Nuovi piani di sviluppo offshore per la compagnia norvegese di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi, che punta ad arricchire ulteriormente il panorama energetico nazionale.
La compagnia norvegese di oil and gas Aker BP ha annunciato di aver presentato dieci piani per lo sviluppo e il funzionamento di progetti di petrolio e gas al Ministero norvegese del petrolio e dell’energia.
I progetti ammontano a un investimento totale di oltre circa 20,5 miliardi di dollari, e rappresentano uno dei maggiori sviluppi industriali privati in Europa nel settore energetico. I progetti consentiranno alla produzione di petrolio e gas di Aker BP di crescere dai circa 400.000 barili al giorno nel 2022 a circa 525.000 barili nel 2028.
“La portata dei piani di sviluppo che stiamo presentando al Ministro del petrolio e dell’energia è la concreta manifestazione della nostra ambizione di creare la compagnia petrolifera e del gas del futuro, con bassi costi, basse emissioni, crescita redditizia e rendimenti interessanti”, ha affermato Karl Johnny Hersvik, CEO di Aker BP.
Per fugare i dubbi del mondo ambientalista, Aker BP ha rilasciato una nota nella quale afferma di prendere sul serio le sfide climatiche globali, con una strategia attiva su tre fronti per soddisfare il crescente fabbisogno mondiale di energia, riducendo allo stesso tempo le emissioni.
“Forniremo petrolio e gas con un’impronta climatica minima. Genereremo entrate che potranno essere utilizzate per facilitare la transizione energetica. E contribuiremo con conoscenza, dati ed esperienza per supportare nuove industrie”.
Terje Aaslan, ministro norvegese del petrolio e dell’energia, ha aggiunto: “È sempre una buona giornata di lavoro quando ricevo nuovi piani di sviluppo. Quello che sta accadendo oggi è travolgente. Le aziende hanno preso in parola il governo: stanno sviluppando ulteriormente la piattaforma norvegese”.
Per le energie rinnovabili si tratta di una notizia tutt’altro che positiva. Nel gennaio del 2021, il rapporto annuale di Ember e Agora Energiewende spiegava come le energie rinnovabili avessero prodotto il 38% del mix elettrico europeo nel 2020, superando il 37% dei combustibili fossili.
Lo storico obiettivo era stato raggiunto grazie all’ascesa dell’energia eolica e solare in Europa, con entrambe le fonti che avevano quasi raddoppiato i numeri dal 2015. Progetti miliardari come quello appena depositato in Norvegia rischiano non solo di frenare, ma di invertire la tendenza negli anni a venire.
Articolo pubblicato originariamente su Shipmag / in partnership con Osservatorio Artico
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