare. Che potrebbe inoltre favorirli nel primissimo periodo di vita della startup, in termini di sviluppo del business e quindi di ricavi economici.
Anche RFA ha evidenziato che Andøya rappresenta uno spazioporto vantaggioso per il continente europeo, essendo facilmente raggiungibile e con caratteristiche molto positive anche nella posizione. Così a Nord e sgombra di territori per le traiettorie di lancio.
Finora, infatti, l’Europa ha come base di lancio europea solo il Guyana Space Center, situato all’interno del territorio oltremare francese, che offre traiettorie favorevoli per la sua posizione equatoriale. Ma il discorso intorno agli spazioporti in Europa è ampio, e oltre il Regno Unito, con addirittura tre siti in sviluppo, a voler dire la sua c’è anche il Portogallo.
Lisbona fa leva sulla posizione vantaggiosa delle Azzorre, ma da ottobre 2020 c’è anche l’Italia, grazie all’approvazione da parte dell’ENAC del sito di Taranto-Grottaglie, che può vantare una partnership con la Virgin Galactic per voli suborbitali. Rimanendo nel contesto artico, la Norvegia però non è l’unica a sviluppare il proprio comparto spaziale sfruttando a proprio vantaggio la posizione artica.
Mentre il progetto di Andøya prosegue e si pongono le basi per futuri sviluppi infrastrutturali, la Svezia punta molto sul suo Esrange Space Center, situato vicino Kiruna, anch’esso al di sopra del Circolo Polare. Infatti, le stesse RFA e Isar Aerospace dovrebbero effettuare dei test di lancio a Esrange, ma soprattutto l’ESA ha deciso di utilizzarla come base di test per un lanciatore di prossima generazione.
Ovvero il progetto Themis, che dovrà essere riutilizzabile (come il Falcon 9 di SpaceX, per intenderci). A Esrange quindi si dovrebbero tenere i test per verificare sia i motori del nuovo lanciatore che le fasi di decollo e atterraggio. Da semplici basi per lanciare piccoli progetti relativi a palloni stratosferici e razzi che non raggiungono l’orbita bassa terrestre, gli spazioporti artici stanno velocemente attraendo investimenti e nuove partnership, che oltre a lanciare veri e propri razzi e quindi satelliti in orbita, favoriscono anche il giovane settore dei lanciatori privati europei.
Parallelamente, progetti di questo tipo sono percepiti anche come modi per investire in un settore in crescita e diversificare l’economia, soprattutto nel caso della Norvegia. Il Norwegian Industrial Forum for Space Activities (NIFRO) recentemente ha presentato una sorta di position paper dove si dice che le attività spaziali, nonostante non possano cambiare da sole l’impostazione economica del Paese, possono essere una delle soluzioni all’interno di un puzzle più grande per adottare un’economia più rivolta al futuro, all’innovazione ed agli aspetti climatici e meno a quelli connessi all’Oil&Gas.
Secondo il NIFRO, il ruolo che lo Spazio può e deve avere nel futuro della Norvegia passa appunto dall’Artico, da progetti di comunicazione satellitare pensati per la regione al di sopra del Circolo Polare, e grazie ad Andøya, il cui potenziale, anche in senso militare, NATO e di relazioni con gli Stati Uniti, è sicuramente in crescita.
Giancarlo La Rocca
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