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Il futuro dell’Italia nell’Artico si chiama NIOM

È in cantiere la nuova unità della Marina Militare italiana, che sarà dedicata alla ricerca idro-oceanografica con capacità di navigazione in acque polari.

La nuova nave della Marina Militare

Quasi 300 milioni di euro di valore, con un prestito della BEI (Banca Europea degli Investimenti, ndr.), per avere una nuova nave idro-oceanografica, con una nuova classe da inaugurare. Nel dicembre del 2022 il direttore degli armamenti navali, Amm. Ispettore Capo Massimo Guma, firmava il contratto preparato da Fincantieri per la NIOM – Nave Idro-Oceanografica Maggiore, questo il nome esteso del suo acronimo – vedrà il mare non prima dell’inizio del 2027.

L’Italia, che ha a disposizione cinque unità idrografiche di diversa stazza, con compiti diversi e aree geografiche da “battere” che si intrecciano in tutto il Mediterraneo e oltre, punta a un salto di qualità notevole. La nuova nave sarà il fiore all’occhiello della Marina Militare in ambito di ricerca scientifica, e dovrà essere in grado di portare la ricerca a un livello più alto. Con un particolare accento sui poli, sia Nord che Sud.

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Un render della NIOM © Marina Militare

Più di 110 metri di lunghezza, circa 19 metri di larghezza e un sistema di propulsione integrato completamente elettrico, daranno alla NIOM un layout dinamico, caratterizzato da basse emissioni. Gli impianti permetteranno di operare in climi con temperature medie sino a -20°C, eseguire rilievi batimetrici, topografici e geodetici, oltre che acquisire dati idro-oceanografici e geofisici marini e meteorologici, oltre che effettuare rilievi di anomalie magnetiche e condurre attività a supporto di operazioni di Rapid Enviromental Assessment (REA). 

La dotazione della NIOM

A bordo verrà ospitato anche un veicolo subacqueo autonomo (AUV), equipaggiato con sensori idro-oceanografici e predisposto all’imbarco di moduli containerizzati per garantire la massima interoperabilità. Tradotto: sarà possibile utilizzare il drone subacqueo anche per condurre attività batimetriche quando i ghiacci non consentono allo scafo della nave di procedere oltre

La nave, il cui nome ufficiale deve ancora essere svelato, potrebbe essere la prima di una nuova classe di unità simili, che nel tempo andranno a rimpiazzare le sorelle oggi in attività nei mari italiani e mediterranei. Nave Alliance, su cui si sviluppa il programma “High North”, è uno scafo appartenente alla NATO, di cui la Marina Militare ha l’esclusivo utilizzo grazie al suo equipaggio permanente. E quindi le due navi non solo non si escludono a vicenda, ma, anzi, potranno coesistere su diversi livelli di attività.

“Questo progetto ci rende molto orgogliosi, considerando che l’idea nasce molto addietro nel tempo, una quindicina di anni fa”, commenta il C.F. Maurizio Demarte, Comandante della spedizione High North24, che della nuova unità sta curando molti degli aspetti di operatività scientifica.

Il senso di un’unità specifica

“Pensare che la Marina Militare italiana immagini un assetto navale in grado di navigare anche nei ghiacci, significa che il Paese si posizione in maniera molto decisa sulla scena della ricerca internazionale. La NIOM sarà un’unità di discreta importanza, considerando che si presenterà con un dislocamento di 6000 tonnellate circa, con una strumentazione di alta tecnologia in grado di coprire il “Full Ocean Depth“, ovvero l’intera profondità oceanica mondiale media.

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Il C.F. Maurizio Demarte © Istituto Idrografico della Marina

L’automazione a bordo sarà certamente una marcia in più, anche perché la nave avrà a disposizione un equipaggio fisso di circa 80 marinai, a cui poter aggiungere altri 30 ricercatori di diversi enti. Quindi deve essere una piattaforma in grado di rispondere a stimoli di ricerca simultanei, e per questo bisogna intervenire razionalizzando aree, spazi di manovra e zone operative delle navi militari”, prosegue ancora Demarte, che dal 2017 è sempre presente a bordo di nave Alliance per il programma artico.

“A bordo troveranno spazio ben quattro laboratori, per coprire l’intera gamma della geofisica marina, oltre appunto a unità unmanned in grado di operare in cielo, in terra e sotto l’acqua. La dimensione subacquea è tornata prepotentemente sulla scena mondiale, e le attività della nave potranno arrivare fino a 3000 metri di profondità. Per l’Istituto Idrografico della Marina sarà un sogno averla a disposizione, segna un salto di livello di notevole importanza”.

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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