Dai ghiacci della Groenlandia emergono i resti fossilizzati di una nuova specie animale, battezzata dai ricercatori la “Bestia del terrore”.
La vita sulla Terra si è sviluppata a partire da circa tre miliardi e mezzo di anni fa. Minuscoli organismi unicellulari hanno dominato il nostro pianeta per molto tempo, gettando, con inimmaginabile lentezza, le basi per lo sviluppo della vita così come noi oggi la conosciamo.
Non si è certi né di come né di quando, ma in un preciso punto del tempo gli organismi pluricellulari hanno fatto il loro ingresso nel grande gioco dell’evoluzione, iniziando a popolare i vasti oceani primordiali.
La ricerca svolta sul campo nel Sirius Passet, un ricchissimo giacimento fossilifero situato nell’estremo Nord della Groenlandia – raggiungibile solo per brevi periodi dell’anno – ha permesso ai ricercatori del KOPRI (l’Istituto sudcoreano di ricerca polare) di portare alla luce una nuova specie animale.
Dal curioso nome di Timorebestia Koprii (l’origine latina del nome scientifico permette a noi italiani di intuirne immediatamente il significato di “Bestia del terrore”), la creatura in questione era un verme marino gigante carnivoro esistito tra i 600 e i 500 milioni di anni fa. Dobbiamo immaginare un verme piatto dalle lunghe antenne che raggiungeva la considerevole lunghezza complessiva di quasi… 30 centimetri!
Secondo gli autori dello studio in questione, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science Advances, il Timorebestia costituiva uno tra i principali macro-predatori marini dell’epoca grazie, soprattutto, al suo complesso apparato natatorio. Il suo corpo era infatti equipaggiato di grandi pinne caudali e laterali, che gli garantivano una eccezionale agilità.
Pare che la “Bestia del terrore” si trovasse addirittura ai vertici della catena alimentare dei mari del Cambriano. Questo ci consentirebbe di paragonarne il ruolo a quello che oggi ricoprono, tra gli altri, i grandi squali bianchi.
Nell’apparato digerente di alcuni dei Timorebestia fossilizzati sono infatti stati trovati resti di artropodi, sgranocchiati e divorati senza pietà dai vermi giganti per mezzo delle loro portentose mascelle. Gli artropodi, comparsi anch’essi nel corso del Cambriano e ancora oggi estremamente affermati (crostacei e insetti, per esempio, sono parte di questa categoria), si sarebbero diffusi in massa solo successivamente, ma sarebbe giusto considerarli predatori già piuttosto rilevanti per l’epoca.
Il sito nel quale sono state rinvenute diverse decine di corpi fossilizzati dei nostri vermi giganti sarà, secondo i ricercatori, fonte di altre straordinarie scoperte. Le particolari condizioni di questa remotissima località artica hanno permesso, nel corso degli eoni, la formazione di un enorme quantitativo di fossili di elevata qualità.
Questi, ancora oggi, permettono di rivelare preziosi dettagli sulle parti molli, quali il sistema nervoso, l’apparato muscolare e, come nel caso del Timorebestia, quello digerente, di organismi estinti da milioni di anni.
I ricercatori pianificano di fare ritorno al Sirius Passet con l’obiettivo di approfondire la conoscenza del passato di questo formidabile mostro marino, svelando il successo del dominatore delle acque primordiali.
Tommaso Bontempi
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