Il Museo dell’Artico e dell’Antartico russo è uno dei più antichi musei dedicati alle regioni polari. Fondato negli anni Trenta in una ex chiesa ortodossa, offre ricche esposizioni su Artico e Antartide. Dal nostro inviato a San Pietroburgo.
Il museo dei poli
A due passi dalla Nevskij prospekt, il centralissimo viale di San Pietroburgo, e dalla Moskovskij vokzal, la principale stazione ferroviaria della città, si trova il Museo Artico e Antartico russo. Si tratta di uno dei più antichi e rilevanti musei al mondo dedicati all’esplorazione delle regioni polari. Fondato negli anni Trenta, il museo è situato, come spesso accade in Russia, in quella che fu una chiesa ortodossa.
Il punto forte del museo è già chiaro dal nome: raccoglie infatti in un unico spazio, su due piani separati, esposizioni dedicate all’Artico al piano terra e all’Antartide al primo piano. È raro trovare un museo che copra entrambe le regioni polari, fatto che gli conferisce una certa autorevolezza. La sezione artica è più ampia, per ovvie ragioni legate alla posizione geografica e alla storia della Russia, ma il museo offre una visione approfondita di entrambe le aree.
Il museo fu fondato, in pieno periodo stalinista, con l’intento di celebrare il patrimonio storico e scientifico della Russia nelle regioni polari, in particolare per quanto riguarda le sue spedizioni nell’Artico e le missioni scientifiche in Antartide. La Russia (e l’Unione Sovietica) ha infatti avuto un ruolo pionieristico nello studio delle terre remote e il museo testimonia questo lungo impegno attraverso una ricca collezione di reperti storici, materiali scientifici e testimonianze delle spedizioni.
La sezione artica
Come dicevamo, l’intero piano terra, che ospita la sezione principale del museo, è dedicato all’esplorazione dell’Artico russo. L’esposizione si divide in tre sezioni: l’ambiente artico, la scoperta e la storia dell’esplorazione della Rotta Marittima del Nord e l’economia e la cultura delle regioni settentrionali della Russia.
Il museo, quindi, non si limita a narrare la storia delle esplorazioni, priorità, per esempio, del Museo Fram di Oslo. Una sezione considerevole è infatti dedicata anche alla vita quotidiana degli abitanti indigeni dell’Artico, quali i Nenezi, i Čukči o gli Evenki, che da secoli abitano queste terre. Nelle altre sezioni del museo, i visitatori vengono accompagnati alla scoperta dell’ambiente e del clima artico da animali impagliati come orsi polari e volpi bianche e di particolare interesse sono i cimeli delle navi che hanno segnato la storia delle esplorazioni polari russe.
Nonostante l’edificio non funzioni più come chiesa ormai da oltre un secolo, i curatori a suo tempo vollero mantenere un’atmosfera quasi di sacralità, evidente negli affreschi tematici, tra cui uno che raffigura Lenin mentre discute con accademici sovietici proprio dello sviluppo dell’Artico.
La sezione antartica
Un’altra parte rilevante del museo è quindi quella dedicata all’Antartide, il primo piano del museo, sovrastato da una grande cupola. La Russia ha avuto un ruolo significativo anche in questo contesto, e il museo espone una serie di reperti legati alle spedizioni sovietiche in Antartide, tra cui modelli di stazioni scientifiche, strumenti utilizzati per lo studio del clima e delle condizioni ambientali e fotografie delle spedizioni.
Attualmente, in Antartide operano cinque stazioni russe permanenti. A queste è dedicata una sezione della mostra, che si concentra anche sul Trattato Antartico del 1959, che garantiva la libertà di ricerca scientifica per tutti i dodici Paesi firmatari e li impegnava a utilizzare le terre a sud del 60° parallelo per scopi esclusivamente pacifici.
Il Museo statale dell’Artico e dell’Antartico è la più importante istituzione di questo tipo in tutta la Federazione Russa e, nel corso della sua lunga storia, ha accolto oltre sei milioni di visitatori anche grazie alle sue esposizioni ed eventi culturali organizzati in tutto il Paese. Durante la Seconda guerra mondiale, per proteggere la collezione museale dai bombardamenti su Leningrado, tutti i suoi 75mila pezzi furono trasferiti a Krasnoyarsk, per poi essere riportati a Leningrado dopo la fine della guerra. Dal 1936, il museo continua ad accogliere visitatori interessati a scoprire e immergersi nella storia e nell’ambiente polare russo, alla modica cifra di 350 rubli.
Tommaso Bontempi