A Roma la prima cinematografica del documentario “Northwards, together for the future”, curato da Interact.
Roma, 13 ottobre. Sugli scalini di ingresso del Cinema Troisi si mescolano italiano e inglese. I saluti sono carichi di emozione. Sembra di assistere alla riunione di un grande gruppo di amici che festeggiano un risultato a lungo atteso.
Le impressioni non sono troppo lontane dalla realtà. Si tratta infatti della première di Northwards, together for the future, una docuserie INTERACT il cui protagonista, Giorgio Lupano, porta gli spettatori in giro per l’Artico a conoscere “the nice people of INTERACT”.
INTERACT è il più grande progetto infrastrutturale dedicato alla ricerca nella regione artica. Nato sotto gli auspici della rete di stazioni SCANNET e finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea, INTERACT riunisce 74 basi terrestri in tutto l’Artico (e 21 stazioni di ricerca in territorio russo attualmente in pausa).
L’emozione che trapela dai presenti in sala ancora prima che dallo schermo, però, racconta anche un’altra storia. INTERACT è in primo luogo una rete di personeaccumunate dalla stessa passione e da una visione della ricerca basata sull’accessibilità e la condivisione.
Northwards, together for the future non è un film, ma nemmeno il classico documentario. Come tutti i migliori progetti, è nato da una chiacchierata tra amici e una domanda. Quasi ogni giorno leggiamo notizie sui cambiamenti climatici in cui i soggetti indefiniti la fanno da padrone. “Gli scienziati avvertono”, “La scienza dice”, “Dati scientifici mostrano”. Sembra che la ricerca sia un’entità intangibile e senza nome, ma chi c’è dietro tutti quei numeri?
Giorgio Lupano, attore di origini piemontesi e volto protagonista della serie, racconta che la missione di Northwards è proprio quella di usare il linguaggio cinematografico per parlare con gli scienziati e degli scienziati in qualità di persone, mostrando al pubblico l’ambiente dove lavorano e la loro quotidianità.
Attraverso i sette episodi della serie, Lupano ci porta nelle fredde terre del nord per incontrare alcuni volti di INTERACT, a partire dal fondatore del progetto, Terry Callaghan, presente anche alla première romana. Dopo una lunga carriera, il professor Callaghan si dedica oggi ad aprire le giuste porte – fisiche e metaforiche – a giovani scienziati da tutto il mondo e a divulgare il loro lavoro al grande pubblico.
Non un viaggio nel mondo della ricerca scientifica in generale, ma uno zoom su un contesto tanto affascinante quanto complesso: l’Artico. Northwards porta sul grande schermo il lavoro in stazioni spesso isolate e difficili da raggiungere, a contatto con temperature proibitive per le persone e la strumentazione. Si parla di coordinamento tra le infrastrutture, del programma di accesso trans-nazionale di INTERACT, di innovazione tecnologica, di integrazione con il territorio e con le popolazioni indigene.
Insomma, un viaggio interessante nonché costellato di panorami mozzafiato, ma perché dovrebbe importarci così tanto? Perché, citando Margareta Johansson, coordinatrice del progetto e scienziata specializzata sul permafrost: “Quello che succede nell’Artico non resta nell’Artico”.
Mentre alla COP28 che si terrà a Dubai a dicembre si discuterà di aumenti di temperatura media globale di 1.5°C o 2°C, questi numeri nell’Artico vanno moltiplicati per tre, e questa amplificazione ha delle ripercussioni su tutto il pianeta. Si consideri ad esempio lo scioglimento del permafrost studiato da Johansson. Non si tratta solo di un danno infrastrutturale per l’Artico, ma del potenziale rilascio di enormi quantità di carbonio in atmosfera nonché di agenti patogeni imprevedibili.
Studiare i cambiamenti passati e presenti nell’Artico è di vitale importanza per provare a prevedere quello che ci aspetta, e prepararci ad affrontarlo. Altrettanto importate è raccontare al pubblico questa ricerca.
Quando Terry Callaghan firmò con altri colleghi il primo report dell’IPCC nel 1990, non fu accolto dal consenso e dai riconoscimenti che ricevette più avanti nella sua carriera (tra cui il premio Nobel per la pace nel 2007 congiuntamente all’IPCC ed Al Gore). Gli autori del rapporto, infatti, furono accusati di essere catastrofisti. Ormai sappiamo che le loro stime erano fin troppo basse.
“Oggi sappiamo che ascoltare la scienza è un imperativo”, ha detto Giorgio Lupano prima della proiezione. In Northwards, Lupano entra in dialogo con alcuni volti della ricerca e a ciascuno chiede una previsione sul futuro. La risposta dominante è una: cambiamento.
Il mondo di domani sarà decisamente diverso da quello di ieri, ma anche da quello di oggi. Possiamo, e dobbiamo, smussare gli angoli di questo cambiamento, ma non possiamo illuderci di evitarlo del tutto. La scienza ci offre utili strumenti per anticipare, progettare e implementare le soluzioni necessarie ad affrontarlo.
Se riusciremo a passare dalla negazione della scienza all’ascolto passivo e finalmente all’azione dipenderà in ultima istanza da ciascuno di noi. Intanto, Northwards fa un lavoro eccellente per catalizzare la nostra attenzione.
Annalisa Gozzi
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