Dalle coste dell’Alaska alla “casa” di Babbo Natale in Finlandia, un giro turistico alle più alte latitudini per scoprire come si festeggia il Natale nell’Artico!
Le tradizioni sono sempre tutte uguali. O almeno così pensiamo. Ma le differenze regionali – in termini di cucina e socialità – possono essere davvero ampie. Il Natale così come lo intendiamo noi ha certamente molti riscontri nella cultura del Nord Europa, ma viene vissuto in maniera molto diversa altrove.
Partiamo dalla Finlandia. Qui Rovaniemi diventa capitale per i giorni di Festa. Nella città finlandese, il Circolo Polare Artico attraversa il Villaggio di Babbo Natale – situato a otto chilometri a Nord del centro città. Questo fiabesco luna park (per ogni età) è ormai una delle mete turistiche d’eccezione per tutta la regione, e ogni anno coinvolge migliaia di persone che giungono qui da ogni parte del mondo.
Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, anche quest’anno il Villaggio è vissuto e visitato dai turisti – anche se certamente in maniera più discreta. Ma il tradizionale Natale finlandese è anche ben altro.
La mattina di Natale finlandese inizia con il porridge di riso condito con la cannella, e chi trova una mandorla nascosta nella sua porzione di porridge può esprimere un desiderio natalizio. Le famiglie finlandesi si solitamente la giornata giocando la la neve, facendo sport invernali o costruendo pupazzi. Nel frattempo si scalda il Glögg, un vin brulé caldo speziato servito con dolci natalizi, pane allo zenzero e pasticcini.
La tradizione vuole che le famiglie portino candele nei cimiteri, per onorare i defunti e l’eterno legame fra i membri delle famiglie. Ma non solo: perché a Natale è bene anche rispettare la tradizione della sauna natalizia, per purificare il corpo e la mente.
In Russia il Natale ha gusti e tempi diversi, a loro volta variati a seconda delle immense differenze geografiche interne. I regali ai bambini arrivano a Capodanno, per mano di “Nonno Gelo”, il Babbo Natale russo! Alla vigilia di Capodanno, vuole la tradizione popolare, vengono distribuite caramelle e dolci, mentre si cantano canzoni e si recitano poesie.
Nella tradizione ortodossa non si mangia o si beve nulla la vigilia di Natale, finché la prima stella non appaia nel cielo. Questo simbolo riprende chiaramente la stella cometa della novella cristiana, e dà il via a un pranzo quaresimale detto “la Santa Cena”. La tovaglia bianca simboleggia le fasce di Cristo, e il fieno in tavola ricorda la povertà e l’umiltà della capanna nativa.
Un alto cero viene acceso al centro della tavola, e una pagnotta di “pagach” le viene posta a fianco – il “Pane della vita”. Durante il periodo sovietico il Natale ha chiaramente subito diverse “modifiche” a livello di richiamo tradizionale, che però riemerge oggi soprattutto nelle zone più rurali. Il Natale russo si celebra il 7 gennaio, dal momento che la Chiesa Ortodossa utilizza l’antico calendario giuliano per i giorni delle celebrazioni religiose.
Fra i vari dolci e piatti tipici, da segnalare la “kutia“, un porridge di grano o riso servito con miele, semi di papavero, frutta (soprattutto bacche e frutta secca come l’uvetta), noci tritate o talvolta anche gelatine di frutta. La kutia viene mangiata anche da una ciotola comune, per simboleggiare maggiormente l’unità familiare.
Se il periodo natalizio porta con sé molte particolarità culturali, questo è meno evidente negli Stati Uniti, con cui condividiamo colori e suoni del Natale – seppur con alcune peculiarità. Tuttavia, in Alaska è possibile assistere alla consueta gara di sculture di ghiaccio “Christmas in Ice“, che attira artisti da tutto il mondo.
Ma a Fairbanks pare che Babbo Natale abbia costruito una… seconda casa! Qui è possibile:
Take a photo with Santa in his sleigh or in front of the 43-foot wooden Santa statue. Parents can coordinate for their children that are on the nice list to receive personalized letters from Santa or purchase a deed to one square inch of North Pole property to give kids a “toehold in the Far North.” Located next to the main house, the Antler Academy is where Santa’s reindeer team lives.
Come si celebra il Natale nella più grande isola del mondo? Il periodo è particolarmente sentito nell’area, e in Groenlandia si festeggia con l’accensione di molte candele e l’abbondanza di stelle di Natale che vengono posizionate davanti alle finestre di casa. Nelle settimane che precedono il 25 Dicembre vengono addobbate le strade e vengono accese le candele anche sugli alberi – durante la prima domenica di Avvento, soprattutto.
