Il punto sulla strategia della NATO in Artico, a seguito dell’intervento dell’Ammiraglio Rob Bauer. Dal nostro inviato Marco Dordoni.
“Il focus sulla sicurezza in Artico è diventato molto rilevante. La guerra in Ucraina sta avendo implicazioni a livello globali, tra cui in Artico dove la principale minaccia si situa presso la Penisola di Kola da dove i russi attaccano l’Ucraina. Il nostro ingente investimento in Ucraina non è beneficienza ma è un investimento per la nostra sicurezza. L’Artico ha conosciuto una fase di pace e stabilità descritta come High North, Low Tension, questo oggi non è più il caso!”
Inizia così l’intervento dell’Ammiraglio Bauer, Presidente del Comitato Militare della NATO, di fronte alla sala gremita dell’Harpa Conference Hall di Reykjavik dove dal 17 al 19 ottobre si è tenuta l’undicesima edizione dell’Arctic Circle Assembly.
Dodici minuti di discorso, l’ultimo ricoprendo questo ruolo, che si potrebbe riassumere in 2 differenti parti. Da un lato un discorso che ha chiaramente mirato a trasmettere la sua preoccupazione per gli ultimi eventi che hanno coinvolto l’Artico. Dall’altro lato però, una dialettica mirante a minimizzare le preoccupazioni attraverso uno sguardo sempre rivolto al pubblico con tono fiero e sicuro, che enfatizza le mosse operative compiute dall’Alleanza in questi ultimi mesi, in risposta all’innalzamento della tensione e dalle provocazioni perpetrate da Russia e Cina.
In cima alle minacce rimane la Russia principale avversario della NATO, nonché target originario per l’Alleanza. Come riportato nella prima parte dell’intervento, l’Ammiraglio Bauer elenca le azioni compiute dalla Russia in questi ultimi mesi volte a continuare il piano di militarizzazione di questa porzione di mondo attraverso ingenti investimenti nella Flotta del Nord e il potenziamento nel dispiegamento di forze nel quadrante nord. Nel settembre 2024 la Russia ha organizzato la più grande esercitazione navale in Artico, dove sono stati coinvolti i sottomarini nucleari che hanno raggiunto il Polo Nord.
Quello che secondo me però è la vera novità di quest’anno rispetto alle due passate edizioni sono le parole e l’atteggiamento che il vertice militare della NATO riserva alla Cina.
Dalla narrativa verbale e facciale dell’Ammiraglio infatti si evince che la “nuova” preoccupazione per la NATO non è tanto che la Russia si stia potenziando e investendo in Artico, ampliamente prevedibile già in passato, ma che in questo processo militare vi sia coinvolta anche la Cina, risaputo grattacapo nonché principale competitor degli Stati Uniti, capofila dell’Alleanza, con la più alta percentuale di spesa pubblica destinata alla difesa tra gli Stati membri NATO.
La prova di questa sinergia, come affermato da Bauer, è il graduale innalzamento nel coinvolgimento della Cina nelle esercitazioni militari/civili russe organizzate nella regione. La missione congiunta della Guardia costiera russa-cinese nell’Oceano Artico di settembre, la crescente cooperazione russo-cinese nel settore minerario, energetico e le direttrici sempre più solide e frequenti tra Russia e Cina riguardo l’instaurazione della nuova rotta artica sono tutti segnali di un consolidamento dei rapporti tra queste due superpotenze con profonde conseguenze sulla stabilità della regione.
La NATO però non sta a guardare, puntualizza l’Ammiraglio nella fase centrale del suo speech. La rinnovata pianificazione regionale all’interno dell’Alleanza, decisa al termine del Summit di Vilnius nel 2023 e cristallizzata a Washington lo scorso luglio, ha un chiaro focus sull’Artico europeo. L’esercitazione Nordic Response avvenuta nel marzo 2024, Steadfast defender 2024, la più grande esercitazione dai tempi della guerra fredda sono stati importanti test per l’Alleanza nella regione.
Dalle parole di Bauer quindi si può concludere che l’Artico è ormai diventato un punto fermo e dossier al vertice dell’agenda della NATO. Il titolo che ho scelto per questo articolo mira a mettere in luce il dualismo caratterizzante, a mio parere, del discorso dell’Ammiraglio Bauer.
Dualismo, in primis, tra NATO e Artico europeo come se uno richiamasse l’altro, un legame a doppio filo, di dipendenza reciproca. Con la NATO di fatto quale principale appiglio per gli Stati artici per mantenere l’area stabile e sicura. L’Artico europeo che ha permesso alla NATO di tornare ad essere centrale nelle relazioni internazionali, allargandosi ulteriormente accogliendo nella sua membership, come Finlandia e Svezia. Già divenuti due stati chiave per l’Alleanza per l’altissimo expertise tecnologico dei loro eserciti in termini di readiness e la capacità di combattere in teatri impervi ed estremi. Ma anche per la loro collocazione geografica, assicurando il Mar Baltico da un punto di vista marittimo, ma soprattutto terrestre, con la prossimità della Russia e delle sue infrastrutture critiche.
Ma dualismo anche emozionale nel descrivere prima, con preoccupazione gli ultimi sviluppi della cooperazione tra Russia e Cina in questo quadrante geografico e con soddisfazione, fierezza e sicurezza, in un secondo tempo, i passi rilevanti e storici fatti dall’Alleanza in High North.
NATO e Artico europeo: due facce differenti ma complementari, in un ordine internazionale in profondo riassestamento.
Marco Dordoni
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