Questa analisi è legata in qualche modo all’Artico. Non è sull’Artico perché il tema è legato al gasdotto Nord Stream, che si trova al di sotto del Circolo Polare Artico. Ma siccome tutto è interdipendente e gli attori sono potenze artiche, una breve analisi non può che essere vista di buon occhio.
Inoltre l’attuale crisi in Ucraina è legata in parte alle risorse energetiche, nel senso che la creazione negli ultimi anni di gasdotti alternativi ha avuto non poca influenza sulla geopolitica.
La creazione del Nord Stream nel 2011 ha “boicottato” il transito attraverso l’Ucraina e gli altri Paesi dell’Est, facendo partire il gasdotto da Vyborg, nel Mar Baltico, fino alla città pomerana di Greifswald, in Germania. Il gasdotto negli ultimi anni non è stato sempre utilizzato alla massima capacità.
Nel 2016, infatti, l’Europa ha importato meno della metà di gas rispetto all’utilizzabile, facendo prevedere che il suo gemello – Nord Stream 2, costato 11 miliardi di dollari – con ulteriori due vie di connessione oltre alle due già presenti, possa essere un dispendio di risorse per un investimento così alto. A complicare l’investimento, anche la transizione verso altre risorse energetiche e inverni con temperature più miti.
L’utilizzo di questi gasdotti potrà comunque garantire un più semplice approvvigionamento del gas russo e limitare l’acquisto di gas da altri fornitori (come Stati Uniti o Nord Africa), garantendo un ritorno economico alla Russia (che solo nel 2016 ha provveduto al 33% del fabbisogno di gas nell’Unione europea, stando all’articolo di Petr Polak.
Questa facilità di reperimento dell’energia potrebbe minare sia la lenta transizione verso forme di energia diverse dai combustibili fossili, sia minare l’economia dell’Ucraina, che potrebbe perdere 1,8 miliardi di euro di proventi derivati dall’attraversamento del gasdotto sul proprio territorio (BBC, 28/01/2022).
Nel caso di un escalation in Ucraina, gli Stati Uniti hanno paventato misure contro il Nord Stream 2, ma questo potrebbe non mettere a dura prova la fornitura di gas verso l’Europa. Sebbene nella sola Germania circa 26 milioni di case potrebbero essere riscaldate grazie al gas importato, il surplus di capacità del Nord Stream “1” manterrebbe comunque la fornitura e non avrebbe ripercussioni economiche sulla Russia.
Quello che invece potrebbe avere un maggiore – seppur limitato -impatto, sarebbe l’inasprirsi delle limitazioni all’esportazione di alcune tecnologie legate all’industria estrattiva verso la Russia, secondo Chris Miller.
Veniamo ora alla rubrica britannica. Il Nord Stream non rappresenta un punto di approvvigionamento per il Regno Unito, dato che la maggior parte del gas viene estratto nei giacimenti nazionali, situati prevalentemente nel Mare del Nord. Il restante gas viene dalla Norvegia, dal Qatar, dagli Stati Uniti e perfino da Trinidad e Tobago.
Questo, pur essendo positivo per quanto riguarda la fluttuazione della disponibilità legata alla attuale situazione geopolitica russo-ucraina, sicuramente pone l’accento sull’importanza dei giacimenti artici o sub-artici e i loro futuri coinvolgimenti nella geopolitica artica.
Quanto peseranno le implicazioni geopolitiche sulla stabilità di questo paradigma, e quanto Mosca potrà contare sul suo pilastro economico? Lo sviluppo dell’artico russo passa – anche – da qui.
Gianmaria Ricci
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