La tradizione vuole che siano i bambini i protagonisti della festa. Sono loro a cantare nelle città la vigilia di Natale, venendo poi ricompensati da dolci e regali dai cittadini. Immaginiamoci anche la particolare visione di questo momento sotto alla straordinaria aurora boreale!
Il 13 Dicembre viene invece organizzata la sfilata dedicata a Santa Lucia, quando i bambini indossano ghirlande in testa e portano candele accese in giro per le comunità. Le popolazioni nordiche – al contrario degli stereotipi – sono tendenzialmente molto affabili e affettuose. E proprio in questi momenti si creano ancor più tipici “kaffemik“, ovvero feste che durano spesso tutto il giorno, ma rigorosamente in casa. Vengono tirate fuori le migliori tovaglie, il “servizio buono”, e si sta in compagnia con amici e parenti. E quale momento migliore se non Natale?
Paese che vai, passione che trovi. Eppure anche l’Islanda è una grande amante della tradizione natalizia. La maggior parte degli islandesi inizia a festeggiare il primo giorno d’Avvento, quattro domeniche prima del 25 Dicembre. I festeggiamenti riguardano tutte le giornate che precedono la data, per cui è facile imbattersi in uno dei tanti concerti e degli eventi legati al Natale anche nei giorni antecedenti.
A Reykjavík è facile imbattersi in buffet e assaggi del cibo tradizionale. Ovvero: salmone, agnello affumicato, aringa, tacchino, oca, pernice e carne di renna! Quest’anno, chiaramente, le cose sono ben diverse. Ma si spera che entro il 2021 tornino i festeggiamenti usuali. In Islanda il Natale si celebra prevalentemente il 24 Dicembre, il che rende il 23 la locale “Vigilia”. Questo giorno prende il nome di Þorláksmessa. Una giornata di solito molto trafficata per le strade della capitale, dove tutti sono alla ricerca dell’ultimo regalo e di una birra da bere in compagnia. Ma cosa si mangia a Natale?
Come possiamo vedere nel video, il piatto tradizionale è lo “Skate”. No, niente di sportivo. Stiamo parlando di un pesce, una piccola razza che vive solitamente sul fondo dell’oceano. Il suo odore pungente caratterizza le cene tradizionali di Natale, per cui di solito si predilige il vestirsi “male” per la cena, pronti a cambiarsi prima di uscire di casa per celebrare il 24 Dicembre: Aðfangadagur. L’Islanda è celebre anche per la grande passione letteraria dei suoi abitanti. La notte di Natale, infatti, è usuale scambiarsi libri come regali. Ma in Islanda la tradizione è così connaturata alla cultura locale da avere un nome a sé: Jólabókaflóðið.
Terminiamo il nostro giro panoramico natalizio sulle coste settentrionali della Norvegia. Approdiamo distanti da Oslo, per evitare di cadere nelle solite celebrazioni da capitale. Come si festeggia il Natale della tradizione, qui nelle gelide regioni del Nord? La cena della vigilia di Natale è il pasto principale della festività, solitamente servito tra le 17:00 e le 20:00. Le tradizioni alimentari variano a seconda della geografia della Norvegia, sebbene le tradizioni si stiano diffondendo in tutto il Paese.
Nelle parti orientali e centrali della Norvegia normalmente si mangiano costolette di maiale croccanti (chiamate ribbe in norvegese) come piatto principale, mentre sulle coste occidentali si preferiscono costolette di montone essiccate (chiamate pinnekjott), con patate e purè di cavolo rapa. A Nord c’è anche chi predilige il merluzzo artico, vero piatto tradizionale regionale.
Il termine jul è comune in tutta la Scandinavia, e si riferisce a un periodo di tempo che dura in totale diverse settimane. Detto questo, la maggior parte delle persone usa “jul” per riferirsi alla settimana che va dalla vigilia di Natale alla vigilia di Capodanno. E sebbene la figura di Babbo Natale sia ampiamente accettata e riconosciuta, si fa anche riferimento a “Julenisse“, la figura tradizionale del folclore norvegese. Basso, con una lunga barba bianca e un cappello rosso.
Anche Julenisse porta i regali, e premia i bambini più buoni. Insomma, l’unica reale differenza è la stazza e la statura! Ogni organizzazione sociale – che sia un’azienda o una scuola – crea il proprio Julebord, la festa di Natale. Se vi trovate in Norvegia per un periodo di lavoro o di studio, preparatevi a partecipare a molte cene di festeggiamento! Attenzione però al vestiario. La Norvegia è un Paese piuttosto informale, circa l’abbigliamento da lavoro. Ma in queste occasioni si sfoggia quanto di meglio si ha nell’armadio, per cui niente felpe e jeans.
Ora siamo pronti, godiamoci il Natale in tutte le sue forme, i suoi gusti e le sue lingue. Buon Natale!
Leonardo Parigi
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